Ci siamo domandati se fosse ancora una volta il caso di fare il “politicamente corretto” e dirci che, quando ci sono morti alle cave, bisogna stare in silenzio, nel dolore. Ed abbiamo deciso, invece, che era ora di smetterla con il silenzio, di fronte ad uno stillicidio di morti che non ha paragoni nella civiltà occidentale. Non è più accettabile il silenzio, il far finta di niente della politica, dei sindacati, della chiesa, delle istituzioni, della pubblica opinione, dei benpensanti. Noi siamo profondamente inorriditi e indignati davanti all’ennesima morte nelle cave di marmo delle Alpi Apuane. E lo diciamo. Negli ultimi anni sono state troppe le persone che vi hanno perso la vita o che sono rimaste gravemente infortunate. Fare questo comunicato in un momento così delicato è doloroso ma allo stesso tempo doveroso perché non possiamo più accettare che questa economia si porti via la nostra gente, le nostre montagne ed il nostro futuro. Da molto tempo ci opponiamo alla monocultura del marmo non solo con la denuncia ma con la costruzione di un’alternativa economica che sta producendo risultati importanti. Dobbiamo cominciare a chiudere le cave: vale più il profitto di pochi, vale più uno stipendio per un lavoro usurante o la vita dei lavoratori? La Regione, il suo Presidente, gli industriali, la CGIL-CISL e UIL, i partiti, tutti, ce lo dicano. Ci dicano se Carrara è Terzo Mondo, se è un’appendice africana o asiatica. Chiudere le cave -come segno di un passato da cancellare, che non produce alcuna cultura e alcun positivo effetto- ed aprire un serio percorso di riconversione economica. Ecco ciò che si deve fare e che pretendiamo si faccia. Davanti all’ennesimo lutto chiediamo di essere ascoltati e pretendiamo che Enrico Rossi parli, una volta tanto, con il mondo di chi, gli ambientalisti, ha capito ed ha chiaro come si mette fine a questo immenso dolore di figli, famiglie, mogli, madri. Ci pare, oggi, aldilà della retorica che sentiremo nelle prossime ore, di essere i soli che stanno con questa gente e famiglie. Basta. Ora è il tempo della lotta e non delle lacrime: di quelle ne abbiamo versate fin troppe, nell’indifferenza sostanziale delle classi dirigenti e della politica.
Lo denunceremo il prossimo Sabato 3 Dicembre a Villa Bottini in via Elisa 9 a Lucca, dove per l’occasione verrà allestita una mostra che parla proprio anche di queste morti. E invitiamo tutti a venire ed a fare di Villa Bottini, sabato, il luogo di una grande manifestazione di protesta contro la morte alle cave. Sarà un momento per riflettere sulla distruzione delle Alpi Apuane e sull’alternativa economica.
Ecco il programma:
Sabato 3 Dicembre ore 16:30
Saluto delle istituzioni interviene l’ Assessora Ilaria Vietina
Associazione Il Giardino di Marinella “Nutrimento e cura del Paesaggio”
Eros Tetti “La distruzione delle Alpi Apuane”
Fabio Baroni “Comunità e nuove forme di partecipazione nelle Alpi Apuane”
Con questo comunicato vogliamo comunicare le nostre sentite condoglianze ai familiari e far loro sapere che non ci fermeremo finché questo tipo di monocoltura del marmo non sarà finito.
Coordinamento Apuano
(Cai, Fai, Italia Nostra, Legambiente, Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio, Salviamo le Apuane, Salviamo le Alpi Apuane, Società dei Territorialisti, WWF)