Scriviamo in veste di sensibili cittadini del mondo, dall’Italia e da altri paesi, per chiedere che Intesa SanPaolo ritiri i suoi investimenti dall’oleodotto Dakota Access (DAPL), un riprovevole progetto che non solo vìola la sovranità e i diritti umani della Tribù Sioux Standing Rock, ma mette anche a repentaglio l’ambiente naturale dal quale essa dipende. Per lungo tempo i Nativi Americani sono stati spogliati dei loro diritti e delle loro terre dagli Stati Uniti e dai loro abitanti; ci auguriamo che Intesa SanPaolo non voglia trarre profitto da un progetto che porterebbe avanti questo vergognoso retaggio.
Il continuo supporto della banca al DAPL vìola i principi sulla sostenibilità della banca stessa e la sua adesione all’UN Global Compact e agli Equator Principles. Secondo un comunicato stampa datato 23 dicembre 2016 la banca riserva: “[…] la massima attenzione alle problematiche sociali e ambientali legate al finanziamento del DAPL – in particolare al rispetto dei diritti umani […]”. La continua partecipazione di Intesa SanPaolo a questo progetto rivela però una realtà profondamente in contrasto con i princìpi sopra citati.
Il DAPL trasporterebbe 570.000 barili di greggio al giorno attraverso il Fiume Missouri, a poco più di un chilometro di distanza dai territori della tribù Sioux Standing Rock. La costruzione dell’oleodotto ha già violato i siti storici e i luoghi sacri dei Sioux e lo stesso oleodotto metterebbe a rischio di contaminazione le riserve di acqua potabile indispensabili per circa 18 mila persone. Originariamente, l’oleodotto avrebbe dovuto attraversare Bismarck, una comunità prevalentemente bianca, ma a causa dei timori per la contaminazione dell’acqua potabile il suo percorso è stato deviato, facendolo passare a poca distanza dal territorio Sioux. Si tratta di un razzismo territoriale palese e svergognato, che costituisce l’ennesimo episodio di una lunga storia di violazione dei diritti dei Nativi Americani.
Migliaia di indigeni e di loro alleati si sono radunati nei campi di Oceti Sakowin e Sacred Stone per fermare la costruzione dell’oleodotto. Nonostante la loro protesta sia stata pacifica, hanno subito violenze da parte di agenti armati che hanno aizzato i cani contro dimostranti pacifici, li hanno rinchiusi in gabbie per cani, hanno usato lacrimogeni e proiettili di gomma e praticato perquisizioni violente e invasive per intimidirli e umiliarli. Secondo il quotidiano britannico The Guardian il 21 novembre 2016 oltre 300 manifestanti sono rimasti feriti per l’uso di idranti a temperature gelide da parte degli agenti di polizia. Sia le Nazioni Unite che Amnesty International hanno condannato le continue violazioni dei diritti umani perpetrate a Standing Rock.
Date le ingiustizie subite dagli indigeni di Standing Rock è oggi imperativo che Intesa SanPaolo sia all’altezza dell’impegno preso e dimostri spirito di iniziativa nella difesa della giustizia sociale.
Il 21 marzo 2017 il gruppo bancario e assicurativo olandese ING ha annunciato di aver venduto il prestito di 2.5 miliardi di dollari che avrebbe finanziato il progetto dell’oleodotto Dakota Access. Il Fondo Pensione norvegese KLP ha venduto le azioni delle compagnie dell’oleodotto, per un valore complessivo di 58 milioni di dollari. Molte città americane hanno ritirato i loro investimenti, che ammontano complessivamente a 5 miliardi di dollari, dalle compagnie coinvolte nella realizzazione dell’oleodotto. Vi chiediamo di seguire questi esempi e di ritirare il vostro investimento da un progetto che calpesta i diritti di sovranità nazionale e minaccia l’ambiente.
Chiediamo a Intesa SanPaolo di dimostrarsi all’altezza degli impegni presi nei confronti dell’ambiente e dei diritti umani pubblicando un comunicato che denunci le violazioni dei diritti umani che si sono verificate a Standing Rock e ritirando gli investimenti nell’oleodotto.
Firmatari:
Women’s March Milano
American Expats for Positive Change (Roma e Londra)
Resistance Events Italy
Italian Climate Network (Roma)
US Citizens for Peace & Justice (Roma)
Indivisible Tuscany (Firenze)
Democrats Abroad Italy
Solidarity for Humanity (Svizzera)
Women’s March Barcelona
Madrid Resistance
Paris Against Trump
PAGE Paris
Wasser Ist Leben (Berlino)
The Coalition Berlin
PAGE group (Niger Chapter)
PAGE (Progessive Action, Global Exchange) International
Progressive Americans Action League (Oslo)