In migliaia sono radunati sabato sera nella città israeliana di Tel Aviv in segno di protesta contro la demolizione di case destinate ai cittadini palestinesi di Israele, con i manifestanti che definivano la campagna di demolizione dello Stato di Israele come “razzista” e come atto di “incitamento” contro i cittadini palestinesi.
Secondo quanto riferito dai manifestanti, al ministro israeliano della Pubblica Sicurezza Gilad Erdan è stato chiesto di dimettersi per aver “mentito” al pubblico israeliano, affermando di ritenerlo responsabile degli omicidi che hanno avuto luogo nel corso di un raid per evacuare dalla regione del Negev una comunità di beduini di Umm al-Hiran il mese scorso .
Un insegnante di matematica locale, Yacoub Abu al-Qian, è stato ucciso a Umm al-Hiran il 18 gennaio scorso dalla polizia, prima che le autorità israeliane demolissero oltre una dozzina di strutture del villaggio, con le autorità che sostenevano un attacco deliberato da parte sua, in contraddizione con numerose testimonianze oculari e prove video che attestano che la sua auto è andata fuori controllo solo dopo che la polizia israeliana ha aperto il fuoco contro di lui.
Circa 5.000 cittadini palestinesi ed ebrei si sono uniti alla marcia sabato sera, viaggiando da Gerusalemme e da tutta Israele per protestare contro le demolizioni e le politiche discriminatorie dello stato di Israele nei confronti di cittadini palestinesi.
Anche i membri di un comitato locale di Umm al-Hiran hanno partecipato, con almeno quattro pullman di cittadini palestinesi e ebrei del Negev che si sono uniti alla manifestazione.
I manifestanti hanno alzato cartelli in arabo ed in ebraico. Ecco alcuni slogan: “Se il governo è contro il popolo, la gente sarà contro il governo”, “Basta con il razzismo del governo… chiediamo uguaglianza,” e “ebrei e arabi insieme, combattiamo il fascismo. “
Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella