“La Conferenza, pur accogliendo con favore i risultati raggiunti nella riduzione bilaterale e unilaterale da parte di alcuni stati dotati di armi nucleari, rileva con preoccupazione che il numero totale stimato di armi nucleari dispiegate e stoccate ammonta ancora a molte migliaia. La Conferenza esprime la propria profonda preoccupazione per il continuo rischio per l’umanità rappresentato dalla possibilità che queste armi possano essere usate e le catastrofiche conseguenze umanitarie che deriverebbero dall’utilizzo delle armi nucleari” (la frase è messa volutamente in risalto).
Così ha affermato la Conferenza delle Nazioni Unite 2010 nell’esaminare i progressi del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare (TNP) dopo 4 turbolente settimane in cui diverse delegazioni sono uscite quando il presidente iraniano ha preso la parola all’inizio. Gli iraniani hanno quindi dovuto ritardare l’accordo sul documento di consenso alla fine della conferenza al fine di chiedere il parere di Teheran, perché non pensavano che gli Stati Uniti sarebbero stati d’accordo a indire una conferenza per stabilire una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente.
Tuttavia, il documento di consenso 2010 è stato accettato da tutti i paesi, ad eccezione dei quattro dotati di armi nucleari che non sono firmatari del TNP e che non erano presenti (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord). E’ stato dato un nuovo impulso a paesi e organizzazioni della società civile ansiosi di disarmare il pianeta, così come gli sforzi per bandire le mine antiuomo e le armi a grappolo hanno potuto concentrarsi sui loro effetti sugli esseri umani e non sugli interessi geopolitici e commerciali dei venditori e dei produttori di armi.
Tra il 2012 e il 2013 si sono svolte in Norvegia, in Messico e in Austria varie conferenze per analizzare le conseguenze umanitarie delle armi nucleari, da cui abbiamo appreso che 100 bombe gettate sulle città spazzerebbero effettivamente via la civiltà umana come la conosciamo oggi. Nella riunione di Vienna l’Austria ha lanciato un appello, noto come Humanitarian Pledge …
“…a tutti gli stati che fanno parte del TNP a rinnovare il loro impegno per l’implementazione piena e urgente dei vigenti obblighi ai sensi dell’Articolo VI, e a tal fine, identificare e perseguire misure efficaci a colmare il divario giuridico per la proibizione e l’eliminazione delle armi nucleari. Ci impegniamo a collaborare con tutte le parti interessate per raggiungere questo obiettivo” (la frase è messa volutamente in risalto).
Nel 2014 l’appoggio all’impegno è cresciuto e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha preso la forma di una risoluzione che ha ricevuto il supporto di 127 paesi. Nel 2015 il TNP non è riuscito a fare alcun progresso sul disarmo nucleare e non si è potuto concordare un documento di consenso, anche se gli stati privi di armi nucleari si sono fortemente espressi a favore dei progressi sulla loro rimozione. Ma ciò che alcuni hanno considerato un fallimento, è stato preso da altri come un’opportunità per le nazioni che appoggiano l’iniziativa umanitaria. Nuove risoluzioni sono state approvate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: in primo luogo nel 2015 per indire un Gruppo di Lavoro Aperto (OEWG) al fine di esaminare misure efficaci per il disamo nucleare con la raccomandazione di un avanzamento verso un trattato di messa al bando; in secondo luogo nel 2016 per convocare i colloqui del 2017 finalizzati all’esecuzione delle raccomandazioni dell’OEWG in direzione di un trattato di effettiva proibizione delle armi nucleari. Quest’ultima risoluzione L.41 del 2016 è passata con il soverchiante sostegno di 123 paesi.
Ed eccoci qui!
I colloqui cominceranno il 27 marzo 2017 a New York e le organizzazioni antinucleari della società civile insieme ai paesi che appoggiano un trattato di messa al bando riescono a stento a contenere il loro entusiasmo rispetto a un passo sostanziale verso il compimento degli impegni dell’Articolo VI del TNP, per la prima volta da quando il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari è stato aperto alla firma nel 1996 (non è ancora entrato in vigore perché otto paesi rifiutano di firmarlo: Cina, Egitto, India, Iran, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Stati Uniti).
Nessuno si aspetta che USA, Russia, Francia e Regno Unito prendano parte ai colloqui, ma sembra che la Cina lo farà. Nessuno si aspetta che anche una sola arma nucleare venga smantellata in seguito a questo trattato.
Ciononostante, si tratta di un passo importante nel percorso verso il rispetto del TNP. Verrà stabilita una norma giuridica, le armi nucleari saranno legalmente bandite, il loro possesso sarà stigmatizzato, commerciare con aziende coinvolte nella catena di fornitura delle armi nucleari sarà malvisto dall’opinione pubblica e le organizzazioni della società civile avranno una nuova arma di sensibilizzazione attraverso campagne di disinvestimento sui devastanti effetti di una guerra nucleare e sul crescente imperativo di sbarazzarsene una volta per tutte.
E questo è ciò che USA, Russia, Francia e Regno Unito temono di più: un’opinione pubblica contraria alle armi nucleari; solo la pressione interna nei paesi infatti potrà creare le condizioni per il disarmo nucleare.
I colloqui sono convocati per una settimana in marzo e per altre due settimane in luglio.
Pressenza e la rete di amici della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari saranno presenti per riferire ai loro lettori tutte le ultime notizie, gli sviluppi e le stimolanti opinioni su ciò che avrà a che fare con questo storico momento sulla strada del disarmo nucleare.
Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella