Shashat, il Festival delle Donne, lancia il 12 novembre la sua decima edizione nell’ambito di un’iniziativa cinematografica chiamata “Che sarà domani”.
Shashat, significa “schermi” in arabo. Si compone di proiezioni, dibattiti, tavole rotonde, workshop.
Il festival è in programma dal 12 novembre fino al 11 dicembre in 17 città, due campi profughi e una scuola. Si svolge in collaborazione con otto università e 14 organizzazioni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, con 90 proiezioni di quattro film di giovani registe.
E’ prevista l’apertura sabato con la proiezione di due film nell’auditorium Rashad Shawwa nella Striscia di Gaza e al Cultural Palace di Ramallah.
“Quella di domani è un’iniziativa cinematografica, con cui Shashat vuole sostenere la creatività delle giovani registe palestinesi, soprattutto dalle zone periferiche, offrendo loro l’opportunità di produrre cultura ed esprimere i diversi mondi della realtà palestinese”, recita il comunicato stampa.
“Il 10° festival è una continuazione dell’impegno di Shashat per l’attività cinematografica in tutta la Palestina, nella convinzione che la cultura è un diritto umano, costruito in questo caso attraverso la sinergia
tra organizzazioni culturali e organizzazioni della comunità che lavorano in villaggi, paesi, città, campi profughi e università di tutta la Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Tutto ciò per contribuire a una società civile solida e dinamica che esprima tutta la ricchezza della diversità della vita palestinese “.
Quattro film realizzati da registe palestinesi di Gaza, Hebron, dell’area beduina di Wadi Abu Hindi e Nablus saranno presentati durante il festival:
*Un’estate molto calda*, 16:42 minuti, 2016, di Areej Abu Eid. L’esperienza personale della regista durante la guerra di Gaza del 2014.
*Graffiti*, 16:05 minuti, 2016, di Fidaa Nasr. Narra di un graffito anonimo trovato su un muro a Hebron, che racconta dell’amore nel momento della morte.
*Salha*, 13:09 minuti 2016, di Lana Hijazi e Yousef Atwa. Le registe incontrano ad Wadi Abu Hindi la giovane beduina Salha Hamadeen che ha ricevuto nel 2012 il ” Premio Internazionale Hans Christian Anderson” per la storia “Hantoush.”
*In Mawtini*, 22:46 minuti, 2016, di Nagham Kilani. Affronta il tema molto complesso delle identità.
“Questo festival è significativo non solo per il cinema delle donne, ma per tutta la cultura cinematografica in Palestina. E’ il più lungo festival del cinema in esecuzione in Palestina e anche il più longevo festival del cinema delle donne nel mondo arabo”, ha detto la direttrice generale Alia Arasoughly, che ha supervisionato la produzione dei film.
La vice-presidente, Abdel-Nasser al-Najjar, ha commentato il tema del festival, “Che sarà domani”: “E ‘indispensabile per formare fra le giovani palestinesi dei quadri responsabili esprimere con serietà le ansie, le paure, le disperazioni, le aspirazioni e le speranze che nutrono per il loro futuro nell’ambiente sicuro e
costruttivo delle loro università locali, organizzazioni e comunità. ”
Shashat, che ha ricevuto l’Award for Excellence in Cinema 2010 dal Ministero della Cultura palestinese, è un’organizzazione non governativa il cui obiettivo, sin dalla sua fondazione nel 2005, è il cinema delle donne e le implicazioni sociali e culturali della rappresentazione delle donne.
Il 10° Film Festival delle donne ha ricevuto un finanziamento dal Fondo europeo per la democrazia, EED, National Endowment for Democracy, NED, e CFD, una organizzazione di pace femminista svizzero.
http://www.shashat.org/en/
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