La breccia si è aperta e ormai è inevitabile che si produca un “effetto domino” negli altri Paesi. La fortezza cadrà, prima o poi, ma c’è il rischio che la sua dissoluzione sia guidata dalle destre xenofobe e nazionaliste, con la conseguenza di fare dell’Europa un luogo molto peggiore di quanto non sia già e riportarci allo scenario da incubo di un secolo fa.
Il futuro di noi tutti non può essere lasciato in quelle mani. E’ il momento che le forze progressiste e internazionaliste si impegnino per disarticolare la UE partendo dalle sue radici, cioè dai Trattati di Maastricht e Lisbona, che vanno stracciati e riscritti completamente.
Chi ancora si propone di ottenere modifiche parziali e piccoli miglioramenti (ininfluenti, oltre che irrealizzabili nel contesto imposto dai Trattati europei) mente o, nel migliore dei casi, non ha la levatura necessaria ad affrontare la situazione in cui sta precipitando l’Europa.
I veri progressisti devono accettare il fatto che la loro aspirazione a un’Europa dei popoli non si è realizzata, che è stata tradita e manipolata e ha dato origine a una trappola autoritaria e ultraliberista dalla quale, paradossalmente, proprio per la forza dei loro ideali originari, non sanno e non vogliono uscire. E’ ora di rendersi conto che questa trappola va distrutta, per poter costruire la casa di pace, giustizia e progresso comune che hanno immaginato nei loro sogni più puri.
Il momento è adesso. Dobbiamo convergere verso la realizzazione dei primi passi di questa nuova costruzione: sospendere i Trattati europei, ripristinare temporaneamente le monete nazionali e rilanciare la spesa pubblica a sostegno dell’occupazione e dei servizi essenziali.
Quindi, avviare un processo costituente per disegnare la nuova Unione Europea; processo dal quale devono essere esclusi tutti coloro che hanno contribuito alla creazione dell’Unione in cui oggi viviamo. Procedere all’elezione diretta, in ogni Paese, dei membri delle Commissioni incaricate di portare avanti il processo costituente e realizzare referendum confermativi prima dell’entrata in vigore dei nuovi Trattati.