In visita ufficiale tra gli stati dei Balcani Occidentali, l’alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ha toccato, tra l’altro, alcune “capitali” della ex Jugoslavia: Podgorica, in Montenegro, lo scorso 2 Marzo, quindi, tra il 2 e il 3 Marzo, Skopje, in Macedonia, e Belgrado, in Serbia, dove ha tenuto un discorso alla Narodna Skupština, il Parlamento di Serbia, punteggiato anche da una contestazione di alcuni deputati, soprattutto del Partito Radicale Serbo (SRS), al ritmo di «Serbia, Russia – Non ci serve l’Unione (Europea)», (qui) quindi in Kosovo, a Prishtina e a Mitrovica, per concludere l’itinerario, infine, a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina.
Il 4 Marzo il tour istituzionale è stato scandito dall’intervento a Mitrovica, la città divisa, schematizzando, tra un Sud albanese e un Nord serbo, nel Kosovo ancora segnato dalle eredità della guerra e del conflitto e dalle difficoltà della situazione economica e sociale, sul cui Ponte, in corso di risistemazione e prossimo alla “riapertura”, Mogherini ha tenuto un discorso significativo per la ricapitolazione che vi ha effettuato dei termini del dialogo, teso alla “normalizzazione delle relazioni”, mediato, tra Belgrado e Prishtina, dalla stessa UE.
Parlando (qui) degli incontri avuti con esponenti delle organizzazioni della società civile, sia albanesi kosovare sia dei Serbi del Kosovo, ha riferito come il dialogo che queste ultime stanno conducendo, a livello di base e all’interno della società kosovara, possa essere importante tanto quanto quello che l’Unione Europea sta facilitando, a livello istituzionale, tra le controparti di Belgrado e di Prishtina, a Bruxelles.
Il dialogo, come la pace, non è mai un esercizio semplice, ma sempre impegnativo: facendo riferimento ai lavori di risistemazione del Ponte Centrale di Mitrovica, sostenuti e finanziati dall’UE e, a loro volta, frutto del dialogo, mediato a Bruxelles, tra i “decision makers” di Belgrado e di Prishtina, ha quindi espresso l’auspicio che il Ponte non sia più simbolo della divisione, bensì simbolo del dialogo tra le comunità.
Il Ponte stesso, che è in procinto di essere riaperto (qui), essendo i lavori giunti nella loro fase conclusiva, accompagnerà dunque la riapertura del transito al passaggio pedonale e la risistemazione urbanistica della zona adiacente a Nord, che sarà pedonalizzata e interdetta al traffico dei veicoli a motore. Non ha mancato di ricordare (qui) come la parola chiave, in Kosovo, e, in particolare, a Mitrovica, sia «riconciliazione»: riconciliazione tra le comunità, quindi pace, e, in definitiva, benessere per tutti i kosovari.
Dialogo, cooperazione e pace sono sforzi difficili, ma, come è stato ricordato, possibili e questo è un messaggio significativo che può essere esteso, da un punto peraltro così difficile e così simbolico, come il Ponte Centrale della città divisa di Mitrovica, dal Kosovo al mondo intero. È stato quindi espresso, infine, il convincimento nella consapevolezza, ormai matura, in Kosovo, che i ponti sono fatti per unire, le difficoltà possono essere superate, la vita e la condizione delle persone possano cambiare in meglio.