Dinanzi al dramma di Aleppo emergono tutte le contraddizioni, le ambiguità e le ipocrisie delle società occidentali.
Come dice il Movimento Nonviolento quella siriana è “E’ una guerra sporca, sporca come tutte le guerre. Nasce con la risposta violenta del regime familiare di Assad alla “primavera araba” siriana, alla richiesta popolare e pacifica di più diritti e più democrazia, soffocata nel sangue dal regime fin dal marzo del 2011 e repressa con la tortura sistematica degli oppositori, come denuncia anche il Syrian Nonviolence Movement. Continua con la nascita dell’”esercito libero siriano” che risponde alla violenza del regime organizzando la contro-violenza armata, e poi con il radicamento delle milizie fondamentaliste, anche internazionali, che cercano di egemonizzare l’opposizione al regime. Si aggiungono – dall’altro lato – il sostegno militare russo e iraniano ad Assad e l’arrivo di armi, tante armi, a tutte le parti in guerra. Armi russe al regime, armi USA nelle mani di ribelli e terroristi. Armi italiane finite probabilmente da entrambi le parti in conflitto, visto che il nostro Paese, fino al 2011, è stato il principale fornitore di armi nell’Unione Europea al governo siriano.“
Una tragedia, come in tutte le guerre, nella quale si dispiegano tutti gli imperialismi, rispetto ai quali la guerra è funzionale: quello americano di sostegno alle milizie anti Assad, quello russo di sostegno ad Assad, quello dell’Isis di conquista del medio oriente, quello Turco di annientamento del popolo curdo.
Dinanzi a questo balbettiamo, ciascuno riconosce l’imperialismo dell’avversario, negando il proprio, e in questa assurda ambiguità lasciamo consumare il dramma di Aleppo, come un tempo lasciammo consumare il dramma di Saraievo.
Riprendendo il Movimento Nonviolento: “Se la guerra, in quanto tale, è un crimine contro l’umanità, la guerra moderna – iniziata con i bombardamenti sulle città della seconda guerra mondiale, fino alla distruzione atomica di Hiroshima e Nagasaki – è terrorismo allo stato puro: colpisce indiscriminatamente e deliberatamente i civili per piegare la resistenza dei nemici. E’ un dato acquisito, una strategia militare consolidata e rinforzata anche dall’uso dei droni.”.
Ed in queste contraddizioni vivono anche i movimenti per la pace, all’interno del quale ancora albergano quanti credono ancora nella guerra giusta, nel fine che giustifica i mezzi… guardando quel dramma con occhi miopi.
E’ necessario un nuovo movimento per la pace che affermi e dichiari, dinanzi a tutti i drammi consumati in questi ultimi decenni, che l’unica opzione necessaria è la fuoriuscita dal tempo e dalla logica della guerra, contrastandola sul piano culturale, struttura e diretto.
Un movimento per la pace capace di mettere in campo alternative a questa logica militare che sta distruggendo popoli, ambienti e aumentando le disuguaglianze.
In quest’ottica l’Accademia Apuana della Pace, nell’esprimere la propria vicinanza e solidarietà a tutte le popolazioni vittime del conflitto, denuncia con forza questi imperialismi che, con la guerra e le vittime necessarie, vogliono disegnare equilibri geopolitici funzionali e strumentali ai propri interessi economici e politici auspicando la costruzione di un movimento per la pace, nonviolento, che indichi un’alternativa politica, economica e ambientale alla devastazione in cui questa politica militare ci ha portati.
Accademia Apuana della Pace