La Procura di Roma insiste nel cercare la verità, quella vera e non di comodo, sulla tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Esprime scontentezza per la collaborazione delle autorità giudiziarie egiziane e invia nuove rogatorie. Mostra di puntare sull’Agenzia per la sicurezza nazionale, che Amnesty International ha più volte indicato come il soggetto – dipendente dal Ministero dell’Interno del Cairo – al centro di quel sistema di sparizioni e torture che agisce con sempre maggiore frequenza in Egitto.
La posizione assunta dalla Procura di Roma, coerente con la determinazione con cui dall’inizio conduce le indagini, prende in contropiede tutti coloro che, per stanchezza e necessità politica, premono per accontentarsi di ciò che finora è arrivato dal Cairo (ossia, mesi di depistaggi e una vaga ammissione di responsabilità per alcuni agenti di polizia, peraltro senza alcuna catena di comando) e soprattutto coloro che, per opportunismo e interessi economici – usando con cinismo e senza vergogna il nome di Giulio – stanno premendo perché l’ambasciatore italiano torni in Egitto. Forse è il caso di ripensarci…