Questa è la storia di una donna e delle sue amiche, che hanno salvato la vita di centinaia di animali all’ombra delle bombe.
Sur è uno dei distretti della città di Diyarbakir. Sur in turco vuol dire “mura” e in effetti questo distretto prende il suo nome dal fatto che l’antico centro storico della città è circondato da mura. Si tratta di una delle zone più antiche anche per la civiltà umana: secondo alcune ricerche la sua storia risale al 7500 a. C. Gli Assiri, i Medi, gli Ittiti, i Mitanni, gli Hurriti, i Persi, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Selgiuchidi ed infine gli Ottomani sono le civiltà che hanno vissuto in questi territori. Con la fondazione della Repubblica di Turchia, Sur ora si trova nei territori di questo stato nazione.
Si tratta di una zona di moschee, chiese cattoliche e protestanti, ponti storici, caravanserragli, musei, hammam. Qui sorge anche l’unico minareto dell’Anatolia a quattro piedi (Dört Ayaklı Minare), che rappresentano le quattro scuole giuridico-religiose islamiche e qui, il 28 novembre 2015, è stato assassinato Tahir Elçi, l’ex co-presidente dell’associazione degli avvocati di Diyarbakir, durante una conferenza stampa all’aperto in cui denunciava i danni subiti da Sur in quel periodo.
Il 2015 non è stato un anno tragico solo per la famiglia Elçi o per il mondo degli avvocati, ma per tutto il distretto di Sur. Dal 2 dicembre fino al 10 marzo 2016 le forze armate della Repubblica di Turchia si sono scontrati giorno e notte con i guerriglieri del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), dell’YDG-H (Movimento Giovanile Rivoluzionario e Patriottico) e dell’YPS (Unità di Difesa Popolare). In quel periodo non passava un giorno che non si parlasse dei morti, feriti, caduti, martiri, reduci da entrambi le parti. Pochi hanno prestato attenzione al modo in cui veniva colpito questo patrimonio mondiale, con case distrutte, moschee e chiese danneggiate, palazzi interi crollati, migliaia di persone obbligate a lasciare le loro abitazioni e centinaia di morti, ma quasi nessuno ha parlato degli animali.
Sevgi Ekmekçiler racconta che Sur era un paradiso per i gatti e per i colombi. “Si tratta di una zona molto antica e piena di topi; per questo gli abitanti tenevano tanti gatti, li curavano e li nutrivano. Inoltre allevare dei colombi era una tradizione antica in questo distretto. Non era raro vedere volare i colombi sopra i tetti, oppure assistere allo svago dei gatti davanti ai negozi, nelle vetrine delle botteghe e per le strade”.
Sevgi abita a due passi da Sur, è di Diyarbakir e ama gli animali. “Tutto è iniziato nel 1993: una mia amica mi ha regalato un cane ed io da quel momento in poi mi sono trovata con questo cane per le strade di Diyarbakir, a nutrire i gatti e i cani randagi”. Nel 2002, insieme ad alcune amiche, ha fondato un’associazione. Dopo cinque anni di lotta sono riuscite a ottenere che il Comune di Diyarbakir costruisse il canile più grande e sofisticato della Turchia.
Dopo più di 20 anni di battaglia per i diritti degli amici a quattro zampe, nel 2015 Sevgi e le sue amiche si trovano ad assistere agli scontri urbani più violenti che abbia mai vissuto la città di Diyarbakir. “Sentivo da casa mia il fragore degli spari e delle bombe. Non ho esitato un secondo per uscire fuori e andare a Sur a soccorrere gli animali”. Nonostante gli scontri, le zone blindate, i posti di blocco, il coprifuoco, il freddo, le esplosioni e la pioggia Sevgi e le sue amiche sono entrate nella zona caldissima degli scontri per portare da mangiare a gatti e cani. “Qualche volta i poliziotti ci hanno mandato via e ci hanno pure minacciato, ma altre sono stati loro a portarci i gatti feriti. Parecchi avevano delle ferite molto gravi a causa dei crolli degli edifici, oppure delle bombe e tantissimi sono morti”.
In quel periodo Sevgi ha usato intensamente i social media e grazie ai video, i post e diverse fotografie che ha diffuso, un gruppo di volontari e veterinari è partito da Istanbul per soccorrere gli animali in difficoltà. Sevgi racconta così quei momenti di solidarietà: “Ormai noi da sole non potevamo fare più di tanto. Sur era pieno di cadaveri di animali per le strade. Dei colombi non si sapeva nulla, non li vedevamo più. Forse erano morti tutti. I gatti e i cani erano gravemente feriti. Grazie ai veterinari arrivati da Istanbul li abbiamo curati e pian piano i volontari li hanno portati via per darli in affido alle persone in varie città. Tanti volontari da diverse parti del paese ci hanno mandato cibo per gli animali e alcuni ospedali hanno operato gratuitamente quelli rimasti feriti”. Sevgi dice di aver salvato di persona circa 160 animali.
Oggi Sur è fatto di macerie. Alcuni abitanti sono rientrati nelle loro case in condizioni molto precarie perché non avevano altra scelta. Si parla di ricostruzione, ma siamo ancora nella fase di rimozione delle macerie, sotto le quali continuano a vivere tanti cani e gatti. “Parecchi sono ormai disabili e tanti sono diventati sordi. Nei loro occhi vedo tanta paura e mancanza di fiducia nei confronti degli umani. Quando portiamo da mangiare scappano e non appena ce ne andiamo ritornano per nutrirsi. Credo che durante gli scontri siano morti migliaia di animali”.
Sevgi Ekmekçiler continua la sua lotta per la difesa degli animali e rende pubblico tutto quello fa sul suo profilo Facebook: https://www.facebook.com/ekmekciler.sevgi.
L’impegno suo e dei suoi amici ha prodotto in questi ultimi vent’anni dei risultati significativi, con l’apertura di canili e la nascita di associazioni a Hakkari, Yuksekova, Batman, Mardin, Bitlis, Mus e Van.
Quando chiedo a Sevgi perché ha deciso di rischiare ogni giorno la vita durante gli scontri a Sur per soccorrere gli animali mi risponde così: “Ogni essere vivente ha il diritto alla vita. Soprattutto gli animali, perché questa non era la loro guerra. Erano vittime anche loro, senza protezione, senza mezzi per difendersi e senza sapere cosa stesse accadendo. In questi momenti dobbiamo capire di più quanto sia importante vivere in pace”.
Video:
https://www.facebook.com/ekmekciler.sevgi/videos/951904258198041/?__mref=message_bubble