Politiche di demonizzazione, gravi violazioni dei diritti umani documentate in 159 Paesi e la certezza che è finito il tempo di delegare ai governi la protezione dei diritti umani. Sono i principali messaggi che emergono dal rapporto 2016-2017 sulla situazione dei diritti umani nel mondo presentato a Roma.
“Non possiamo demandare passivamente ai governi il compito di difendere i diritti umani. Siamo noi, le persone, a dover agire. Poiché i politici sono sempre più intenzionati a demonizzare interi gruppi, oggi è chiaro come poche volte in passato che siamo tutti noi a doverci schierare, ovunque nel mondo, dalla parte dei valori fondamentali della dignità umana e dell’uguaglianza.”
Sono le dichiarazioni di Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, dinanzi alla deprimente analisi sui diritti umani nel mondo scattata nel 2016 dagli attivisti dell’organizzazione.
Un rapporto preoccupante e allarmante quello che viene illustrato dapprima dal direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini e poi dal presidente Antonio Marchesi introdotti in precedenza dal portavoce Riccardo Noury.
“Un rapporto che fotografa un mondo che torna indietro” dichiara il direttore generale Rufini nel suo intervento durante il quale ripercorre per grandi linee alcune delle gravi violazioni documentate su scala mondiale, in 159 Paesi.
Sono tante, troppe le nazioni del globo che si sono rese protagoniste di violazioni, atrocità, crimini di guerra (commessi in almeno 23 Paesi, secondo il rapporto), repressioni, respingimenti (36 nazioni hanno respinto illegalmente migranti e rifugiati, secondo il rappoto), limitazioni delle libertà. E’ ormai l’era della divisione, dell’odio e della paura seminata ad arte da governatori che portano avanti politiche discriminanti e aggressive.
I relatori di Amnesty lo hanno ribadito a più riprese, è l’epoca del “noi contro loro”. In Italia ne sono un esempio Giorgia Meloni e Matteo Salvini attaccati in tal senso dal presidente Marchesi che, inoltre, nel suo focus sulla situazione italiana, si è soffermato sulla tanto reclamata quanto necessaria introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale e sulla vendita illegale di armi italiane a paesi come l’Arabia Saudita.
Sia in Italia che nel resto del pianeta siamo dunque di fronte ad un’involuzione che colpisce con veemenza anche il primo mondo, quell’Europa che storicamente aveva blindato lo stato di diritto e la dignità della persona e che adesso si ritrova invece a vivere, insieme a tanti altri, un clima da anni Trenta come dice ai nostri microfoni il direttore Rufini.
Sull’ondata dei nazionalismi, delle svolte a destra, sotto la spinta del Brexit e del Trumpismo il futuro non sembra dare segnali di miglioramento sebbene gli scenari del 2016, illustrati nel rapporto di Amnesty International, sia già estremamente bui e pericolosi. Ma nel futuro può esserci più buio del buio?
Dove risiede la speranza? La luce in questo panorama di oscurità è rappresentata da noi, dalla gente comune, dalla cittadinanza attiva, dalla solidarietà globale e dalla mobilitazione dell’opinione pubblica. E’ questo il messaggio forte che lancia Amnesty con il suo rapporto.
Sì, è vero il rapporto denuncia altresì 22 Stati in cui dei difensori di diritti umani sono stati uccisi proprio per avere difeso minoranze o per avere contrastato degli interessi economici.
Ma, non resta un’altra alternativa se non quella di confidare su noi stessi, sulle persone, su coloro che decideranno di stare dalla parte dei diritti umani.
E’ la società civile che, indignata e lungimirante, reagisce e che conduce al cambiamento così come racconta alle nostre telecamere il Direttore Rufini citando per esempio quanto accaduto negli Stati Uniti con Black Lives Matter o con la protesta di Standing Rock.
“Adesso i nostri diritti ce li dobbiamo difenderceli da soli, insieme” conclude il direttore Rufini
E’ già un cammino esistente, una realtà che ha mosso tanti passi, che è.
Alla fine dell’incontro abbiamo raccolto nel video qui di seguito le riflessioni del direttore Rufini e del presidente Marchesi. Ve ne consigliamo la visione