Chiuso il congresso mondiale per la pace dell’International Peace Bureau, mi sono concesso con mia moglie una giornata di spensierato turismo a Berlino. La nostra visita è cominciata da Alexander Platz. Una scelta forse suggerita dalla bellissima canzone di Battiato, o forse solo dal caso. Una piazza della zona est della città, grandissima, ampia, piena di gente e di vita. Era la festa della riunificazione e cosi c’erano dappertutto stand con cibo e altri prodotti. Gente semplice, allegra e con quella sensazione di semplicità e grigiore, ingenuità e dignità, per me impossibile da definire, che mi danno tutte le persone dell’Est. Impossibile non pensare ai tanti anni della guerra fredda, a quel muro che divideva la gente di una stessa città, di una stessa famiglia, a quel simbolo triste e inquietante che ha accompagnato la mia gioventù. Due grandi poteri si erano spartiti il mondo, avvolgendo una città in un manto di grigiore e paura colorato di assurdo. Ma la vita aveva continuato il suo corso, la gente aveva continuato ad amare, a lavorare, a sognare e a sperare e finalmente il muro era stato abbattuto.
Cosi passeggiando siamo arrivati alla porta di Brandeburgo, simbolo concreto della divisione della città. Che festa sarà stato l’abbattimento del muro! E soprattutto per la gente della parte orientale che gioia e che speranza in un mondo migliore, senza chiusura e controllo, ma con benessere e democrazia. Ma proprio li, in questi spazi immensi tipici di Berlino, proprio accanto alla Porta di Brandeburgo, ecco una costruzione grande e fredda, una sensazione di metallica violenza: l’ambasciata degli Stati Uniti. Non potevo credere ai miei occhi: lì, nel cuore della città, c’era il segno del dominio e del controllo di una potenza straniera sul suolo tedesco, ricordo della Seconda Guerra Mondiale. Una costruzione arrogante, segno che se una superpotenza aveva rinunciato al suo ruolo, l’altra continuava a tessere la sua ragnatela e ad affondare i suoi artigli nel suolo. Simbolo che la guerra per il controllo e il potere in realtà non è mai finita. Una costruzione che anche da un punto di vista estetico è un’offesa al paesaggio circostante, un pugno nell’occhio, un’umiliazione per il popolo tedesco. Da questa ambasciata si è spiato, e si continua a farlo, i politici di tutta Europa. Un tradimento per gli abitanti dell’Est, che sperando in una vita migliore si sono ritrovati invece nell’asfissiante lotta per arrivare alla fine del mese. Un tradimento per chi credeva, ingenuamente, che l’Occidente significasse pace, libertà e giustizia.
Al momento di decidere per la riunificazione della Germania furono date a Gorbaciov chiare garanzie che la NATO non si sarebbe mai estesa ai paesi dell’Europa dell’est. Promessa non mantenuta, nuovo tradimento che ha portato l’esercito degli Stati Uniti ai confini della Russia, avanzando nell’insano e irrealizzabile progetto di controllare tutto il pianeta. E oggi i popoli dell’Est sono nuovamente violentati: una propaganda, simile a quella nazista, che utilizzando tutti i mass media disponibili, corrompendo uomini e istituzioni, crea terrore e individua nella Russia il lupo bolscevico da annientare. Una nuova guerra, questa volta caldissima.
Ma intorno c’erano migliaia di persone in festa, musica, vita e allegria… cosi abbiamo continuato la nostra passeggiata spensierata tra i bellissimi mercatini, quello delle pulci, quello degli artisti lungo il fiume. Una sensazione particolare mi ha avvolto. Un ricordo vago di un’altra vita, in altri anni, in cui forse ero una artista e esponevo i miei quadri, forse in un altro tempo. Una sensazione di antico come un dolce soffio di aria fresca, una sensazione di infinito come se fossimo molto di più di quello che crediamo. Una sensazione indescrivibile che la vita non è legata a un tempo e a uno spazio, che la vita è essenzialmente libertà. E cosi una speranza certezza ha dimorato per un attimo nel mio cuore: nonostante i momenti bui in cui siamo costretti a vivere, l’umanità troverà la strada verso nuovi orizzonti dove l’altro non è un estraneo, un nemico, una cosa da sfruttare con rapacità. Nuovi orizzonti di sincerità, di verità, di giustizia e di amore, dove le speranze più belle e profonde non vengono tradite.
Grazie Berlino.