In seguito all’ordine esecutivo emanato dal governatore repubblicano del North Dakota Doug Burgum per l’evacuazione dell’Oceti Sakowin Camp a Standing Rock entro il pomeriggio del 22 febbraio, ieri la maggior parte degli attivisti ha lasciato il campo in mezzo a poliziotti in tenuta anti-sommossa. Dieci attivisti sono stati arrestati nelle vicinanze del campo.
Darren Begay, l’organizzatore delle strutture in stile Navajo all’Oceti Sakowin Camp, ha raccontato a Indigenous Rising Media di essersi consultato con gli anziani delle sue terre ancestrali man mano che lo sgombero forzato si avvicinava. Visto il comportamento passato della polizia, che durante i raid nel campo aveva rotto e gettato via oggetti sacri e mancato di rispetto ai tipis e ai luoghi sacri, tutti hanno concordato che era meglio bruciare queste strutture, piuttosto che lasciarle profanare dagli agenti della Contea di Morton e del North Dakota.
“Appiccare il fuoco alle nostre dimore è un segno di rispetto per lo scopo a cui sono servite negli ultimi mesi” ha spiegato Begay. “Hanno ospitato preghiere e riunito persone. Incendiandole inviamo in alto il loro fumo come preghiere e ci assicuriamo che se ne vadano con dignità.”
Tom Goldtooth, Direttore Escutivo di Indigenous Environmental Network, ha rilasciato questa dichiarazione: “Siamo inorriditi dallo sgombero forzato dei nativi a Standing Rock. Si tratta di una violazione violenta e inutile del diritto costituzionale di protestare ed esercitare la libertà d’espressione da parte dei protettori dell’acqua. Lo sgombero intralcia le operazioni di pulizia e crea confusione e caos, mettendo a rischio d’inquinamento il fiume Missouri a causa dei resti delle costruzioni e degli accampamenti.
L’espulsione di oggi è la continuazione di una pratica vecchia di secoli, con il governo americano che scaccia con la forza i popoli indigeni dalle loro terre. Incitiamo i sostenitori dei protettori dell’acqua a resistere a questa farsa organizzando mobilitazioni di massa, azioni diffuse, proteste contro le violazioni dei diritti sanciti dai trattati della tribù Sioux Standing Rock e del Consiglio dei Sette Fuochi della nazione Sioux e continuando ad alimentare le azioni legali e l’organizzazione di base contro l’oleodotto Dakota Access
I nostri cuori non sono sconfitti. La chiusura del campo non significa la fine del movimento e della lotta, ma un nuovo inizio. Non potranno spegnere il fuoco acceso a Standing Rock, un fuoco che arde in ognuno di noi. Ci solleveremo, resisteremo e cresceremo. Oggi inviamo pensieri d’amore ai protettori dell’acqua lungo le rive del fiume Cannonball. Che ognuno possa essere al sicuro per quanto possibile”.