In data 1° marzo 2017 il Consiglio degli Studenti dell’Università degli Studi di Torino si è detto favorevole in netta maggioranza a una mozione (di seguito il testo) che sostiene il boicottaggio accademico d’Israele, chiedendo la revoca degli accordi tra UniTo e il Technion di Haifa.
Per la prima volta un organo accademico italiano appoggia a maggioranza, in una delle più grandi università italiane, il movimento BDS e il boicottaggio come mezzo di lotta non violento per porre fine alle costanti violazioni del diritto internazionale da parte dello Stato di Israele.
La decisione del Consiglio degli Studenti rientra in una campagna studentesca lanciata a livello nazionale nel 2016 da diverse università italiane in risposta all’appello di docenti e ricercatori/trici. Ad oggi, oltre 350 firmatarie e firmatari chiedono la fine delle collaborazioni tra le università italiane e il Technion, istituto ritenuto coinvolto nel complesso militare-industriale israeliano. Si tratta di una netta presa di posizione a un livello accademico importante, che chiede la fine delle collaborazioni con le istituzioni israeliane che contribuiscono o che traggono benefici dalle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e dai loro rapporti e dalle loro complicità con le forze armate israeliane.
Studenti contro il Technion
Testo della mozione
Torino, 1 marzo 2017.
A seguito dell’audizione di un rappresentante dell’organizzazione studentesca Progetto Palestina in data 20 gennaio 2017, intervenuto presso questa assemblea, il Consiglio degli Studenti dell’Università degli Studi di Torino
PRENDE ATTO E RENDE NOTO AGLI STUDENTI E ALL’INTERA COMUNITÀ ACCADEMICA
Che Progetto Palestina è un’organizzazione di studenti dell’Università degli Studi di Torino attiva da diversi anni nel campo della sensibilizzazione dei propri compagni di studi, dei docenti e di tutti i membri della comunità accademica e dell’azione in relazione alla campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), e che dalla sua nascita ha più volte visti i propri spazi di azione all’interno delle sedi di UniTo limitati da parte dell’amministrazione a diversi livelli, nonostante il carattere democratico e aperto al confronto politico;
Che dal 2005 oltre 170 organizzazioni rappresentanti la società civile palestinese hanno indetto una campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) contro lo Stato di Israele come mezzo di lotta non violenta per porre fine alle costanti violazioni del diritto internazionale da parte dello Stato di Israele stesso;
Che Amnesty International ha accusato lo Stato di Israele di avere deliberatamente colpito obiettivi civili (intesi come persone e infrastrutture) e di essersi reso responsabile di crimini di guerra durante l’attacco condotto nell’estate 2014 contro Gaza, che ha portato all’uccisione di oltre 2000 civili tra i quali almeno 500 bambini;
Che lo Stato di Israele continua ad imporre un blocco totale, navale, terrestre e aereo sulla Striscia di Gaza, e che attua una sistematica riduzione del diritto alla mobilità e all’accesso a beni primari dei palestinesi. Un rapporto delle Nazioni Unite sostiene che Gaza potrebbe diventare “inabitabile” dal 2020 se l’embargo persisterà;
Che nel 2004 la Corte di Giustizia Internazionale ha giudicato la costruzione da parte di Israele di un muro di separazione e le colonie nella Cisgiordania occupata come illegali;
Che un rapporto del 2009 stilato dal Consiglio di Ricerca per le scienze umane del Sudafrica ha descritto le politiche di sistematica discriminazione e deportazione a danno dei palestinesi come pratiche di apartheid, colonialismo e pulizia etnica, con riferimento alla legislazione internazionale;
Che nel 2014 Richard Falk, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi, ha dichiarato come le politiche di Israele rispondano a “inaccettabili logiche di colonialismo, apartheid e pulizia etnica”;
Che nel dicembre 2016, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU con la risoluzione 2334 ha riaffermato che la costruzione di colonie da parte di Israele nei territori occupati della Cisgiordania e a Gerusalemme Est non hanno alcuna validità legale e costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale;
Che più di 50 leggi attualmente in vigore in Israele hanno il solo scopo di discriminare il 20% della sua popolazione, composta da oltre un milione e mezzo di cittadini di origine palestinese. Lo stesso Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha criticato l’istituzionalizzazione da parte di Israele di pratiche discriminatorie [1];
Che a più di 6 milioni di rifugiati palestinesi viene negato il diritto di ritornare alle proprie abitazioni nonostante la risoluzione 194 delle Nazioni Unite lo prescriva;
Che il sistema di occupazione, colonialismo e apartheid compromette gravemente il diritto degli studenti palestinesi ad accedere al sistema educativo;
Che le organizzazioni palestinesi riconoscono come determinante per il mantenimento da parte di Israele di questa condizione di occupazione, colonialismo e apartheid l’attivo supporto dei governi e la complicità dei gruppi d’affari e di numerose istituzioni a livello globale;
Che le Università israeliane sono impegnate nel giustificare praticamente l’apparato coinvolto nella colonizzazione della Palestina [2], nel normalizzare la pulizia etnica [3] della popolazione palestinese e nel fornire una giustificazione morale per le uccisioni extra-giudiziarie[4]. (originale: Israeli universities engage in justifying the ongoing colonization of Palestinian land, rationalizing gradual ethnic cleansing of indigenous Palestinians, providing moral justification for extra-judicial killings);
Che le università israeliane sono coinvolte nello sviluppo di sistemi d’arma e dottrine militari [5] utilizzate da Israele in operazioni belliche ai danni della popolazione di Gaza e del Libano, giudicate da una commissione dell’Onu come “crimini di guerra e contro l’umanità”[6];
Che le università israeliane discriminano sistematicamente gli studenti “non ebrei”, e commettono numerose altre violazioni implicite ed esplicite dei diritti umani e del diritto internazionale;
Che il Technion, Israel Institute of Technology è un’università pubblica di Haifa, che vanta “legami eccezionalmente stretti” con il Ministero della Difesa israeliano e con militari, nonché produce le migliori armi del paese [7];
Che il Technion ha una partnership con la Elbit Systems, uno dei maggiori produttori di armi private di Israele. Elbit ha prodotto i droni che Israele ha usato nei suoi crimini contro i civili in Libano nel 2006 e a Gaza nel 2008-09. Questa partnership ha svolto un ruolo di primo piano non solo nella costruzione e nella sorveglianza del muro dell’apartheid in Palestina, ma anche lungo il confine Stati Uniti-Messico, attraverso la sua controllata Kollsman;
Che il Technion forma i suoi studenti di ingegneria abituandoli a lavorare con aziende che si occupano “direttamente dello sviluppo di armi complesse nel processo di ricerca delle loro tesi di laurea”.8 (Yacobi Keller 2009);
Che il Technion ha sviluppato una funzione di controllo remoto sul bulldozer della Caterpillar ‘D9’ utilizzato dall’esercito israeliano per demolire illegalmente le case palestinesi;
Che il Technion ha profonde relazioni con la Rafael Advanced Systems Defense (RADS), uno dei maggiori produttori di armi sponsorizzato dal governo di Israele. La RADS è famosa per il suo “sistema avanzato ibrido di protezione dell’armatura” utilizzato dai carri armati israeliani Merkava. L’istituto ha sviluppato un “programma MBA su misura per i manager Rafael”, che rafforza ulteriormente il suo rapporto tra il mondo accademico e il complesso militare-industriale di Israele. (Structures of Oppression: Why McGill and Concordia Universities Must Sever their Links with the Technion-Israel Institute of Technology,”; http://www.tadamon.ca/wp-content/uploads/Technion-English.pdf );
Che il Technion premia i suoi studenti che svolgono il servizio militare obbligatorio e che ha concesso ai riservisti dell’esercito israeliano che hanno partecipato al massacro di Gaza nel 2008- 2009 “benefici accademici in aggiunta ai consueti vantaggi per riservisti”. (Uri Yacobi Keller, 2009);
Che attraverso programmi di cooperazione di ricerca con aziende di armi israeliane, come la Elbit e la Rafael, il Technion partecipa alla creazione e allo sviluppo di programmi e tecnologie finanziate dall’esercito israeliano e da produttori di armi;
Che nel 2016 più di 340 accademici italiani hanno aderito alla “campagna italiana per la revoca degli accordi con il Technion e a sostegno della campagna palestinese per il boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane”
Che l’Università di Torino coopera con il Technion di Haifa;
A tal proposito il Consiglio degli Studenti afferma
Che ai palestinesi debbono essere riconosciuti i loro diritti fondamentali, e che alle continue violazioni da parte di Israele della legislazione internazionale e dei diritti umani è di conseguenza doveroso opporsi, come il movimento per il BDS ha fatto e continua a fare a tutt’oggi;
Il Consiglio degli Studenti riconosce inoltre
Che il movimento per il BDS si sta dimostrando, nonostante le intimidazioni e le minacce da parte di esponenti di spicco dell’amministrazione israeliana, capace di convincere le università e altri gruppi privati a non rendersi ulteriormente complici con i crimini perpetrati dallo Stato di Israele;
Che in quest’ottica l’Università degli Studi di Torino dovrebbe impegnarsi a recedere dagli accordi attualmente in vigore con il Technion di Haifa e a non impegnarsi più in futuro a stringere accordi con alcuna istituzione che contribuisca o tragga beneficio, dalle violazioni della legislazione internazionale da parte israeliana e dai suoi legami con le forze armate.
Tutto ciò visto e considerato, il Consiglio degli Studenti delibera
1) Di far suo il testo della mozione elaborata dalla Students’ Union dell’Università di Manchester, alla quale questa mozione direttamente si ispira nelle premesse;
2) Di sostenere la campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) e di rendere nota tale decisione agli studenti attraverso una e-mail da inviarsi per tramite della Direzione Didattica e Servizi agli Studenti, e da pubblicare sul portale d’Ateneo;
3) Di chiedere a tutte le organizzazioni studentesche, di rappresentanza e non, di supportare pubblicamente la campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS);
4) Di chiedere all’Università degli Studi di Torino di prendere pubblicamente posizione contro le violazioni per parte israeliana della legislazione internazionale e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani;
5) Di appoggiare la campagna Studenti Contro il Technion e di chiedere a tutti gli studenti iscritti all’Università di Torino di sostenere suddetta campagna firmando l’appello per la revoca degli accordi;
6) Di chiedere all’Università di Torino di interrompere ogni legame con il Technion e impegnarsi a non firmare nuovi accordi con le università israeliane, a causa del loro ruolo nel supporto e mantenimento del regime israeliano di occupazione, apartheid e colonialismo, fino a quando Israele cesserà le violazioni dei diritti dei palestinesi e rispetterà il diritto internazionale;
7) Di chiedere all’Università degli Studi di Torino, nella persona del Magnifico Rettore Professor Gianmaria Ajani, di recedere dagli accordi attualmente in vigore con il Technion di Haifa entro i tempi stabiliti dall’accordo (entro e non oltre il Senato Accademico dell’11 aprile 2017);
8) Di trasmettere il testo di questa mozione agli organi di governo e agli uffici di supporto affinché l’argomento sia dibattuto entro tempi celeri e rispettosi delle tempistiche necessarie alla rescissione degli accordi con il Technion di Haifa;
9) In aggiunta a questo, considerando l’argomento di interesse dell’intera comunità accademica, il Consiglio degli Studenti nota come ad oggi lo Statuto dell’Università degli Studi di Torino preveda, pur non normandola, la possibilità di convocazione di appositi referendum aperti all’intera comunità accademica. A tal proposito il Consiglio degli Studenti auspica che si proceda quanto prima a normare quello che il Consiglio nota essere un importante strumento di democrazia diretta e di partecipazione alle scelte e alla vita dell’Università degli Studi di Torino.
Note:
1 http://adalah.org/eng/Israeli- Discriminatory-Law-Database
2 https://electronicintifada.net/content/aut-boycott-freedom-vs-academic-freedom/5609
3 http://www.haaretz.com/unacceptable-norms-1.135723
4 https://electronicintifada.net/blogs/rania-khalek/killing-40-civilians-one-go-reasonable-says-israel-army-ethicist
5 http://pacbi.org/pics/file/SOAS-Palestine-Society-Paper-TAU-Military-Complicity-Feb-2009.pdf
6 http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/SpecialSessions/Session9/Pages/FactFindingMission.aspx
7 http://www.technion.ac.il/wp-content/uploads/2014/07/INDUSTRY-GUIDE-TO-TECHNION_L.pdf
8 https://usacbi.files.wordpress.com/2009/11/economy_of_the_occupation_23-24.pdf