Dopo le polemiche seguite alla censura che Facebook ha fatto di una fotografia famosa in tutto il mondo della guerra del Vietnam, Facebook ha accettato di “lavorare insieme” al governo di Israele per censurare contenuti che funzionari israeliani ritengano essere impropri. Facebook ha annunciato ufficialmente l’accordo di “cooperazione”, dopo un incontro che ha avuto luogo l’11 settembre tra ministri del governo israeliano e alti funzionari di Facebook. La spinta frenetica del governo israeliano a monitorare e censurare i contenuti di Facebook che ritiene inadeguati è conseguenza del successo virale di BDS, Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni, un movimento non violento globale che lavora per denunciare le violazioni dei diritti umani israeliani.
Il successo di BDS ha colpito un nervo scoperto di Israele tanto da portare il suo governo ad approvare una legge che permette di spiare e deportare attivisti stranieri che operano in Israele e Palestina. Israele ha minacciato anche la vita di sostenitori BDS ed ha esercitato pressioni perché in tutto il mondo vengano prese misure legislative contro il BDS. Ora cercano di arginare ogni ulteriore successo BDS controllando direttamente il contenuto degli utenti di Facebook.
Tuttavia il riconoscimento formale da parte di Facebook del suo rapporto con il governo di Israele è solo lo sbocco finale di un accordo su cui si è lavorato per mesi. Nel giugno di quest’anno l’ufficio israeliano di Facebook ha assunto come capo della politica e delle comunicazioni Jordana Cutler. Cutler è consulente di vecchia data di Netanyahu e, prima del suo recente ingaggio in Facebook, è stata Capo di Stato Maggiore presso l’ambasciata di Israele a Washington, DC. Facebook potrebbe aver ricevuto intimidazioni, affinché prendesse tale decisione, da Gilad Erdan, ministro israeliano di Pubblica Sicurezza, Affari Strategici e Informazione, che ha minacciato di adottare una legislazione, in Israele e all’estero, che avrebbe scaricato su Facebook la responsabilità di attacchi “di incitamento” da contenuti sui suoi mezzi di comunicazione sociale. Erdan precedentemente aveva detto che Facebook “ha la responsabilità sia di monitorare la piattaforma che di rimuovere i contenuti.”
Inoltre, come in giugno ha riportato Intercept, Israele passa attentamente in rassegna il contenuto dei post palestinesi su Facebook e ha arrestato alcuni palestinesi per i post sul sito di social media. Ha poi inoltrato le richieste di censura a Facebook che nel 95% delle volte ha accolto le richieste.
In quella che è un’evidente e preoccupante disparità, i post su Facebook che incitano alla violenza contro i palestinesi sono sorprendentemente diffusi, ma Facebook raramente censura questi post. Secondo il giornalista vincitore del premio Pulitzer, Glenn Greenwald, questa disparità sottolinea “i gravi pericoli di ritrovare il nostro discorso pubblico sopraffatto, regolato e controllato da un piccolo numero di irresponsabili giganti tecnologici”.
Con Facebook che probabilmente funziona come forza dominante nel giornalismo si ha, come conseguenza, che il suo controllo sul flusso delle informazioni diventi importante. Il fatto che una società privata con una tale enorme influenza abbia collaborato con un governo nel censurare i suoi oppositori è un innegabile passo verso il fascismo social media. Anche se una volta i social media sono stati salutati come un’opportunità rivoluzionaria per permettere alle persone normali di condividere le informazioni a livello mondiale e organizzare politicamente un cambiamento dal basso, con il permettere ai governi di censurare le loro opposizioni si minaccia di trasformarlo in qualcosa di completamente diverso.
trad. Simonetta Lambertini
Fonte: http://www.activistpost.com/2016/09/facebook-israel-officially-announce-collaboration-censor-social-media-content.html