Troppe voci raccontano della Siria solo quanto e cosa “conviene”. Ma dal cuore della tragedia arriva una testimonianza diretta. Il vescovo maronita di Aleppo denuncia di fronte alla commissione del Senato: «Siamo assediati dai terroristi, noi vittime dei ribelli».
Sono parole pesantissime quelle pronunciate dall’arcivescovo cattolico maronita di Aleppo, Joseph Tobji, di fronte alla Commissione Esteri del Senato, come spiega la rivista di geopolitica e studi internazionali “Sponda sud”. Il prelato porta la sua testimonianza diretta sulla situazione nella seconda città della Siria: “I terroristi tirano ai civili. I bambini morti o mutilati sono migliaia. Aleppo è la città più distrutta dopo Hiroshima. Non ci sono più chiese. Da 5 anni abbiamo la corrente elettrica solo per due ore al giorno. I generatori privati per un’energia minimale di 3 ampere costano l’equivalente di un terzo di uno stipendio mensile. I terroristi hanno tagliato l’acqua alla parte ovest. Io stesso, per la doccia, uso 4 litri di acqua che vengono poi riciclati grazie ad un catino sottostante. Coloro che erano ricchi vivono ora sulla soglia della povertà, gli altri sono drammaticamente sotto. Quando Aleppo è assediata, manca tutto: anche pane e medicinali”.
Una versione molto diversa da quella fornita in queste settimane dai media occidentali e dalle organizzazioni umanitarie che parlano solo di Aleppo est e mai della sua parte occidentale, assediata da anni dai gruppi armati dell’opposizione, guidati dall’Esercito Siriano Libero e dai terroristi di al Qaeda. “Non vedo Assad come il diavolo. In Siria prima stavamo bene, era un mosaico vivibile, con un Islam moderato e aperto. Adesso viviamo in compagnia della morte. Aleppo, con 10 mila anni di storia, era la città siriana più importante per l’industria e la cultura. Aveva 4 milioni di abitanti, oggi sono circa un terzo”.
Le parole su Assad provocano la reazione di una parte dei commissari, in particolare del senatore Luigi Compagna (Conservatori e riformisti) che accosta il partito Baath di Siria e Iraq al nazismo. Monsignor Tobji non si scompone e fornisce la sua versione: “Le relazioni con il Governo sono buone da sempre. Assad è il Presidente eletto. Noi le processioni le facevamo con la scorta della polizia. Qualcuno ci accusa di essere venduti al Governo, ma perché mi devono imporre l’idea che Assad sia il diavolo? I ribelli sono seguiti convintamente da pochissime persone. I terroristi hanno buoni rapporti con i turchi. Ho visto terroristi dell’ISIS parlare amichevolmente con militari turchi. In più ci sono gli stranieri wahabiti sauditi che strumentalizzano l’Islam per scatenare la guerra”.
Perchè il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha accusato direttamente Assad all’Assemblea generale? Tobji ha risposto ironico: “Mi sembra che Ban Ki Moon viva a New York. Io vivo ad Aleppo ovest”.
Tobji premette: “Io sono un uomo di Chiesa, non sono un politico. Penso però che gli Usa sbaglino a voler imporre il loro modello di democrazia. Venire con arroganza a dire che il Presidente eletto non va bene, mi suona come dittatura. Dopo Saddam Hussein come si è ridotto l’Iraq? I media calpestano la verità e sono parziali. Per far smettere la guerra servono due cose: stop alla vendita di armi e bloccare il flusso di terroristi via Turchia e Giordania. Le sanzioni economiche – prosegue – sono peggiori delle bombe, perché fanno male a semplici cittadini. Sono immorali e ingiuste. Gli Stati Uniti sbagliano o agiscono con volontà? Con la guerra ci si guadagna due volte: si vendono armi e poi c’è la ricostruzione…”.
Secondo Tobji è assurdo pensare che che le potenze mondiali insieme non possano far fuori una banda di terroristi per quanto organizzati. Poi cita Papa Francesco: “Ha individuato bene il problema, in Siria non ci sono né una rivoluzione né una guerra civile. C’è la terza guerra mondiale per procura. Noi siamo un giocattolo nelle mani delle grandi potenze“.
Spetta al Presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinand Casini, il compito di chiudere un’audizione che ha sorpreso – e irritato – molti senatori, evidentemente poco abituati ad ascoltare l’altra verità sulla guerra in Siria, quella poco rappresentata dai media occidentali: “La Siria non può rimanere in una guerra permanente, serve una exit strategy. Anche gli Usa, che ponevano come precondizione l’allontanamento di Assad, ora pensano a una fase intermedia. Non si può combattere contemporaneamente contro i terroristi e contro il regime. Le grandi potenze vogliono la divisione della Siria e uno stato di disgregazione permanente. Noi paghiamo con 4 milioni di profughi. Ha ragione il ministro Gentiloni: bisogna fermare i bombardamenti, altrimenti Aleppo muore. Il Parlamento italiano – conclude Casini – non può rimanere insensibile”.