In risposta all’assessora Baldassarre in merito allo sgombero
Leggiamo con sconcerto le parole dell’assessora Baldassarre. Dalla sua nota si evince una disarmante disinformazione sulle dimensioni di un fenomeno che per mesi associazioni, ONG, istituzioni socio-sanitarie ed internazionali hanno provato a rappresentare alle amministrazioni che si sono succedute a Roma.
A differenza di quanto da lei affermato, ieri -30 settembre- 102 migranti che si sono affidati alle istituzioni, riponendo le loro speranze nella richiesta di asilo e nell’adesione al farraginoso programma europeo di relocation, sono saliti volontariamente sui mezzi delle forze dell’ordine e sono stati accompagnati in Questura per l’identificazione e la richiesta di protezione internazionale. Questo grazie alla mediazione e all’informativa legale che attivisti e operatori non comunali hanno garantito.
Come l’assessora ben sa, con lo stop alle richieste d’asilo della Questura, si trattava dell’unica via per accedere alla procedura che può regolarizzare la loro posizione sul territorio europeo e che -per la legge- dovrebbe garantir loro accoglienza in capo a poche ore dalla domanda. Sappiamo che l’amministrazione con qualche spostamento di pedine, ha liberato circa 75 posti nelle pochissime strutture che a Roma ospitano i migranti in transito, nelle ore precedenti la mattina di ieri. In queste strutture erano e sono accolti non solo transitanti, ma anche coloro che non avevano ancora potuto formalizzare la richiesta d’asilo e si sono visti questa strada -proprio quella legale- sbarrata dall’ufficio profughi della capitale d’Italia.
Il personale di quest’ultimo ente aveva prima detto informalmente che le persone già in attesa in quelle strutture avevano ben poche possibilità di essere realmente ricevute in Questura, poi -il 21 settembre- ha comunicato agli attivisti che non sarebbero state raccolte nuove richieste d’asilo.
A poche ore dal blitz di ieri, ecco spuntare i posti letto ed ora un post che annuncia la risoluzione del problema transitanti a Roma. Chiediamo: è l’amministrazione a conoscenza del fatto che chi non voleva fermarsi in Italia e chiedere asilo è ora in strada?
Che tutela riceveranno le persone che sono salite ieri sull’autobus della polizia sperando di riuscire a formalizzare la loro richiesta?
E dove saranno accolti i nuovi transitanti, con i centri pieni?
Dallo sgombero di Ponte Mammolo che portò i migranti alla stazione Tiburtina e dalla riapertura per volontà del Comune dell’ex centro Baobab a giugno 2015, gli attivisti hanno gridato ai quattro venti che serviva l’interesse delle istituzioni su un fenomeno di carattere europeo e che, ancora una volta, viene visto solo come un problema di decoro urbano e ordine pubblico e non come una questione umanitaria. Così, invece, è stato inquadrato a Milano, Parigi e dove si è compreso che -a prescindere dall’immobilismo europeo- la dignità viene prima. Abbiamo ascoltato, collaborato, trattato e progettato, spiegando di cosa queste persone abbiano bisogno. Sono passati oltre venti giorni dalla rottura del tavolo istituito presso l’assessorato, che aveva come obiettivo l’individuazione di soluzioni a breve e lungo periodo.
Da quel giorno, che ha visto il Comune ammettere di aver parlato troppo presto annunciando -a fine luglio- la costruzione di una tendopoli, nessun passo avanti è stato fatto per approntare quelle misure di cui ora leggiamo, come l’info-point di primissima accoglienza e smistamento verso centri per transitanti, allo stato attuale insufficienti o occupati da chi -da richiedente asilo- non ha ricevuto altra sistemazione.
In questo momento, i migranti transitanti, quelli “veri”, per dirla con l’assessora, sono in mezzo alla strada, di nuovo alla stazione.
I lavoratori della Sala operativa sociale hanno fatto un lavoro encomiabile nella scarsità di mezzi, risorse e posti letto. Quei posti che saltano fuori quando c’è da fare l’ennesimo spot, sgomberando e sprecando quello che altri cittadini, realtà sociali ed enti religiosi hanno donato per i transitanti. Tutto ciò che con un post l’amministrazione vanta, è frutto del lavoro duro di chi in questi mesi ha riempito un vuoto: i protocolli, l’assistenza legale, il supporto sanitario, la mediazione culturale. Tutto venuto dal volontariato e dalle associazioni.
Venga, assessora, a constatare come adesso ci sia davvero un problema di igiene, decoro, ordine pubblico. Ora che i bagni pagati dai privati sono stati portati via, ora che non ci sarà un posto per delle brandine. Facile poi dire che chi accoglieva i transitanti e chi non aveva modo di chiedere asilo tenesse i migranti “con sé per oscure finalità”. Venga a vedere come sta una donna incinta quando viene spedita come un pacco da Como a Taranto e riprova a inseguire la sua libertà tra autobus, treni e trafficanti, quelli veri. Non le persone che il Comune ha incontrato dal 9 luglio al 12 settembre anche due volte a settimana, promettendo soluzioni a lungo e breve termine per i transitanti. Venga a vedere se l’inverno li fermerà. Venga a rendersi conto di come, ancora una volta, politici o tecnici, abbiate dato prova di cecità.