Mattarella, “inamissibile” è ignorare le violazioni di Israele dei diritti umani, non il boicottaggio
Durante la sua visita in Israele, nel corso di un incontro con la comunità italiana, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato della “grande amicizia” che lega l’Italia e Israele e ha affermato che “l’Italia è decisamente contraria al boicottaggio di Israele”, considerandolo “inammissibile”.
Quello che Mattarella dovrebbe considerare “inammissibile” sono le politiche di occupazione, di espropriazione, di apartheid e di colonizzazione che Israele porta avanti da decenni indisturbato e nella più assoluta impunità.
L’appropriazione di terre e di risorse palestinesi, la costruzione del Muro e l’espansione delle colonie, i bombardamenti e il blocco illegale della Striscia di Gaza, la detenzione di prigionieri politici, anche minori, il sistema di oltre 50 leggi che discrimina i palestinesi cittadini di Israele, gli oltre 7 milioni di Palestinesi costretti a vivere nei campi profughi o in esilio, tutto questo sì è inammissibile.
Non solo il boicottaggio di Israele è ammissibile, ma è anche una risposta necessaria ed eticamente corretta alle continue violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani. Una risposta resa ancora più doverosa dalla mancanza di volontà dei governi e delle istituzioni preposte a richiamare Israele alle sue responsabilità.
Come già Renzi un anno fa, il Presidente Mattarella ignora la storia e le caratteristiche del movimento nonviolento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) nei confronti di Israele. [1]
Lanciato nel 2005 da una coalizione trasversale della società civile palestinese, il movimento è oggi sostenuto da sindacati, movimenti, chiese, ONG in tutto il mondo e vi aderiscono artisti e intellettuali, tra cui Ken Loach, Naomi Klein, Roger Waters dei Pink Floyd nonché l’arcivescovo sudafricano e Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu.
Chi sostiene il movimento BDS è “decisamente contrario” allo status quo in cui Israele continua ad agire nell’impunità e nella negazione dei diritti fondamentali, grazie anche all’inazione degli Stati, delle istituzioni e delle imprese, anche italiane [2], che continuano a trarre profitti da questo contesto di illegalità.
Grazie al lavoro della società civile in tutto il mondo, aziende, banche, chiese e fondi pensioni hanno disinvestito dall’economia israeliana e importanti multinazionali, come Veolia, hanno interrotto i loro rapporti con Israele.[3]
Il boicottaggio è uno strumento nonviolento, riconosciuto e legittimo in grado di esercitare una forte pressione sulla politica e sull’economia, affinché non si rendano complici di un sistema di ingiustizia e di oppressione, così come è stato nella lotta contro l’apartheid in Sudafrica.
Ora più che mai, è importante in Italia rafforzare la campagna BDS in modo da porre fine alle complicità delle istituzioni e delle imprese italiane con questo sistema di illegalità internazionale.
“Inammissibile” è continuare a ignorare le violazioni di Israele invece di adottare misure concrete affinché siano rispettati i diritti umani, il diritto internazionale e le risoluzioni ONU e per sostenere la richiesta di libertà, giustizia e uguaglianza del popolo palestinese.