Dal male, come può capitare, è nato il bene. La barbara uccisione di padre Jacques Hamel in una chiesetta della Normandia ha prodotto un incontro tra fedeli cristiani e musulmani a livelli mai prima realizzati. Cristiani si sono recati nelle moschee francesi, musulmani sono andati nelle chiese cattoliche durante i rispettivi momenti di preghiera, il venerdì e la domenica. È successo anche in Italia. Un fatto mai accaduto prima come risposta a chi, con l’uccisione di padre Jacques, amico fraterno dei musulmani francesi, voleva portare acqua alla teoria della “guerra di religione” che sarebbe dietro la “terza guerra mondiale a pezzi” in corso dal 2001.
Gli autori del gesto criminale non potevano immaginare che, immediatamente, papa Francesco avrebbe smentito questa dottrina, affermando che la guerra non si sta combattendo per la religione ma è piuttosto una «guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli», concludendo poi che «tutte le religioni vogliono la pace». Dopo qualche giorno il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha ripetuto le stesse parole di Papa Francesco.
Si tratta di una svolta senza precedenti. Ora, occorre continuare a rimanere uniti, respingere la strumentalizzazione delle religioni a fini bellici, e promuovere il più possibile iniziative comuni, per dare corpo a quanto accaduto venerdì 29 e domenica 31 luglio 2016.
Ciò che è successo in questi giorni costituisce un punto di non ritorno e rappresenta una solida base da cui ripartire. Dobbiamo proseguire negli incontri fra cristiani e musulmani e con tutte le religioni. La via della pace e del dialogo è tracciata. Percorriamola, con pazienza, ascoltandoci e aiutandoci reciprocamente.
L’odio che coloro che sostengono la teoria della “guerra di religione” hanno diffuso in Italia e in Europa contro i musulmani, non si cancellerà in poche settimane. Ma questo non deve impedirci di proseguire sulla via del dialogo, anzi deve moltiplicare i nostri sforzi. Nessuno deve convertire gli altri. Nessuno deve aver paura dell’incontro con gli altri. Tutti dobbiamo imparare a riconoscerci come esseri umani, fratelli e sorelle nell’umanità.
Come Comitato Promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, che da quindici anni lavora sul tema del dialogo e contro la “guerra di religione”, siamo impegnati a trovare le forme e i canali di dialogo giusti per evitare incomprensioni ed improvvisazioni che non aiutano a proseguire nelle relazioni cordiali tra cristiani e musulmani che noi stiamo costruendo da 15 anni a questa parte. Ci auguriamo che nelle prossime settimane si moltiplichino le iniziative anche in vista della quindicesima edizione della giornata, che si terrà in molte città italiane il prossimo 27 ottobre 2016, su “Misericordia, diritti: presupposti per un dialogo costruttivo”.
Con un fraterno saluto di pace, shalom, salaam
Comitato Promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico