Il Partito Comunista Italiano e Rifondazione Comunista si sono dati un appuntamento frettoloso davanti al Parlamento ieri sera (5 agosto) per dare una risposta immediata all’intervento della Ministra della Difesa Roberta Pinotti durante il “question time” alla Camera due giorni prima. Pinotti aveva dichiarato che l’Italia era pronta a sostenere il bombardamento statunitense della Libia che il Pentagono, a sorpresa, aveva intrapreso il primo agosto e che potrebbe durare l’intero mese. Motivazione ufficiale dell’attacco USA: sradicare l’Isis/Daesh da Sirte, città costiera libica e roccaforte del Califfato nel Maghreb.
La manifestazione, decisa su due piedi e in un periodo vacanziere, ha raccolto dunque solo qualche decina di quadri del PCI e di RC rimasti a Roma, insieme ad alcuni esponenti di Rete NoWar-Roma (raffigurati nell’immagine), avvertiti dell’evento all’ultimo momento. Si è trattato, dunque, di una manifestazione puramente simbolica ma che è servita, secondo gli organizzatori, ad avvertire il governo che il paese non rimarrà indifferente davanti a qualsiasi coinvolgimento dell’Italia nella nuova avventura militare statunitense in Libia.
— NO a qualsiasi coinvolgimento dell’esercito o dell’aeronautica italiani nell’offensiva USA in Libia.
Il bombardamento statunitense, per quanto richiesto dal Primo Ministro libico Fayez al-Sarraj (senza però il consenso dei parlamentari libici a Tripoli o a Tobruk, che rimangono contrari a qualsiasi intervento straniero nel paese), non è affatto necessario per la sicurezza della Libia, hanno sostenuto i rappresentanti dei due partiti comunisti italiani, riuniti in piazza. Infatti, hanno fatto notare, il governo libico sta combattendo l’Isis/Daesh per conto proprio con notevole successo: ha già liberato l’intera campagna intorno a Sirte. E comunque l’Isis/Daesh va combattuto soprattutto facendo desistere chi lo finanzia, chi lo arma e chi lo approvvigiona — e i nomi di questi paesi sponsor del Califfato sono ben noti al governo italiano.
Perciò il bombardamento a stelle e strisce non farà altro, recita un comunicato del PCI, che “uccidere migliaia di civili, creare nuove e più radicali generazioni di terroristi, contribuire al permanere e all’estendersi della guerra civile avviata dal precedente intervento e che si alimenta della competizione tra le potenze internazionali e regionali.”