“Vogliamo sapere chi ha consigliato Calenda di esautorare il nostro Parlamento, forzare i Trattati europei e delegittimare la Corte di Giustizia Europea. Chiediamo ai Parlamentari europei e italiani di attivarsi urgentemente per chiedere chiarezza”.
La Campagna Stop TTIP Italia è riuscita a ottenere la lettera inviata dal Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda alla Commissione Europea (Lettera Calenda 2), dove conferma la disponibilità dell’Italia a esautorare il suo Parlamento e gli altri in Europa dal loro potere di ratifica dei trattati commerciali, nel caso dell’accordo di liberalizzazione Europa-Canada (CETA).
La posizione italiana rompe l’unanimità richiesta tra i Paesi europei per rigettare la richiesta della Commissione di far approvare al solo Parlamento Ue il trattato, su cui si deciderà nel Consiglio Europeo del 5 luglio. I Trattati europei stabiliscono che, soprattutto sugli investimenti, alcuni temi potrebbero ricadere in parte sotto la competenza esclusiva EU, in parte sotto quella dei singoli Stati nazionali. Ma il CETA, come il TTIP, è un accordo ampio e pieno di temi rispetto ai quali i Trattati possono essere interpretati in modi diversi. Per questo, a partire da una situazione simile di incertezza che si è proposta per l’accordo di liberalizzazione commerciale tra Europa e Singapore, la Commissione ha chiesto un parere alla Corte di Giustizia Europea la cui sentenza arriverà a fine 2016 o all’inizio del 2017.
Su questo la Campagna Stop TTIP è categorica: “è necessario che si attenda la sentenza finale della Corte di Giustizia su Singapore, e che si richieda un analogo giudizio su TTIP e CETA, rimandando la firma dell’accordo prevista per novembre 2016. Nel frattempo crediamo che la posizione del Ministro Calenda sia una forzatura inaccettabile, unica in Europa, con la possibile applicazione provvisoria di alcuni pezzi dell’accordo, senza un previo via libera del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali”. “Un’interpretazione che forza lo stesso Trattato di Lisbona e che non considera le prerogative della Corte di Giustizia Europea” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia, “e che di fatto mette fuori gioco il nostro Parlamento non consentendo un confronto franco e aperto sulle questioni di cui tratta l’accordo commerciale. Calenda dice nella lettera che il Governo ha fatto un’analisi tecnica e politica prima di fare questa forzatura: è nostro diritto sapere chi ha consultato e quali sono state le conclusioni della valutazione nel dettaglio. Chiediamo ai parlamentari europei e nazionali, preoccupati come noi di questa deriva, un’interrogazione urgente al Governo su questo passaggio.
Le procedure europee ridimensionano il ruolo delle assemblee elettive rispetto agli esecutivi, con questa scelta il Ministro Calenda rende il ruolo dei nostri eletti puramente decorativo”. “Un atto grave” aggiunge Elena Mazzoni del coordinamento della Campagna Stop TTIP Italia “che si inserisce prepotentemente nel dibattito sulla necessaria e auspicata trasparenza dei trattati commerciali. Il fatto che il Governo sottolinei che la posizione di sostegno all’esclusività della Commissione è da considerarsi caso per caso, non ci rassicura che sul TTIP le cose saranno diverse, considerato che CETA e TTIP hanno la stessa struttura e interessano gli stessi ambiti e settori”.
“Oltre quattro milioni di firme sono state raccolte in Europa per opporsi a TTIP e CETA”, chiarisce Marco Bersani del coordinamento della Campagna Stop TTIP Italia, “a dimostrare che c’è una crescente attenzione dell’opinione pubblica sugli effetti di questi accordi e sul modo con cui sono negoziati. La scelta del Ministro Carlo Calenda risponde certamente alle esigenze di Confindustria, ma non tiene in debito conto la richiesta di trasparenza e dibattito pubblico che viene dai cittadini. Ancor più sul CETA, l’accordo con il Canada, di cui il Governo non ha fatto minimo cenno negli ultimi anni”.