Jeremy Corbyn ha chiuso il congresso del Partito Laburista a Liverpool, che ha sancito la sua ri-elezione a leader, con un discorso appassionato e visionario, accolto da una standing ovation e ha poi chiamato sul palco i militanti a cantare Red Flag, la versione inglese di Bandiera rossa.
Corbyn ha ricordato che “ottenere giustizia per tutti e cambiare la società per il beneficio di tutti è il cuore del laburismo.” Dunque è giusto fare campagne e protestare, ma anche “conquistare il potere a livello locale e nazionale, per realizzare il profondo cambiamento di cui il paese ha un disperato bisogno.” Per questo “il compito fondamentale del partito è quello di ricostituire la fiducia e l’appoggio necessari a vincere le prossime elezioni e formare il nuovo governo.”
Pur “onorato di essere stato eletto per la seconda volta e con un mandato ancora più ampio”, Corbyn ha invitato a “fare le cose meglio e lavorare insieme in modo più efficace” e non si è tirato indietro rispetto alle accuse di anti-semitismo rivolte tra l’altro ad alcuni esponenti di Momentum, il movimento giovanile risultato fondamentale per assicurargli la vittoria. “Voglio essere assolutamente chiaro: l’anti-semitismo è un male. Ha causato i peggiori crimini del XX secolo ed è nostra responsabilità fare in modo che non si diffonda più nella nostra società. Noi abbiamo sempre lottato e sempre lotteremo contro il pregiudizio e l’odio verso gli ebrei.”
Corbyn ha poi ricordato che con oltre 500.000 membri il Partito Laburista è ormai il più grande partito politico dell’Europa occidentale; i nuovi iscritti degli ultimi mesi hanno superato quelli dei precedenti vent’anni e il totale dei membri corrisponde a quelli di tutti gli altri partiti messi insieme. E questo è dovuto al fatto che ormai la gente non ne può più del cosiddetto libero mercato e della crescente disuguaglianza e cerca un’alternativa all’austerity.
Corbyn ha dedicato una larga parte del discorso a una sferzante critica dei conservatori, “incapaci di rispondere al crollo del vecchio sistema economico, perché ce l’hanno nel DNA”. Sono il partito dell’elite privilegiata e sanno solo privatizzare, liberalizzare ed esternalizzare, facendo crescere la disuguaglianza, definita “il grande scandalo del nostro tempo”. Una lunga e dettagliata panoramica delle politiche portate avanti dal governo di Cameron dimostra le disastrose conseguenze di tali politiche sulla maggioranza della popolazione. E il nuovo governo di Theresa May, nonostante dichiarazioni e promesse di combattere la disuguaglianza, non si discosta da questa linea.
Corbyn è poi passato a elencare le misure che un governo da lui guidato prenderebbe: aumento del salario minimo, messa al bando del lavoro a zero ore, ri-nazionalizzazione delle ferrovie, piano per la casa per risolvere la drammatica crisi degli alloggi, rafforzamento dei servizi sanitari ed educativi pubblici, decise azioni contro il cambiamento climatico, punizione dell’evasione fiscale, più tasse per i ricchi, istituzione di una Banca Nazionale di Investimenti per ricostruire e finanziare la Gran Bretagna.
Ha poi affrontato di petto il tema dell’immigrazione, che è stato centrale nella campagna per la Brexit, denunciando i “vergognosi attacchi agli immigrati, aumentati dopo il referendum” e ricordando che “non sono gli immigrati a far scendere i salari, ma i datori di lavoro che sfruttano i dipendenti e i politici che liberalizzano il mercato e calpestano i diritti sindacali. Non sono gli immigrati a mettere in difficoltà il servizio sanitario nazionale, che anzi continua a funzionare grazie agli infermieri e ai medici stranieri che hanno compensato le carenze dovute ai tagli degli investimenti nella formazione. Non sono gli immigrati a causare la crisi degli alloggi, ma il governo conservatore che non ha costruito nuove case”.
La questione dell’immigrazione e la crisi dei rifugiati, ha proseguito Corbyn, sono legate alle guerre in Medio Oriente, per cui “dobbiamo riconoscere il ruolo giocato dai ripetuti interventi militari voluti dai governi britannici. Le conseguenze di queste guerre sono state la diffusione del terrorismo, l’estremismo e la violenza che hanno costretto milioni di persone a fuggire dai loro paesi.” Dunque è stato giusto “scusarsi a nome del partito per la guerra in Iraq, affermare che abbiamo imparato la lezione e che una simile catastrofe non deve più accadere.”
In sintesi, c’è bisogno di “una politica estera basata sulla pace, la giustizia e i diritti umani.” Un governo laburista, ha promesso Corbyn, sospenderà le vendite d’armi ai paesi dove si registrano violazioni dei diritti umani e si commettono crimini di guerra, a cominciare dall’Arabia Saudita.
“Costruiremo insieme il socialismo del XXI secolo”, ha riassunto Corbyn. “Questa è la nostra visione, ma siamo sinceri: nessuno si farà convincere da una visione promossa da un partito diviso.”
E’ così tornato sulla questione delle aspre battaglie interne degli ultimi tempi e ammesso che “abbiamo una montagna elettorale da scalare. Ma se ci concentreremo sulle esigenze e le aspirazioni degli elettori della classe media e bassa, delle famiglie comuni, se dimostreremo di avere una proposta alternativa alle fallimentari politiche economiche del governo, sono convinto che riusciremo a costruire il sostegno elettorale in grado di battere i Tories”.
Il discorso si è concluso con un appello appassionato: “Dunque chiedo a ognuno di voi di accettare la decisione dei membri, di farla finita con la guerra di trincea e di lavorare insieme per sconfiggere i conservatori. Uniti possiamo disegnare il futuro e costruire una Gran Bretagna più giusta in un mondo di pace.”
Qui il discorso completo in inglese.