Quadruplicati in 10 anni. Stiamo parlando dei miliardi di euro che ogni anno l’Agenzia delle Entrate recupera dall’evasione fiscale. Infatti, dai 4,4 miliardi del 2006 – con un sostanziale continuo incremento – si è arrivati agli oltre 19 miliardi rientrati nel 2016. In questo caso sicuramente possiamo dire che c’è qualcosa che in Italia sta migliorando in modo strutturale. Tutto bene quindi?
Non proprio, perché l’evasione fiscale è stimata in almeno 109 miliardi di euro all’anno, di cui 40 miliardi soltanto per l’IVA. Di conseguenza l’Agenzia delle Entrate nello scorso anno è riuscita a recuperare soltanto il 18% del totale. Si tratta di un record storico, ma resta ancora da percorrere molta strada per realizzare una fiscalità costituzionale, nella quale “tutti sono tenuti a contribuire alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” (art. 53). Di fatto la cassa comune resta più vuota che piena a causa di un forte ammanco.
D’altra parte fa bene Rossella Orlandi, da quasi tre anni alla guida dell’Agenzia delle Entrate, a sottolineare i risultati raggiunti: “La strategia attuata e l’azione messa in atto stanno funzionando. Il gettito cresce. E allo stesso tempo sono in crescita anche le attività di recupero di evasione pregressa. Siamo riusciti a tenere entrambe le cose su un giusto binario”. In effetti nel 2016 si è registrato un gettito record per l’erario, con oltre 450 miliardi di euro secondo le prime stime, rispetto ai 436 miliardi del 2015 e ai 419 miliardi del 2014.
Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, intervenendo alla presentazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, ha dichiarato: “Fa sorridere, per non dire altro, chi dice che la lotta all’evasione non c’è e che il governo strizza l’occhio all’evasione. Semmai il governo strizza l’occhio ai contribuenti onesti, li aiuta a correggere gli errori senza atteggiamenti punitivi”.
In realtà le critiche non sono mancate, soprattutto quella di usare la mano forte soltanto con i deboli. Accuse che Rossella Orlandi respinge al mittente: “Il recupero fiscale sui grandi soggetti in proporzione è molto più alto rispetto alle centinaia di migliaia di accertamenti fatti sui medio-piccoli. In Italia ci sono 3mila società, che diventano 4.500 con le holding, che direttamente o indirettamente versano circa il 50% del gettito (comprese ritenute e IVA). Con questi gruppi (Apple, Credit Suisse, ecc.) abbiamo fatto cose pesanti”.
C’è anche chi fa notare che 4 dei 19 miliardi recuperati nel 2016 sarebbero frutto della cosiddetta “voluntary disclosure”, che consente agli italiani che detengono attività all’estero non dichiarate al Fisco di sanare la loro posizione. Di conseguenza, il “normale” recupero dell’evasione di fatto non è aumentato rispetto ai 14,9 miliardi nel 2015.
Occorre però considerare che il recupero dovuto alla “voluntary disclosure” diventa strutturale e si trasforma in un allargamento della base imponibile per gli anni futuri. Probabilmente è questa la ragione per cui sia la Francia sia l’Australia si sono mostrate interessate alla procedura messa in atto dall’Italia.
“Quello che voglio dire – ha aggiunto Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle Entrate – è che la parte migliore della nostra struttura ha lavorato non solo alla liquidazione delle istanze di adesione, ma ha consentito di chiudere le falle del nostro sistema: abbiamo fatto analisi sui meccanismi e i criteri utilizzati per far transitare all’estero i capitali o occultare patrimoni e capitali al Fisco. E la creazione di questa professionalità rappresenta un valore enorme.”
Anche i recenti accordi di scambio di informazioni fiscali con paesi come Monaco o la Svizzera cominciano a dare buoni frutti: ad esempio con l’operazione relativa a Credit Suisse sono stati effettuati 3mila controlli mirati sui contribuenti italiani.
Inutile però negare che nella politica fiscale in Italia continuano a manifestarsi spinte contraddittorie nella lotta all’evasione: basti pensare all’innalzamento del tetto per l’uso del contante (voluto dal Governo Renzi, mentre Rossella Orlandi aveva espresso la propria contrarietà) e le reiterate sanatorie, compresa la discutibile rottamazione delle cartelle di Equitalia.
Purtroppo, nonostante i recenti risultati positivi, continua a sussistere un’ampia sacca di evasione ed è consistente il rischio di fare qualche favore ai disonesti, tra i quali – non va dimenticato – ci sono anche corrotti e mafiosi.