Mentre in questo mese di gennaio 2017, l’Italia, innanzitutto al centro e al sud, sta perdendo battaglie contro terremoti, nevi e piogge, dal 31 dicembre 2016 la Legge quadro che regola le missioni militari all’estero è diventata operativa.
Anche se già pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale fin dal 1 agosto, la Legge quadro sulle missioni militari all’estero è entrata in vigore ufficialmente dallo scorso 31 dicembre.
Nella Costituzione tutte le operazioni fuori dai confini nazionali sono vietate, tranne che per lo Stato di Guerra. Con questo nuovo regolamento sulle missioni militari fuori dai confini nazionali, vengono così a cadere tutte quelle problematiche di incostituzionalità sull’invio di forze armate per interventi in operazioni internazionali. Ecco i principali punti della legge.
- Tutte le missioni militari italiane all’estero, sia quelle di peace-keeping che quelle di peace-enforcement, sono da considerarsi non solo quelle con il mandato delle Nazioni Unite, ma anche tutte quelle istituite nell’ambito dell’Unione Europea e delle organizzazioni internazionali di cui l’Italia è facente parte.
- Il regolamento avrà come oggetto tutte quelle missioni militari decise per partecipare a coalizioni riguardanti una crisi specifica, in base alle decisioni dei paesi aderenti. Lo stesso criterio è ugualmente valido anche per le missioni “finalizzate ad eccezionali interventi umanitari”.
- La nuova Legge quadro autorizza l’invio di nostri militari fuori dal territorio nazionale in ottemperanza di obblighi di alleanze, di accordi internazionali o intergovernativi e per eccezionali interventi umanitari. Il tutto però deve avvenire sempre nel rispetto della legalità internazionale e delle disposizioni e finalità costituzionali.
Nel 2017 in Iraq il contingente italiano di militari sarà secondo solo a quello statunitense. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri, stabilendo di inviare fino a 1.497 militari , nell’ambito della Coalizione dei ‘willing’ per la lotta contro il Daesh. I militari avranno anche compiti di ‘force protection’ nell’area di Mosul, in particolare per quanto riguarda la diga, i cui lavori sono in corso eseguiti dalla società Trevi. Lo stanziamento per il 2017 è di 300,7 milioni. Complessivamente nel 2017 l’Italia spenderà per le missioni all’estero 1,13 miliardi più 295 milioni per la cooperazione. Gli uomini impiegati saranno 7.459 militari e 167 agenti delle forze di polizia. Novità anche per la Libia. Nell’ambito dell’operazione ‘Ippocrate’, continuerà a funzionare l’ospedale da campo di Misurata. Oltre al personale sanitario, ci saranno unità con compiti di ‘Force protection’. In tutto saranno impiegati fino a 300 uomini e lo stanziamento per il 2017 e’ di 43,6 milioni. Per fronteggiare l’immigrazione clandestina e assistere la Guardia costiera libica, lo stanziamento e’ di ulteriori 3,6 milioni. Per proteggere il traffico mercantile e le piattaforme petrolifere antistanti la costa libica (operazione Mare sicuro), lo stanziamento è di 84 milioni con 700 uomini. Per l’operazione Sophia-Eunavformed contro gli scafisti nel Mediterraneo lo stanziamento è di 43,1 milioni per 585 uomini.
Nel 2018 poi anche 140 militari partiranno per la Lettonia, si andrà a rafforzare anche la presenza in operazioni in Europa, con quella più numerosa che al momento vede impegnati 550 nostri soldati in Kosovo.
Di fronte a questa situazione deve crescere in Italia un movimento contro le missioni di guerra mascherate come missioni di pace, contro le spese militari, per l’uscita dalla NATO e costringere le opposizioni in parlamento , SEL/FI, M5s e sinistra PD, al governo Renzi, prima, e, ora, al governo Gentiloni a prendere un’energica posizione.