Traduciamo questa breve cronaca di Mariano Quiroga di un giorno molto speciale a Buenos Aires: il giorno in cui la storica presidente delle Madres de Plaza de Mayo doveva essere messa in galera, a 90 anni, da una decisone assurda di un giudice argentino; e questo non è successo grazie alla disobbedienza civile nonviolenta.
Camminava tra la gente che si stringeva intorno a quella centrale nucleare della resistenza che è Hebe de Bonafini; diceva la gente: “Hebe non è ribelle, è la ribellione stessa”; “ha già 90 anni”, “è una nonna sacra”, “siamo ai limiti di qualunque popolo degno”. C’era fervore. Fervore guerriero, fervore protettore. Come diceva a distanza Luciano Debanne “Gratitudine, lealtà, devozione”. Questo ci hanno dato queste madri, questo meritano. Come minimo.
Altri, disperati, erano disposti a portare il loro cuore in un fazzoletto bianco. (riferimento poetico al simbolo delle madres, un fazzoletto bianco, n.d.t.) Ma non c’era bisogno di tanto sacrificio. Un po’ di astuzia e una mobilitazione agile, reattiva, attenta, premurosa hanno fatto il resto.
Le madri hanno potuto compiere il rito di ogni giovedì, il giro intorno alla Piramide di Maggio. Nel centro della Plaza de Mayo, giù in fondo la Casa Rosada, abitacolo da dove si lanciano consegne iraconde, si prendono decisioni e si firmano decreti che confinano diritti e fanno retrocedere almanacchi. Giovedì numero 1999. Vogliono evitare che la settimana prossima Hebe de Bonafini presenzi alla cerimonia numero 2000?
La maggior parte di coloro che accompagnavano l’autobus che trasportava le madri al loro bunker, la Universidad de las Madres, non aveva 2000 settimane di vita, o, come me, le superava di poco.
Dobbiamo raccontarvi che il Giudice Martínez de Giorgi ha rinviato l’indagine su Hebe, e che ora la palla è passata al Ministero degli Interni. Sì, quel ministero che ha il ministro più incompetente di tutti. (l’autore si riferisce a Patricia Bullrich, sposata con un confidente della CIA che denunciò gente durante la dittatura e nota per essere alcolizzata, n.d.t.) E state attenti che è competente.
Con voce propria
“E’ la mobilitazione dei popoli che libera” ha detto la referente della lotta per i Diritti Umani “Macri fermati!” ha insistito, chiamando tutti a continuare a resistere, uscire per strada e non restare zitti. Ha assicurato di non aver paura “servono altri 2000 Macri per spegnere tutto questo fuoco” riferendosi ai giovani che la circondavano.
Si tratta di una persecuzione misogina del governo di Cambiemos, quest’alleanza fascista che vuole continuare a liberare gente colpevole di genocidi durante la dittatura e mettere al loro posto le leader femminili del popolo. Milagro Sala già sta in galera da 202 giorni, Cristina Fernández la stanno accusando e incriminando; adesso Hebe. La quale, oltre a sottolineare che dobbiamo sempre affrontare questi produttori di fame e ingiustizia con allegria, ci ha chiesto di farlo sempre senza rispondere alle provocazioni con la violenza. Questo sono le nostre madres, la forza, la saggezza e la bontà di un popolo che continua a cercare se stesso, inciampa, ma insiste. Che a volte ha paura ad alzarsi in piedi e a far due passettini in più, che si asciuga le lacrime e si mette un sorriso sul volto, perché gli antiumanisti li spaventiamo con l’allegria.
Un breve fotoreportaggio di Estanislao Santos.
Traduzione dallo spagnolo dell’équipe traduttori di Pressenza