Il Plan Condor, Operazione Condor, ha origini negli anni settanta del secolo scorso, quando egli Usa svolgeva il ruolo di vero e proprio gendarme delle nazioni latinoamericane che erano considerate il proprio cortile, patio trasero. Lo scopo era quello di evitare l’influenza della Cuba rivoluzionaria nel continente e l’ insediamento di governi popolari e progressisti.
L’ascesa al potere di Salvador Allende, in Cile, con l’esperienza del governo dell’Unidad Popular di Salvador Allende (1970-1973), fece scattare l’allarme rosso del pericolo comunista, e venne messo in atto un sistema di repressione nazionale e internazionale, il cui braccio armato furono militari golpisti. Questi presero il potere, in Bolivia (1971-1978), Cile (1973-1988), Uruguay (1973-1988) e Argentina (1976-1983), con il Dipartimento di Stato Usa impegnato a fornire assistenza, formazione e strategie militari, imponendo e sperimentando nuovi modelli economici, la scuola di Chicago.
Il costo umano fu immenso in termini di assassinii, sparizioni e torture. Dal rapporto della Commissione dei Diritti Umani argentina del 1990: “…già a metà degli anni settanta le forze repressive del Cono Sur controllavano la regione con un saldo di 4 milioni di esiliati in paesi limitrofi, 50.000 omicidi, almeno 30.000 desaparecidos, 400.000 imprigionati e 3.000 bambini assassinati o scomparsi”.
Con il ritorno della democrazia in America Latina queste drammatiche pagine di storie non sono state rimosse, anzi sono state messe in atto di varie azioni di giustizia riparatrice. Un esempio tra gli altri. In Argentina, con la legge di Punto final y Obediencia debida, approvata nel 1986 dal governo di Raul Alfonsìn, si creò l’immunità a tutti i militari golpisti e ai loro complici, bloccando ogni tentativo di processo, fino al 2003, quando la stessa legge fu dichiarata illegale e si riaprì la possibilità di fare giustizia.
In Italia l’ indagine sull’Operazione Condor fu avviata il 9 giugno del 1999, in seguito alla denuncia presentata dai famigliari di 8 italiani desaparecidos vittime della repressione. L’indagine si concluse nel giugno del 2013, dopo oltre 10 anni di indagini, con la richiesta di 38 rinvii a giudizio: 2 boliviani, 12 cileni, 7 peruviani e 17 uruguaiani (appartenenti a alte gerarchie dei regimi militari), imputati dell’eliminazione di 23 cittadini italiani scomparsi nelle dittature militari del Cono Sur, tra il 1975 e il 1978.
Il processo iniziò a fine 2015, con la partecipazione di un centinaio di testimoni latinoamericani. Perfino la figlia di Salvador Allende fu ascoltata.
L ’accusa ha chiesto una trentina di ergastoli per sequestri e omicidi.
Il giorno dopo la sentenza il vicepresidente dell’Uruguay Raul Sendic terrà una conferenza stampa nella sede dell’Istituto Italo Latinoamericano, a Roma. Raul Sendic è il figlio di Raul Sendic, eroe della lotta contro la dittatura militare in Uruguay.