La sera dell’8 giugno 2016 un presunto attacco terroristico a Tel Aviv, nei pressi della sede del Ministero della Difesa, ha colpito al cuore Israele provocando quattro morti e cinque feriti. Gli organi di polizia hanno confermato che i due terroristi sono di provenienza palestinese e hanno circa vent’anni; in queste ore sono state smentite dichiarazioni di alcuni media che confermavano una rivendicazione da parte del braccio armato di Hamas.
Appena la notizia della tragedia ha toccato i media mondiali, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è velocemente rientrato in Israele dichiarando lo stato d’allerta e convocando una riunione urgente dei ministri per valutare i futuri provvedimenti. Poche ore dopo sono stati bloccati per il ricongiungimento familiare nel mese del Ramadan 83.000 visti palestinesi già approvati, di cui 500 appartenenti alla Striscia di Gaza. Nella notte le forze di polizia israeliane hanno fatto irruzione in numerose abitazioni della città di Yatta, nella zona di Hebron, in Cisgiordania, arrestando numerose persone identificate come fomentatori di odio tramite post divulgati su Facebook. Individuate le abitazioni dei due cugini di vent’anni, si attende ora il via alle demolizioni, lasciando così altre famiglie in una situazione di povertà oramai insostenibile. Le ritorsioni sugli ultimi si stanno facendo sempre più pesanti, affamando ulteriormente una popolazione già allo sfinimento, costretta a sopravvivere senza elettricità e acqua potabile, a cui ogni giorno viene chiesto di pagare un prezzo collettivo per scelte altrui.
Si fa largo su Internet una rivendicazione del Fronte Popolare per la LIberazione della Palestina:
“ Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina conferma che il processo di Tel Aviv è l’orgoglio del nostro popolo, rappresentando un salto di qualità nella lotta dell’ Intifada, come reazione naturale alle esecuzioni sioniste a danno del nostro popolo.
Il fronte ha ritenuto che i tempi del processo di attuazione nel cuore dell’ entità sionista e vicino al Ministero della Guerra sionista determinino un messaggio di sfida al ministro Lieberman, confermando che la resistenza è il metodo migliore per ottenere diritti, rifiutando ogni iniziativa politica sospetta.”
Il Ministro della Difesa Lieberman si è subito recato sul luogo dell’attentato, manifestando la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e dichiarando: “ Non sono ancora in grado di definire i nostri prossimi passi, ma non ci accontenteremo solo di parole. La vita nel villaggio di Yatta non sarà più la stessa; un villaggio che coltiva terroristi pagherà il prezzo di questa rovina”.
Ci troviamo oggi forse più che in passato a temere nuovi bombardamenti e ci chiediamo ogni giorno quale sia il reale peso delle morti civili in questa vicenda che prosegue oramai da decenni. La potenza e la forza vengono usate per punire chi non ha commesso alcun reato, se non quello di vivere in un territorio conteso. Israeliani e palestinesi hanno entrambi l’umano diritto di vivere, rammentandoci ogni giorno che la comunicazione, il confronto e non la repressione saranno il germoglio di una terra nuova. Non smetteremo mai di sognare mani che potranno sfiorarsi senza paura di essere giudicate o discriminate. Alimentare la paura non farà altro che presentare come unica scelta quella di difendersi ad ogni costo.