Alle 19.41, nella piazza romana del Pantheon si sono accese le fiaccole di tutte le persone, fisicamente presenti a nome di milioni di altre in Italia e nel mondo, che non vogliono che si spenga la luce sull’omicidio a seguito di tortura di Giulio Regeni. Un orario scelto e rispettato con puntualità dagli organizzatori (Amnesty International Italia, Antigone e Coalizione italiana libertà e diritti), a ricordare quegli stessi momenti in cui sei mesi prima Giulio era stato visto per l’ultima volta vivo al Cairo. Da lì, il buio: sulle circostanze della sua fine, sulle responsabilità, sulla verità.
Nuovamente, Paola e Claudio Regeni – dapprima in un collegamento telefonico e poi con un messaggio letto in piazza dall’avvocata Alessandra Ballerini, hanno chiesto la collaborazione di tutti per arrivare, finalmente, a quella verità.
Il primo tra i tutti è il governo egiziano, che continua a non collaborare in modo sostanziale alle indagini (e che non si scriva “siamo a una svolta”, di fronte alla notizia che verranno inviate in Germania le immagini delle telecamere a circuito chiuso più volte sollecitate dalla Procura di Roma); poi c’è il governo italiano, inerte da settimane e fermo all’unica iniziativa sin qui attivata: richiamare temporaneamente l’ambasciatore dal Cairo e, sempre temporaneamente, non inviare il suo successore).
Di più, al momento, da Palazzo Chigi non c’è da aspettarsi: di fronte al rischio di fare qualcosa che possa nuocere alle relazioni col Cairo, l’esecutivo di Roma prosegue come un equilibrista su una corda, reclamando verità per Giulio Regeni e perseguendo la strada dei rapporti tra i due paesi. Una strategia che per sei mesi non ha funzionato e che non si capisce come possa funzionare in futuro. Occorre altro, sul piano diplomatico e politico. Occorrono quelle misure graduali e progressive annunciate ormai tre mesi fa dal Ministro degli Affari Esteri Gentiloni e finora non adottate.
Al Pantheon c’erano probabilmente più giornalisti che pubblico, forse tenuto lontano dal temporale che ha lambito Roma per tutto il pomeriggio, ma non lo reputo affatto un insuccesso. E’ straordinario come a distanza di sei mesi il nome di Giulio sia praticamente ogni giorno citato dagli organi d’informazione, pronunciato e scritto con parole d’affetto da migliaia e migliaia di utenti della rete. Ieri sera, decine di telecamere riprendevano una cassa amplificata da cui usciva la voce della mamma di Giulio. E’ stato un momento di grande tenerezza e di umanità.