Inciso nel marmo che regge il busto in bronzo che la città di Perugia ha voluto dedicare ad Aldo Capitini, vi è scritto “filosofo della nonviolenza”. Il fondatore del nostro Movimento, infatti, oltre ad essere stato docente, pedagogista, attivista, organizzatore, giornalista, maestro, educatore, è stato anche, e forse soprattutto, filosofo: il primo che in Italia ha offerto fondamenta solide e una struttura portante al pensiero nonviolento; un pensiero laico, per certi versi “religioso”, che ha raccolto e rielaborato le influenze di Leopardi, di Kant, di Gandhi. La filosofia di Capitini non è (solo) cattedratica, ma è (anche) pratica. La sua è una filosofia come condotta di vita. E’ quella filosofia che l’ha orientato nell’elaborare posizioni di antifascismo, nella sua giovinezza, e poi, negli anni della maturità, di attuazione e superamento della democrazia. L’omnicrazia, la compresenza, l’aggiunta, sono solo alcune delle visioni filosofiche capitiniane che ancor oggi ci indicano un percorso di pensiero/azione.
Una filosofia della pace che si oppone alla realtà della guerra.
Per questo quando gli organizzatori del Festival della Filosofia, che ogni anno si svolge a Modena, hanno contattato il Movimento Nonviolento per una collaborazione, abbiamo pensato alla realizzazione della Mostra “Senza Offesa – strategie di opposizione nonviolenta” con testi e immagini che ripercorrono le azioni nonviolente italiane, ispirate proprio dalla filosofia della nonviolenza, il cui principio base è “se vuoi la pace, costruisci la pace” (poiché l’antitesi sui cui poggia ancora la nostra società è “se prepari la guerra, avrai la guerra”).
Questo numero di Azione nonviolenta, dunque, è dedicato interamente alla ricerca filosofica per la nonviolenza. Ospitiamo tra le firme più prestigiose degli studiosi viventi della nonviolenza: i filosofi Giuliano Pontara e Jaen-Marie Muller, ed il sociologo Franco Ferrarotti. Li ringraziamo per la collaborazione e averci concesso alcuni loro scritti inediti. Seguono i contributi dei “nostri” studiosi e appassionati di filosofia, più o meno giovani: Daniele Taurino e Gabriella Falcicchio, Mario Martini e Pasquale Pugliese, Enrico Peyretti e Antonio Vigilante. Pubblichiamo poi un breve saggio sull’idea di difesa nonviolenta in Gandhi, di Fulvio Cesare Manara che ci ha lasciati improvvisamente e prematuramente. Ne risulta un lavoro collettivo che evidenzia la ricchezza e la complessità della ricerca culturale e filosofica, con una forte attenzione per le conseguenze e le applicazioni pratiche. La filosofia per la nonviolenza non è un esercizio accademico fine a se stesso, ma, come diceva Capitini, è uno strumento per “difendere e sviluppare la realtà di tutti contro gli impedimenti e i colpi della realtà e società attuali”.
Proprio nei giorni in cui andiamo in stampa, si è verificato il terribile terremoto in Lazio, Umbria, nella Marche, con il suo carico di morte ad Amatrice, Accumuli, Pescara del Tronto. Il dolore, l’empatia, la solidarietà con le vittime, non ci possono far dimenticare che tanta distruttività non è solo causata dalla forza di una natura matrigna, ma soprattutto dall’incuria e dagli errori dell’uomo.
Ed anche in questo caso un pensiero di Capitini del 1969 ci può orientare: “Tanta è la forza spietata che la decisione bellica mette in moto, che essa viene ad assomigliare ad una delle terribili manifestazioni della “natura”, le più assurde e spietate, e certamente le supera in numero di vittime. Il rifiuto della guerra è perciò la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso, e se vediamo l’antitesi tra la natura come forza e la compresenza come unità amore, è chiaro che la guerra aggrava la natura, la sorpassa nella sua distruttività, nella sua spietatezza rispetto ai singoli esseri, alla cui attenzione la compresenza richiama costantemente”.
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