Sono passati ben 71 anni dal più barbaro, immotivato e insensato, delitto del XXo secolo, le bombe su Hiroshima e Nagasaki. Settantun anni di rituali commemorazioni: rituali, ma anche ipocrite, non tanto perché non sia doveroso non dimenticare (si dovrà continuare a farlo finché l’umanità esisterà), ma perché in questi 71 anni non solo non sono stati presi i provvedimenti perché un crimine come quello non possa ripetersi, ma addirittura sono state create le condizioni perché le armi nucleari generino un cataclisma di fronte al quale le bombe sul Giappone sarebbero botti di capodanno! Settantun anni nei quali non ci si stanca di ribadire, inutilmente, davanti a questo crimine che le grandi potenze che dominano – e stanno portando alla distruzione – il mondo con tutti i suoi abitanti hanno sempre disatteso gli obblighi precisi e vincolanti di eliminare gli armamenti nucleari dalla faccia della Terra (come del resto hanno brutalmente violentato, per i loro ignobili interessi, il Diritto Internazionale e i diritti umani).

Vogliamo rifare brevemente per la settantunesima volta la storia degli armamenti nucleari, per chi (soprattutto i giovani) non la ricordasse? Il Trattato di Non Proliferazione del 1970 impegnava all’Art. VI “tutti gli Stati a perseguire negoziati in buona fede e con misure effettive per arrivare ad una cessazione della corsa agli armamenti nucleari e ad una convenzione di disarmo generale e totale sotto un rigido ed effettivo controllo internazionale”. E invece si scatenò un’insensata corsa agli armamenti ed una crescita degli arsenali nucleari a livelli di pura idiozia (quasi 70.000 mila testate nucleari, capaci di una distruzione totale del pianeta un numero enorme di volte), visto che anche i potenti hanno i piedi su questa Terra.

Con la fine della Guerra Fredda il pretestuoso ruolo, sia pure demenziale, di deterrenza delle armi nucleari venne a cadere, e si aprirono grandi speranze di una loro eliminazione. L’8 luglio del 1997 – giusto 20 anni fa – la Corte Internazionale, su richiesta dell’Assemblea Generale dell’ONU, emise il parere che, non solo il ricorso, ma “la minaccia e l’uso delle armi nucleari sono in linea generale in contrasto con le norme del diritto internazionale”. Ma proprio negli anni successivi le tensioni internazionali e le guerre aumentarono, e il processo di eliminazione delle armi nucleari rallentò: perché i geniali strateghi che stanno portando il mondo all’annientamento decisero che le armi nucleari sono troppo comode, “risolutive” in un conflitto, anche se condurrebbero all’Armageddon, e fregandosene dell’obbligo di eliminarle, ricominciarono ad investire fior di miliardi per ammodernarle e costruire sistemi di lancio sempre più sofisticati.

Così, oggi esistono ancora nel mondo più di 15.000 testate nucleari intatte: immaginate di metterle in fila, mezzo metro ciascuna, coprirebbero 8 km! Ma c’è di peggio. Di queste 15.000 testate (un migliaio sono di Francia, Gran Bretagna, Cima, Israele, India, Pakistan e Nord Corea) più di 3.700 sono schierate operative di Stati Uniti e Russia, tenute costantementein stato di allerta, pronte al lancio immediato su allarme (early warning , o hair trigger, letteralmente “con il dito sul grilletto”), puntate su obiettivi strategici dell’«avversario». Questa è stata chiamata senza mezzi termini una vera “ricetta per il disastro”!

Insomma, i potenti della Terra hanno tenuto per settantun anni tutta l’umanità sull’orlo del completo annientamento, pronti a ripetere centuplicato l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, insensibili e sprezzanti di tutti gli obblighi vincolanti, e degli appelli accorati – e sensati – ad eliminare le armi nucleari. Altro che la retorica delle commemorazioni rituali delle bombe sul Giappone! Che hanno raggiunto il culmine dell’ipocrisia con la recente visita del Premio Nobel per la Pace Obama ad Hiroshima, dove egli onestamente avrebbe dovuto dire “Altro che pentito! Altro che scuse! Sotto la mia Amministrazione abbiamo investito decine di miliardi per avere arsenali sempre più efficienti e pronti ad annientare non solo voi, ma il mondo intero”.

Forse sarebbe molto più appropriato, e meno retorico e ipocrita, commemorare il 6 e 9 agosto, insieme alle vittime delle due bombe atomiche, l’operato oscuro di quelle persone che, assumendosi un’immensa responsabilità, hanno salvato l’umanità evitando, in presenza di un allarme di un supposto attacco atomico, di fare scattare una ritorsione nucleare senza che fosse giunta la conferma definitiva che si trattasse di un falso allarme: questi sono stati veri eroi dell’umanità, genuini Nobel per la Pace, certamente più di Obama. Il primo a farlo, con straordinario sangue freddo, il 7 ottobre 1962, al culmine della crisi dei missili a Cuba, fu Vassilij Arkhipov, capitano di fregata del sommergibile sovietico B-59: con questa decisione coraggiosa egli acquistò un merito incommensurabile verso l’umanità, cambiò letteralmente il corso della storia, purtroppo lo abbiamo appreso solo dopo 40 anni, quando Vassilij era già deceduto. Gli allarmi per errore, e le decisioni di contravvenire agli ordini e di evitare di far scattare la fine del mondo, si sono ripetuti molte volte nella storia dell’era nucleare, probabilmente sono noti solo in parte.

Gli insensati padroni del mondo, strateghi del disastro globale, non si accordano neppure per adottare per lo meno una misura immediata, elementare anche per un bambino (ma Olivier Turquet ci insegna giustamente che i bambini capiscono molte cose meglio dei grandi, sono meno condizionati): deallertare i lanciatori nucleari! Se semplicemente (!) si separassero le testate dai missili, ci vorrebbero giorni, o magari settimane, per preparare un attacco nucleare, dando tempo per negoziati che lo rendano inutile.

Il settantunesimo anniversario di Hiroshima deve suscitare in tutte le donne e gli uomini l’obbligo morale di mobilitarsi per eliminare il rischio delle armi nucleari dalla storia! Come? Che cosa si può fare contro il Moloc del potere mondale? Ce lo insegnano le minuscole Isole Marshall, una Repubblica nel Pacifico indipendente dal 1986, con appena 50.000 abitanti, note per l’atollo di Bikini, teatro di ben 67 test nucleari statunitensi nell’atmosfera dal 1946: i residenti vennero deportati su isole molto più piccole dove non potevano pescare, e da allora sono dipesi da forniture di cibo; il più potente test nucleare mai condotto, nel 1954, provocò con il fallout una malattia da radiazione negli isolani delle Bikini che vivevano in un vicino atollo. Il breve tentativo di ripopolare Bikini negli anni ’70 abortì quando i problemi di salute causati dalla radioattività nella catena alimentare forzarono ad una nuova evacuazione. Bikini rimane inabitabile, lo specchio di quello che diventerebbe il mondo nel caso di un conflitto nucleare. Bene, nel 2014 questa minuscola Repubblica iniziò una causa titanica presso la Corte Internazionale contro gli Stati nucleari affinché si accerti se essi hanno violato l’obbligo di disarmo nucleare (si veda  http://www.icj-cij.org/docket/files/160/18296.pdf). Le Isole Marshall sono assistite nella causa da avvocati della Ialana (International Association of Lawyers Against Nuclear Arms) e da alcuni legali volontari, la controparte ha un potere e mezzi immensi, ed è ovviamente intenzionata ad opporre mille pretesti, che ci riportano all’ipocrisia delle commemorazioni di Hiroshima. La Corte ora sta esaminando preliminarmente la sua competenza giurisdizionale, l’esito è incerto ma sarà presumibilmente pubblicato nei prossimi 5-10 mesi.

È forse quasi superfluo dire che a noi italiani, che siamo 1.200 volte di più degli abitanti delle Marshall, corre un obbligo proporzionalmente molto minore, imporre agli USA, alla NATO e a al nostro governo – che di USA e NATO è totalmente succube – di rimuovere, ed eliminare, la novantina di testate nucleari che sono sul nostro suolo – in violazione degli obblighi del TNP – nelle basi militari di Ghedi Torre e di Aviano, e che gli Stati Uniti hanno appena ammodernato con a modica spesa di 10 miliardi: sempre a proposito dell’ipocrisia delle commemorazioni di Hiroshima!

Obiettivo tanto più attuale dato che USA e NATO stanno giocando col fuoco provocando in tutti i modi possibili la Russia, per puri e francamente difficilmente comprensibili ai comuni mortali “calcoli” (!) di potere: se la Russia venisse messa veramente alle strette e costretta a difendersi, dovrebbe con ogni probabilità fare ricorso al suo arsenale nucleare (la spesa militare della Russia è un decimo di quella degli Stati Uniti); e in tale terribile evenienza le basi nucleari in Italia diventerebbero un obiettivo per una ritorsione nucleare devastante. Ovviamente USA e NATO accusano la Russia, dopo averla accerchiata militarmente fin sotto i suoi confini, di costituire una minaccia: a parte richiamare alla mente tante fiabe che ci raccontavano da bambini, è il caso di ricordare che dal dopoguerra gli Stati Uniti sono intervenuti in più di 200 azioni di ingerenza, destabilizzazione e aggressione militare, per la maggior parte ingiustificate e arbitrarie (http://kaosenlared.net/informe-sobre-el-imperialismo-estadounidense-y-la-presencia-de-obama-en-espana/).

Di fronte a questa situazione ed alla palese follia dei potenti del mondo, il 6 e 9 agosto dovremmo cominciare tutti a gridare forte e chiaro “Siamo tutti cittadini di Hiroshima e Nagasaki!”.

P. S. Trump ha scelto proprio la vigilia dell’anniversario di Hiroshima per dirci che se sarà eletto userà le armi nucleari. Siete scandalizzati? Ma attenti, su questo è solo più sincero di Hillary: anche lei le userà se proseguirà la strategia di provocare la Russia, addossando naturalmente le colpa a quest’ultima. Ma per l’umanità non farà nessuna differenza!