Il noto economista Yanis Varoufakis ha pubblicato un libro molto scorrevole e illuminante che narra la sue esperienze personali e professionali più interessanti: “I deboli sono destinati a soffrire?” (La nave di Teseo, 2016, 526 pagine effettive, euro 22).
L’ex ministro delle Finanze della Grecia sorprende i lettori quando confessa di aver avuto alcune visioni in comune con Mario Monti e quando ha dimostrato di ammirare l’intelligenza e l’abilità di Mario Draghi nella gestione anticonformista delle politiche monetarie della Banca Centrale Europea.
Varoufakis è molto sveglio e ha capito che l’euro è stato adottato con oculatezza dalla burocrazia tedesca: “l’economia tedesca basata sulle esportazioni non avrebbe mai potuto permettersi una vera fluttuazione della sua valuta… se la quotazione internazionale del marco tedesco fosse stata fissata dalla libera contrattazione sui mercati finanziari, i surplus della Germania avrebbero creato domanda per la sua moneta, la sua quotazione sarebbe cresciuta al punto da rendere talmente costosi i suoi prodotti sui mercati stranieri da far sparire i surplus stessi” (p. 149).
Comunque secondo Varoufakis “i funzionari dell’Europa ufficiale hanno ripetuto gli stessi errori degli anni venti creando nel cuore del continente una valuta mal strutturata a somiglianza del sistema aureo” (p. 403), dimenticando la storica lezione del New Deal degli anni trenta e quaranta. In Europa non vengono applicati i reinvestimenti pubblici e interstatali. Ad esempio negli Stati Uniti le multinazionali che vincono un appalto militare sono vincolate a costruire dei nuovi stabilimenti negli Stati con l’economia più depressa.
In conclusione l’euro è nato malato e uscire ora da questo sistema monetario non significa ritornare alle condizioni economiche e politiche precedenti (e uscire da soli è da veri masochisti). Inoltre il sistema di solidarietà finanziaria tra gli Stati che esiste negli Stati Uniti non è applicata in Europa e la crescita alla Ponzi “viene rimpiazzata dall’austerità alla Ponzi”: vengono incentivati nuovi debiti per guadagnare tempo nel tentativo inutile di ripagare i vecchi debiti. Solo con l’unione e la collaborazione delle intelligenze politiche di quasi tutti gli Stati più o meno deboli ci sarà la rinascita economica dell’intera Europa.
Yanis Varoufakis è nato ad Atene nel 1961, è stato ministro delle Finanze nel governo Tsipras. Ha insegnato in alcune università inglesi e presso l’Università di Sydney. Attualmente insegna Teoria Economica all’Università di Atene e all’Università del Texas di Austin. Per alcuni approfondimenti video: www.ted.com/speakers/yanis_varoufakis, www.youtube.com/watch?v=ihVcrnFag1s, www.youtube.com/watch?v=vKaPeWoS7PQ (2016), www.youtube.com/watch?v=6BROVnNhFWc (giugno 2016). Il suo sito è https://yanisvaroufakis.eu. Nel 2015 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Democrazia in Europa che è attivo anche in Italia: https://diem25.org/home-it.
Nota – “Lasciate perdere l’incredibile complessità dell’economia. Uno sguardo sull’estetica dell’euro la dice tutta. Guardate una banconota qualunque dell’euro. Cosa vedete? Begli archi, bei ponti. Ma sono archi finti e ponti che non esistono. Un continente pieno di tesori culturali che sceglie incredibilmente di non illustrarli sulle nuove banconote. Perché? Perché i burocrati non volevano nulla che potesse provocare disaccordo sulle nuove monete. Volevano togliere la cultura dalle monete come avevano voluto la depoliticizzazione della politica e la tecnocratizzazione del denaro” (p. 404).
Nota sull’Euro – “L’euro è come un calabrone. Il calabrone è un mistero della natura perché tecnicamente non potrebbe volare, invece vola. L’euro è stato un calabrone che ha volato bene per diversi anni… Il calabrone deve diventare una vera ape. E quello è questo che sta facendo” (Mario Draghi, Londra, 26 luglio 2012, citato a p. 373). A mio parere non si cambia la natura delle cose. Un calabrone può volare molto bene, ma un calabrone con troppi parassiti addosso prima o poi si indebolisce troppo.
Nota americana – In genere quasi tutti gli economisti americani hanno le idee molto chiare sull’eurozona: “Se un Paese o una regione non può svalutare e non può usufruire di un sistema di equalizzazione fiscale, non c’è nulla che possa evitarle la sofferenza di un processo cumulativo e terminale di declino che alla fine costringerà all’emigrazione come sola alternativa alla povertà e alla fame” (Martin Feldstein, professore di stampo repubblicano, 1992, nota a pagina 495).
Nota atipica – Varoufakis segnala questo documentario molto significativo per capire meglio la degenerazione politica della Grecia: www.youtube.com/watch?v=LlbL4sQ3_Fo.