Il Congresso si è aperto, dopo un intermezzo musicale, con il benvenuto dato da Ingeborg Breines, co-presidente di IPB insieme a Reiner Braun, agli oltre mille iscritti. “Siamo qui per capire, collaborare in amicizia e presentare alternative alla guerra e alle armi”, ha affermato Breines. Ha aggiunto: “Pensare che l’ingiustizia possa essere risolta con mezzi militari è un’ingenuità’”. Ha quindi ricordato Gorbacev e il suo riconoscimento al Movimento per la Pace, senza la cui forza non sarebbe riuscito a porre fine alla Guerra Fredda.
Sono seguiti i saluti e gli interventi da parte delle istituzioni presenti: il Presidente dell’Università Tecnica di Berlino, il Senatore delle Finanze di Berlino e la rappresentante del Governo Federale sui temi del disarmo e del controllo delle armi, il cui discorso non era scevro da una certa ipocrisia.
Il Nunzio apostolico della Santa Sede a Berlino ha portato il saluto e l’incoraggiamento di Papa Francesco; quindi, dopo la trasmissione del video della Conferenza del network australiano per la pace, si è passati ai discorsi di apertura.
L’unico intervento che si è distinto da una lunga serie di discorsi piuttosto opachi e ha suscitato calorosi applausi è stato l’ultimo, da parte di Samir Amin, economista e direttore del Terzo Forum Mondiale. Amin ha denunciato senza mezzi termini il fatto che, secondo i dati del SIPRI, oltre il 75% della spesa militare mondiale è sostenuto dall’Occidente insieme al Giappone, smentendo la frase di Ban Ki Moon ripetuta spesso nel corso del congresso: non è il mondo ad essere super-armato, ma l’Occidente. “Se non smantelliamo la NATO, tutto il resto sono chiacchiere”, ha affermato con forza. Ha aggiunto che “garantire salute, educazione e un lavoro degno va in direzione opposta alle politiche neoliberiste”, che quindi vanno radicalmente messe in discussione.
I lavori del Congresso riprendono la mattina di sabato 1° ottobre con numerosi workshop e conferenze che proseguiranno per tutto il giorno. Alle 19, nella piazza antistante l’università, verrà composto il simbolo della pace, che si trasformerà poi nel simbolo della nonviolenza.