“Oggi il Capo della Polizia in alcune interviste conferma l’intenzione del Governo di riaprire un CIE per regione, prevedendo finanche la permanenza obbligata in essi fino a un anno. Ricordiamo che non molto tempo fa, proprio per le ingiustizie, le disumanità e l’ineffettività del sistema di identificazione – per il quale un allungamento del periodo di trattenimento si rivela privo di efficacia -, i tempi furono fortunatamente ridotti a novanta giorni.
La detenzione nei CIE, va altresì ricordato, avviene per persone che non hanno commesso un reato o che, avendolo commesso, hanno già scontato la propria pena. Non va quindi trasformata in detenzione arbitraria.
Inoltre rivolgiamo un appello alle forze di Polizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: prima di fare passi in avanti (comunque inutili ai fini delle espulsioni) per l’apertura dei CIE si faccia ciò che la legge prevede già, ovvero l’identificazione degli immigrati irregolari all’interno delle carceri. Molti immigrati passano prima dal carcere e poi arrivano in questi Centri. Dunque c’è tutto il tempo per identificarli. Non farlo e poi inviarli nei CIE per identificarli è ingiusto, costoso, ineffettivo”.
A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili.
Font: Comunicato Stampa Associazione Antigone