Il 19 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a schiacciante maggioranza la sua sesta risoluzione in favore di una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte, confermando che è solo una questione di tempo prima che la pena capitale sia destinata ai libri di storia.
Su un totale di 193 stati membri delle Nazioni Unite, 117 hanno votato a favore, solo 40 hanno votato contro e 31 si sono astenuti. Gli altri cinque non hanno preso parte alla votazione.
La risoluzione, proposta da 89 stati membri guidati da Argentina e Mongolia, è un testo importante e dal considerevole peso politico che stabilisce inequivocabilmente che la pena di morte è un tema di preoccupazione globale per i diritti umani.
Il testo della risoluzione contiene forti richieste ai paesi mantenitori, tra cui ridurre il numero dei reati capitali, aumentare la trasparenza rendendo pubbliche le informazioni sulle esecuzioni in programma e applicare procedure eque e trasparenti per chiedere clemenza.
Dal 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato sei risoluzioni per la moratoria globale sulla pena di morte con una maggioranza di voti favorevoli sempre crescente. Da quell’anno, 13 paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati e altri due, Guinea e Mongolia, hanno intrapreso il cammino verso le esecuzioni.
Amnesty International ha notato con soddisfazione che voti a favore sono pervenuti per la prima volta da Guinea, Malawi, Namibia, isole Salomone, Sri Lanka e Swaziland. Altro segnale positivo, lo Zimbabwe è passato dal voto contrario all’astensione. Purtroppo, Filippine, Guinea Equatoriale, Niger e Seychelles si sono astenuti dopo aver precedentemente votato a favore e le Maldive sono passate dall’astensione al voto contrario.
Nel 1945, anno di fondazione delle Nazioni Unite, solo otto dei 51 allora stati membri avevano abolito la pena di morte. Oggi, gli stati abolizionisti per tutti i reati sono 101 e in totale 138 stati membri su 193 hanno abolito la pena capitale per legge o nella prassi. Nel 2015, in 169 dei 193 stati membri, ossia l’88 per cento, non vi sono state esecuzioni.
Amnesty International si oppone alla pena di morte in ogni circostanza e senza eccezione, a prescindere dalla natura o dalle circostanze del reato, dalla colpevolezza o dall’innocenza o da altre caratteristiche delle persone coinvolte o dal metodo usato per eseguire le condanne a morte. L’organizzazione per i diritti umani sollecita tutti gli stati che mantengono la pena di morte a istituire una moratoria sulle esecuzioni, a commutare tutte le condanne a morte e ad abolire la pena di morte per tutti i reati.