Una Napoli insolitamente fredda e piovosa, al limite della nevicata, ci ha accolti nel suo grembo per partecipare al goliardico spettacolo chiamato Scio’Scio’, femmeniell tombola e tammorre, offerto dall’A.F.A.N., ovvero l’Associazione Femmenell Antiche Napoletane; questo evento, che nasce nel 2009 e che vanta di essere l’unico annuale di musica popolare partenopea accompagnato dal tradizionale gioco della tombola, si pone il nobile obiettivo di recuperare la memoria storica del personaggio del femminiello e tutto ciò che lo circonda, attraverso il grande lavoro di ricerca che i soci quotidianamente svolgono sul territorio, per creare un grande archivio storico su questa antica, antichissima figura le cui origini iniziano nel culto di Cibele. “Questa esigenza nasce da un forte sentimento di appartenenza a questa terra e dal riscontro dell’appiattimento globale e culturale di tutti i valori che stiamo vivendo” si legge nella pagina di Facebook dell’associazione. Il proposito del viaggio era, oltre che incontrare quegli amici che già lo scorso anno ci conquistarono con il loro animo profondo, gentile e semplice ma affatto banale, di parlare e presentare il mio libro dal titolo libro “I femminielli: il labile confine tra l’umano e il sacro“.

Dopo aver assaporato un’ottima pizza, il pomeriggio ci siamo incontrati con l’eclettico Ciro Cascina e con l’inarrestabile presidente dell’AFAN Luigi Pernice di Cristo, con cui abbiamo piacevolmente chiacchierato e progettato l’idea della ristampa del libro che verrà arricchito sia di fotografie storiche del femminiello che di una introduzione che farà da cappello al resto del testo.
La serata, accompagnata da una insistente pioggia, si è svolta all’ex Asilo Filangieri di San Gregorio Armeno, una via conosciuta dai più come la via dei presepi.

Lo spettacolo, giunto all’ottava edizione (dedicato al femminiello Gioacchino Moscariello) e replicato serate successiva nel quartiere di Chiaiano e a Torre Annunziata, è iniziato da un’appassionata introduzione di Luigi Pernice di Cristo a cui è seguita la mia presentazione del libro “I femminielli: il labile confine tra l’umano e il sacro” pubblicato dalla Multimage di fronte a una platea di circa 200 persone. Pochi attimi dopo si è acceso Ciro con i suoi funambolici interventi teatrali rigorosamente in dialetto alternati a bravi passi di danza, e la musica a cura del gruppo ‘O Rom con la sua musica napoletana-balcanica e con la fusione della paranza di Biagio de Prisco.

Nella seconda parte della serata si è scatenato il gioco della tombola ci cui numeri sono stati estratti dal femminiello Bruno Buoninconti, intervallata dalla musica a “giacchetta” di Nicola Vito, e accompagnata da fragorose risate istigate da taglienti doppi sensi rigorosamente in napoletano, e dai balli che come fiammate, hanno infervorati i presenti che si sono scatenati in quelle tipiche danze che, sotto i colpi ipnotici della tamorra, ricordavano quelli che accompagnano la celebrazione di Mamma Schiavona, che ogni anno si svolge il 2 febbraio a Montevergine, e che riempie di storia i cuori dei presenti e che ci ricorda con grande intensità l’esistenza e la grande e immanente identità dei femminielli.

Le foto, di Ferdinando Kaiser prese dalla pagina di Facebook del’associazione, ritraggono i momenti irrefrenabili della serata.

Marco Bertuzzi