Una delle trentanove vittime dell’attacco del Daesh (ISIL, ISIS) al night club Reina a Istanbul, Layan Nasser, diciannovenne, è stata sepolta martedì nella sua città natale, Tira, nel centro di Israele. Circa il 50 per cento dei cittadini israeliani è di ascendenza palestinese, la maggioranza di essi è mussulmana.
Il Daesh ha condotto l’attacco per danneggiare l’industria turca del turismo e per scoraggiare investimenti stranieri diretti, due motori della crescita economica del paese negli ultimi vent’anni. L’azione è stata una vendetta contro la Turchia per il suo intervento contro il Daesh nel nord della Siria durante l’anno scorso.
Yusuf Munayyer ha segnalato che la Nasser è stata identificata come israeliana nei titoli della stampa internazionale, come vittima, e sospetta che sarebbe stata invece definita “araba” se fosse stata invece coinvolta in un atto di resistenza. Il suo punto è che i palestinesi israeliani sono considerati con simpatia quando attaccati da fondamentalisti, ma quando il Segretario alla Difesa israeliano Avigdor Lieberman minaccia di sottoporli a pulizia etnica, pochi in occidente protestano.
Migliaia di palestinesi israeliani hanno partecipato alla cerimonia, in quella che la stampa sia israeliana sia araba hanno considerato una contestazione dei fondamentalisti mussulmani che hanno incolpato la vittima, criticando Layan per aver partecipato a una celebrazione del Capodanno (una festa cristiana, in un night club, truccata e in un luogo dove erano servite bevande alcoliche).
Layan Nasser era appena diventata assistente dentale, invece di affrettarsi a sposarsi, come sua madre voleva. Persino il suo viaggio in Turchia era un segno del suo modo di pensare indipendente. Suo padre l’aveva sconsigliata, considerata la deteriorata situazione della sicurezza in quel paese. Il The National degli Emirati Arabi Uniti ha citato l’affermazione di sua cugina Hadil Haj-Yihya: “E’ solo una bambina innocente. Non sa nulla di politica e di terrorismo. Amava la moda e il trucco. Voleva soltanto vivere la vita. Era solo una bambina … Oggi sua madre piange dicendo ‘La sto consegnando alla tomba, invece che a suo marito’”.
Al-Masdar ha detto che la grande folla ha partecipato al funerale per piangere Layan e “per contestare la repressione religiosa”.
Tra i presenti ci sono stati palestinesi israeliani eminenti e un numero sproporzionato di donne, che contestavano quelle voci che criticavano il viaggio di Layan e quello della sua amica a Istanbul da sole per festeggiare l’anno nuovo.
Uno degli oratori è stato il sindaco di Tira, Ma’mun Abd al-Hayy, che ha citato le critiche scagliate contro di lei da gruppi religiosi. Ha detto: “Non accettiamo che sia infangata la reputazione di Layan e delle sue amiche. Siamo fortemente a favore di una pluralità di opinioni e respingiamo la repressione religiosa”. Ha continuato: “Siamo fieri di Layan e delle sue amiche e della giovane generazione e della sua coscienza e del suo schieramento contro l’analfabetismo e la chiusura mentale … I nostri giovani decideranno che cosa è bene per loro, e che cosa non lo è, e nessuno ha diritto di imporre loro nulla”. Ha aggiunto: “Noi siamo il vero Islam e non c’è posto per quelli che adottano una ‘jihad’ contraffatta”.
La coalizione politica Lista Araba Unita ha pubblicato una dichiarazione su Facebook anch’essa critica di quelli che hanno attaccato Layan e le sue amiche. “La coalizione denuncia l’influenza intellettuale del Daesh [ISIL, ISIS] e sollecita a combattere sia questo modo di pensare sia le pratiche associate a esso, mediante lavoro intellettuale e azioni pratiche. Ha sollecitato le masse e la società civile a incoraggiare il dialogo e la comprensione reciproca e l’apertura mentale, invece della repressione e dell’imposizione di contrasto alle opinioni. Ha sollecitato che sia dedicato il massimo sforzo a combattere questo modo di pensare e questo fenomeno, che minaccia la vita dei popoli arabi nella loro interezza e minaccia la loro identità, la loro esistenza e le loro giuste lotte”. La lista ha poi sollecitato una grande partecipazione al funerale di Layan e ha condannato l’operazione criminale e sanguinaria che le ha tolto la vita.
Il Daesh/ISIL è una minaccia a molte società, ma gli occidentali spesso dimenticano che è soprattutto una minaccia contro i mussulmani. Qualcosa come il novanta per cento di tutte le sue vittime è stato costituito da mussulmani (specialmente sciiti, ma anche sunniti). Ha una teoria di azione rivoluzionaria che i suoi capi chiamano “tawahhush”, agire come bestie e fare della morte uno spettacolo. Queste tecniche gli hanno causato cattiva fama persino tra altri terroristi! Come hanno indicato i palestinesi israeliani, sta perdendo amici nelle cause arabe perché consente che tutte loro, anche quelle giuste, siano etichettate come barbare o terroristiche. Molto dopo che sarà cancellato come stato territoriale, il Daesh continuerà ad avvelenare le menti e la Lista Araba Unita ha ragione sul fatto che deve essere condotta contro di esso una battaglia intellettuale. L’istinto degli Stati Uniti è stato di danneggiare il laicismo nel Medio Oriente perché era associato al socialismo. E regimi di sinistra hanno inconsapevolmente alimentato un’opposizione fondamentalista associando il pensiero laico alla tortura in carcere. Il Medio Oriente può superare questa crisi ultradecennale solo divenendo più democratico e più laico. Le élite di regime spesso vogliono solo una cosa o l’altra, per loro motivi egoistici, e così allungano l’agonia. E le élite occidentali devono smetterla di destabilizzare il luogo nell’interesse dell’oro nero.