La tregua negoziata tra i russi e gli americani è entrata in vigore 5 giorni fa. Finora, è abbastanza rispettata. Gli Aleppini di confessione musulmana hanno potuto celebrare l’Eid al Adha (Festa del Sacrificio), nelle strade e nei giardini pubblici, senza il timore dei mortai e delle bombole di gas piene di chiodi e di esplosivi che i ribelli lanciavano su Aleppo da 4 anni e 2 mesi facendo ogni giorno numerose vittime. Finora, non vi è stata nessuna strage, come accadde 70 giorni fa durante la festa del Fitr, quando colpi di mortaio lanciati sui quartieri civili, su strade piene di famiglie in festa hanno fatto decine di morti, soprattutto bambini. Ma gli Aleppini stanno in guardia, essi sono scettici circa il rispetto prolungato della tregua, dal momento che quest’ultima non riguarda i due gruppi riconosciuti come terroristi dalla comunità internazionale, Daech e al-Nusra.
La situazione è recentemente diventata molto complicata. Vi è ora una internazionalizzazione del conflitto sul terreno. Da un lato, la Turchia, che per anni ha sostenuto i terroristi lasciandoli transitare attraverso i suoi confini e armandoli, è diventata un attore diretto sul campo. In effetti, il suo esercito è entrato in Siria (senza l’accordo della Siria, che è uno stato sovrano, membro fondatore delle Nazioni Unite) per così dire combattere Daech ma soprattutto per combattere le milizie curde che controllano diverse città e villaggi nella zona di confine, sul lato siriano, dellaTurchia meridionale. Ora queste milizie sono supportate, consigliate e armate dagli Stati Uniti, che sono, in linea di principio, gli alleati della Turchia. Che confusione. D’altra parte, gli Stati Uniti hanno ammesso che avevano una base in Siria con membri delle forze speciali sul lato di Hasaka, in Siria orientale. Infine, non si evoca più la ripresa dei negoziati e le posizioni rimangono congelate.
Aleppo, la nostra città, soffre sempre. I media occidentali ne hanno fatto la vetrina mediatica del conflitto. Gli Aleppini avrebbero fatto a meno di questa reputazione. Soffrono da oltre 4 anni e non vedono l’ora che questo incubo finisca. Essi si ribellano quando i media parlano solo della sofferenza dei civili di alcuni quartieri di Aleppo orientale controllati dai ribelli e terroristi, che contano 250.000 abitanti. Le sofferenze del milione e mezzo di Aleppini dell’ovest di Aleppo vengono ignorate. Sono indignati per le decine di colpi di mortaio, razzi o bombole di gas che cadono quotidianamente sui quartieri civili di Aleppo senza che nessuno protesti. Sono indignati per il taglio totale di energia elettrica che prosegue da lungo tempo, poiché le centrali elettriche sono nella parte dei ribelli. Sono indignati per il taglio totale dell’acqua durante l’ondata di calore estiva (40 gradi all’ombra), costretti ad utilizzare l’acqua dei 300 pozzi perforati in città negli ultimi 2 anni. Sono indignati per il blocco che subiscono ogni tot di tempo e la penuria conseguente. Essi si ribellano nel vedere, ogni volta che l’esercito siriano avanza un po’ o vince una battaglia per allentare la morsa che i terroristi hanno imposto ad Aleppo, i governi e i media gridare al crimine contro l’umanità e chiedere una tregua per fermare l’avanzata dell’esercito siriano.
I drammi che noi viviamo o che vediamo, sono così numerosi che ne siamo continuamente rivoltati. Alcuni esempi:
Mahmoud, un bambino di 6 anni, senza padre, è nato senza braccia. Viveva con la madre, la sorella e lo zio in una piccola città del governatorato di Aleppo sotto il controllo di Daech. Questo gruppo non consente agli abitanti delle città che controlla di emigrare, li tiene come scudi umani. La famiglia, come molti altri, ha deciso di lasciare la città di notte per venire a Aleppo. Mahmoud era portato da suo zio, quando una mina posta da Daech, è esplosa uccidendo lo zio e tranciando le gambe e i piedi di Mahmoud. Abbiamo dovuto amputarlo. E ora Mahmoud è senza braccia e senza gambe. Compassione e rivolta.
Il progetto immobiliare 1070 è composto da decine di edifici incompiuti a causa della guerra, senza pareti, senza bagno, solo il pavimento e il tetto. Essi sono stati occupati da centinaia di famiglie sfollate, che avevano lasciato i loro appartamenti nel luglio 2012, quando i ribelli hanno invaso i loro quartieri, e si sono rifugiate ad Aleppo sotto il controllo dello stato siriano. Erano dapprima state alloggiate in scuole pubbliche, poi trasferite al “1070” dove si sono stabilite con teloni come pareti, con taniche per l’acqua e secchi per i servizi igienici. Un mese fa, 1070 è stato il bersaglio, per più giorni consecutivi, di mortai e razzi lanciati da terroristi di Al Nosra prima che invadessero il quartiere. Questi sfollati, per la 3° volta, hanno abbandonato i loro morti e feriti e quel poco che avevano racimolato in 4 anni di miseria per andare a vivere sotto le tende piantate sullo spartitraffico nel bel mezzo della circonvallazione. Compassione e rivolta.
L’esodo degli abitanti di Aleppo, in particolare i cristiani, continua. Dopo Europa e Canada, ora è la volta dell’ Australia per il rilascio dei visti ai rifugiati siriani. I cristiani di Aleppo sono solo un quarto rispetto a prima della guerra.
Tra rivolta e compassione, noi Maristi Blu continuiamo i nostri programmi per le famiglie sfollate e per i più poveri.
Il progetto “Maristi Blu per gli sfollati” continua a distribuire cesti alimentari e igienico-sanitari mensili a 850 famiglie. Li aiutiamo anche a pagare il prezzo di sottoscrizione di “1 Ampere” ai generatori privati da cui ottenere luce per qualche lampadina di notte. Diamo loro ogni mese un poco di carne o di pollo. Affittiamo per loro piccoli appartamenti in cui alloggiare. Quest’anno, per il rientro a scuola, abbiamo dato materiale scolastico a tutti i bambini che frequentano la scuola in aggiunta al nostro aiuto a pagare le tasse universitarie.
Da Ora Pro Siria. Qui il link all’articolo originale