Cristiano Casa è Assessore alla sicurezza del Comune di Parma, giunta Pizzarotti. La sicurezza fa pensare spesso, di questi tempi, a vigilantes, controlli polizieschi e cose del genere. A Parma hanno affrontato il tema anche da un altro punto di vista.

 

Assessore come nasce il vostro progetto sulla sicurezza “controllo di vicinato”?

Nasce dall’esigenza di coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio nell’azione di presidio e controllo: dalle Forze dell’Ordine alla Polizia Municipale, dagli istituti di vigilanza privata fino appunto alla cittadinanza. Pensiamo che solo integrando tutte le risorse disponibili è possibile far fronte alle gravi carenze di organico delle Forze dell’Ordine e della Polizia Municipale. Da qui è nato il Patto per una “Città più Sicura” sottoscritto dal Prefetto, dal Sindaco di Parma e dalle Forze dell’Ordine, in cui sono delineate tutte le funzioni attribuite ai vari attori della sicurezza cittadina. Tra queste è presente quindi anche il progetto di Controllo di Vicinato che prevede la partecipazione attiva della cittadinanza.

 

Come nasce l’idea?

Io mi ricordo com’era Parma, così come erano in generale le città italiane qualche decennio fa. Esisteva un tessuto sociale fatto di vicini, di negozi, di legami affettivi. E questo tessuto sociale garantiva sicurezza, forniva un rispetto reciproco e, di conseguenza, un presidio naturale. Ora tutto questo, in generale, non esiste più. Questa rete di relazioni sociali così tipica della tradizione italiana si è un po’ persa. È anche aumentata la litigiosità tra le persone: per un banale incidente senza feriti non si compila più la constatazione amichevole, ma si chiamano i vigili o le Forze dell’Ordine perché non ci si fida più del prossimo. Da questa situazione di distanza tra le persone nasce l’idea del controllo di vicinato che è stato importato dalla tradizione anglosassone proprio dove i rapporti sociali erano più freddi.

 

Qual è l’obiettivo e cosa state facendo in concreto?

L’obiettivo è avvicinare le persone affinché ricomincino ad aiutarsi. Rendere i cittadini protagonisti e consapevoli. Concretamente si formano gruppi di volontari che si occupano di un piccolo territorio: un condominio, una strada, una piazza, una frazione. Hanno minimi sistemi di collegamento tra di loro, un gruppo su whatsapp per esempio. Una volta costituito, un gruppo viene identificato un coordinatore che si metterà in diretto rapporto con la Polizia Municipale e le Forze dell’Ordine e, nella zona di riferimento, il Comune installa la cartellonistica che informa che è attivo il gruppo di controllo. Tramite il coordinatore del gruppo ogni persona segnala comportamenti o situazioni potenzialmente pericolose, mentre in casi di emergenza deve sempre chiamare le Forze dell’Ordine affinché intervengano nell’immediato.

A Parma è nato un gruppo pilota a Roncopascolo, una frazione della periferia della città. In quel quartiere le persone non si conoscevano tra loro e si erano verificati molti furti. Hanno avviato il progetto di controllo di vicinato e le persone hanno iniziato a conoscersi ed è nato quel presidio naturale che prima mancava. Da diversi mesi non si verificano più furti, tra le persone si è creata una bella atmosfera e la frazione è rinata.

Da questo modello e, in applicazione del Patto per una “Città più Sicura”, stiamo girando i quartieri della città insieme ai rappresentanti della Polizia Municipale e delle Forze dell’Ordine illustrando il progetto alla cittadinanza e raccogliendo le adesioni all’attivazione dei gruppi di controlli di vicinato. Da questi incontri stanno già nascendo diversi gruppi.

 

Una città più umana è una città sicura: una buona sintesi del progetto?

Assolutamente sì.  Dobbiamo superare la diffidenza verso il vicino, o verso l’immigrato che diventa automaticamente persona pericolosa. Dobbiamo ritrovare la fiducia reciproca; attenti con le persone pericolose, ma fiduciosi con i nostri vicini.

Il Comune fa la sua parte installando nuovi e moderni sistemi di video sorveglianza, incentivando l’occupazione del suolo pubblico da parte di bar e ristoranti con tariffe agevolate e lavorando al decoro urbano. Abbiamo rivisto il Regolamento di Polizia Urbana, che era fermo al 1989, adeguandolo alle esigenze di oggi.

Dobbiamo recuperare, con intelligenza, quei presupposti di convivialità che abbiamo perso. Il Comune deve creare le condizioni, mentre i cittadini devono ricominciare a partecipare. Così possiamo tornare a vivere in città vivibili e umane.