Questa mattina quattordici climber di Greenpeace hanno aperto uno striscione di oltre 70 metri quadrati con il messaggio: “Non svendete la democrazia – #StopCETA” sul centro congressi europeo di Lussemburgo, dove i ministri dei Paesi Ue si stanno per incontrare. Greenpeace e altre organizzazioni della società civile si oppongono alla ratifica del CETA, accordo commerciale tra Ue e Canada, perché si tratta di una minaccia per la democrazia, per le politiche ambientali europee e i servizi pubblici.
«Il messaggio per il governo italiano e l’Unione europea è molto chiaro: il CETA va fermato», dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura e progetti speciali di Greenpeace Italia. «Se oggi i ministri dovessero firmare l’accordo, compierebbero un gesto contrario al volere della maggioranza dell’opinione pubblica europea. Le relazioni commerciali tra l’Ue e gli altri Paesi dovrebbero seguire i basilari principi democratici e contribuire a tutelare clima, ambiente, politiche sociali, oltre che raggiungere obiettivi di carattere economico. Il CETA invece, così com’è, antepone gli interessi delle multinazionali a quelli delle persone e del Pianeta».
Nel corso delle negoziazioni la Commissione europea non ha condotto un’adeguata consultazione con la società civile e i Parlamenti nazionali, perciò l’opposizione all’accordo Ue-Canada è cresciuta nel tempo. I negoziatori hanno quindi cercato di rassicurare i critici del CETA con una dichiarazione pubblica, mossa che però non ha chiarito alcuni aspetti fondamentali.
Un punto di particolare preoccupazione consiste nell’inclusione nel CETA dell’ICS – un sistema per la protezione degli investimenti – che dà agli investitori stranieri particolari privilegi. Ogni multinazionale con sede o filiale in Canada potrà utilizzare questo sistema per sfidare leggi e standard dell’Ue. L’ICS, al pari di altre disposizioni previste dal CETA, mina il diritto dei governi di adottare e far rispettare leggi di interesse pubblico, ad esempio per proteggere l’ambiente o la salute pubblica.
Il CETA contiene anche una versione annacquata del principio di precauzione, che rischia di aprire la strada a un indebolimento degli standard ambientali europei. Inoltre l’accordo permetterebbe alle aziende canadesi di avere accesso agli appalti per tutti i servizi pubblici, compresi quelli legati all’acqua. La dichiarazione congiunta non chiarisce il fatto che a causa del CETA, qualora le autorità pubbliche decidano di riportare i servizi pubblici sotto il controllo delle autorità pubbliche locali, rischierebbero di ricevere richieste di risarcimento da parte degli investitori canadesi.
«Un buon accordo sul commercio non dovrebbe entrare in conflitto con altri provvedimenti di interesse collettivo, come l’accordo sul clima di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite», continua Ferrario. «Qualsiasi accordo che metta a rischio standard ambientali, di salute pubblica e del lavoro, per concedere poteri privilegiati alle multinazionali, servirà invece ad alimentare le disuguaglianze a scapito dei cittadini», conclude Ferrario.
Durante la riunione odierna del Consiglio a Lussemburgo, i ministri dell’Ue saranno tenuti a segnalare la disponibilità dei rispettivi Paesi a firmare il CETA. Si deciderà inoltre quali parti del trattato applicare in via provvisoria. Se il Consiglio raggiungerà un accordo a sostegno del trattato, i rappresentanti dei 28 Stati membri dell’Ue, la stessa Ue e il Canada firmeranno ufficialmente il CETA durante il vertice di Bruxelles del prossimo 27 ottobre. Il Parlamento europeo discuterà e voterà la ratifica a fine 2016 o all’inizio del 2017. Se il Parlamento Ue voterà a favore del CETA, gran parte dell’accordo entrerà provvisoriamente in vigore prima che i Parlamenti nazionali abbiano il tempo di esprimersi a riguardo.