Non c’è niente di più anti-patriottico dell’evasione fiscale. Abbiamo permesso troppo a lungo che datori di lavoro corretti venissero battuti da quelli che si rifiutano di rispettare le regole.
Ieri, 5 novembre, ho parlato al Centre for Labour and Social Studies del modo di ribaltare sei anni di fallimenti e di tagli selvaggi a opera dei conservatori. Abbiamo bisogno di cominciare con una Brexit trasparente e responsabile. I laburisti accettano e rispettano il voto del popolo britannico, ma il governo sta evitando un esame minuzioso per nascondere il fatto che non ha un vero piano. La Gran Bretagna merita maggiori dettagli del vuoto slogan “Brexit significa Brexit”. Per questo sosteniamo una Brexit che dia priorità ai posti di lavoro, al tenore di vita e all’economia.
E soprattutto abbiamo bisogno di investire. Un paese che non investe è un paese che si è arreso. Ho presentato la proposta di una Banca Nazionale di Investimento e di 500 miliardi di sterline di investimenti in dieci anni per rimettere in sesto la nostra banda larga, le nostre ferrovie, le nostre case, le nostre infrastrutture energetiche e la nostra industria – per ricostruire e trasformare la Gran Bretagna.
Per realizzare questa trasformazione faremo in modo che tutti paghino la loro parte. L’evasione fiscale è un atto di vandalismo contro chi è in lista d’attesa per un’operazione, contro gli anziani con un’assistenza insufficiente, contro i giovani in classi sovraffollate, contro gli investimenti per l’economia – e il prossimo governo laburista non intende tollerarla.
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