La lista nera comprende siti online che esercitano il giornalismo a un livello non più visto sulle pagine del Washington Post. La gente dovrebbe voltare le spalle ai predicatori del neo-maccartismo.
di Pam Martens e Russ Martens, Wall Street on Parade, 1/12/2016
Traduzione di Leopoldo Salmaso
Craig Timberg, un reporter del Washington Post con una storia interessante (di cui parleremo a breve), la scorsa notte ha replicato con un nuovo articolo in cui suggerisce che il Congresso potrà dare un altro giro di vite sui giornalisti indipendenti non si attengono correttamente al dogma di Washington. Timberg è diventato la favolosa pignatta[1] di scrittori come Matt Taibbi di Rolling Stone, Ben Norton e Glenn Greenwald di The Intercept, Max Blumenthal di AlterNet, Robert Parry di Common Dreams e numerosi altri autori di media alternativi.
Timberg e il Washington Post, che è di proprietà del miliardario AD di Amazon, Jeff Bezos, sono inquadrati come maccartisti per un articolo pubblicato il Giorno del Ringraziamento in cui, citando “esperti” senza nome di un gruppo oscuro chiamato PropOrNot, diffamano come strumenti della Russia 200 siti alternativi. La lista nera comprende alcune delle voci più informate e coraggiose su Internet come Naked Capitalism, Truthout, CounterPunch, and Truthdig, dove il brillante Chris Hedges, membro di un gruppo del New York Times che ha vinto il Premio Pulitzer nel 2002, pone regolarmente domande scomode come questa:
“Quando guarderemo indietro a questo triste, patetico periodo della storia americana ci faremo le domande che si fanno tutti quelli che si sono lasciati scivolare nel dispotismo: Perché dormivamo? Come abbiamo potuto permettere che questo accada? Perché non ci siamo accorti che stava arrivando? Perché non abbiamo resistito?”.
Circolano abbondanti teorie sul motivo per cui Timberg avrebbe scritto quell’articolo basato su fonti scadenti e diffamato alcuni dei migliori scrittori e pensatori su Internet. Una linea di pensiero è che i media mainstream stanno lottando per sopravvivere finanziariamente e devono battere la concorrenza. Altri vedono qualcosa di molto più nefasto. Max Blumenthal su AlterNet lo riassume in questo modo:
“Notizie false e propaganda russa sono oggetto del grande panico morale post-elettorale, una strisciante teoria del complotto in stile Sharia per i liberali traumatizzati. Sperando di punire le oscure forze straniere che essi accusano di aver sabotato le elezioni, molti di questi addetti ai lavori si sono aggrappati a una campagna maccartista che reclama indagini governative su una vasta gamma di media alternativi”.
Glen Ford, Editore Escutivo di Black Agenda Report, basandosi sulla teoria di Blumenthal scrive:
“Se la Clinton avesse vinto le elezioni, avrebbe iniziato una campagna di repressione contro la sinistra lungo le stesse linee di sicurezza nazionale indicate dall’articolo del Washington Post, e quel giornale probabilmente sarebbe alla guida delle accuse propagandistiche.
L’amministrazione Obama e il proprietario del W.Post Bezos sono molto vicini politicamente. Già nel 2013, quando Obama stava ancora cercando di concludere un ‘grande patto’ con i repubblicani in Congresso, Bezos propose minori aliquote dell’imposta sulle società per stimolare la crescita economica, e presentò come modello il centro di distribuzione di Amazon a Chattanooga, Tennessee, – nonostante le condizioni di lavoro deplorevoli, i salari bassi (meno di $ 12 all’ora, per iniziare) e il pesante uso di lavoratori part-time e a contratto presso quell’impianto. Il suo economista alla Casa Bianca, Gene Sperling, dichiarò alla stampa: ‘Dovremmo cercare altre vie per la crescita, diverse grandi occasioni per aumentare i posti di lavoro della classe media’. Bezos chiuse l’accordo sul Washington Post quello stesso anno. Il suo giornale è chiaramente il riferimento per il modello di fascismo dei Democratici, che è follemente spacciato per crociata anti-fascista”.
Anche Black Agenda Report è nella lista nera dei 200 siti web, come strumento della Russia.
L’articolo pubblicato da Timberg nel Giorno del Ringraziamento ha ora 14.800 commenti dei lettori, molti dei quali coprono di ridicolo Timberg e il W.Post. Un commento da “dmarney” rappresenta il buon senso intellettuale del lettori del Post.
dmarney 11/29/2016 6:42 PM EST:
“Una storia di notizie false su false notizie provenienti da ricercatori falsi che scrivono su un ora fasullo organo di stampa che in passato costrinse alle dimissioni un presidente degli Stati Uniti con giornalismo investigativo, in tempi in cui i cinici ancora restavano al loro posto. Non si può fare questa roba”.
Un altro commentatore con il nome, Sala V, scrive:
“Ora il W.Post si riduce ad essere solo uno straccio maccartista. La lista nera, prodotta dall’oscuro gruppo PropOrNot e spudoratamente promossa da codesto ex giornale, comprende siti online come Truthout, Truthdig, e Consortium News, ciascuno dei quali esercita il giornalismo a un livello non più visto su codeste pagine. La gente dovrebbe voltare le spalle ai predicatori del neo-maccartismo”.
Molti degli articoli che buttano Timberg nella spazzatura si riferiscono a lui come “corrispondente di tecnologia ” per il W.Post perché quella attualmente è la dicitura sotto i suoi articoli. Il suo background è molto più complicato. Per cominciare, il suo agente, Gillian MacKenzie, afferma sul suo sito web che “è stato per cinque anni membro del Consiglio per i Rapporti con l’Estero (CFR)”. Co-presidente del Consiglio per i Rapporti con l’Estero è Robert Rubin, Segretario al Tesoro sotto Bill Clinton, che ebbe un ruolo importante nella deregolamentazione di Wall Street e nell’abrogazione del Glass-Steagall Act, mettendo in moto lo storico collasso finanziario del 2008. Il programma del CFR comprende circa 200 multinazionali.
La biografia ufficiale di Timberg mostra che il suo precedente incarico presso il Washington Post comprende un periodo di lavoro come capo dell’ufficio di Johannesburg che coprì crisi politiche in Zimbabwe, Costa d’Avorio e Nigeria. In seguito divenne viceredattore per la sicurezza nazionale e, infine, si trasferì al suo attuale posto di Corrispondente per la Tecnologia. Ma quando diciamo “tecnologia”, non stiamo parlando di computer. In questo C-Span video del 2013, Timberg parla di tecnologia di riconoscimento facciale utilizzata dalle forze dell’ordine per la sorveglianza. In questo C-Span video, del 2014, Timberg intervista Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google, sulle rivelazioni del programma di sorveglianza di massa della NSA. L’intervista è condotta presso il Cato Institute – un’organizzazione no-profit di estrema destra che in parte fu segretamente proprietà dei fratelli Koch per decenni.
Il padre di Timberg, il defunto Robert Timberg, era stato uno scrittore politico al Baltimore Sun e autore di due libri sulla guerra del Vietnam. Il primo, “il canto dell’usignolo”, ricostruisce le vite di cinque dei suoi compagni laureati all’Accademia Navale: il senatore John McCain; il tenente colonnello Oliver North; il senatore e Segretario della Marina Jim Webb; i Consulenti per la Sicurezza Nazionale John Poindexter e Robert McFarlane. North, Poindexter e McFarlane ebbero un ruolo centrale nello scandalo Iran-Contra.
Il sito Wall Street on Parade ha una propria teoria su questi attacchi maccartisti che vengono sulla scia del discredito del Comitato Nazionale Democratico come piazzista di propaganda per la continuità di governo a Washington, e come sabotatore della campagna presidenziale genuinamente populista del senatore Bernie Sanders. Molti dei siti web finiti sulla lista nera sono quelli che hanno pubblicato rapporti approfonditi sulle e-mail svelate da WikiLeaks che hanno aperto una finestra prima chiusa sulla corruzione di Wall Street all’interno del Partito Democratico.
Quando Wall Street on Parade pubblicò la storia bomba, dai messaggi di posta elettronica di WikiLeaks, con la dimostrazione che un dirigente di Citigroup (la mega banca di Wall Street corrotta, al collasso, e massicciamente salvata) aveva fatto assumere personaggi chiave per il primo mandato del presidente Obama, ci aspettavamo di vedere quella storia balzare rapidamente sulla prima pagina del Washington Post. Invece lì deve ancora vedere la luce del giorno. Lo stesso vale per il New York Times. Entrambi i comitati di redazione, del Post e del Times, sostengono la candidata democratica alla presidenza Hillary Clinton. A quanto pare entrambi i giornali hanno censurato un articolo che documenta con e-mail autentiche come Wall Street abbia continuato a tenere le redini del potere a Washington, anche nel corso dell’epico crollo economico che quella borsa aveva creato.
Wikileaks, che ha messo a disposizione quelle e-mail nel pubblico interesse, è incluso nella lista nera dei 200 siti. Il Washington Post e il New York Times, che hanno sottratto ai loro lettori questa storia bomba con una censura oltraggiosa, non hanno fatto quel taglio come strumento di propaganda?
[1] Si riferisce al gioco della pignatta, che regala dolciumi ai bambini quando la rompono.