Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay Jr., è morto il 3 giugno a Scottsdale, in Arizona, a 74 anni. La sua fama non è dovuta solo alle imprese da leggenda del pugilato (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 e titolo mondiale dei pesi massimi nel 1964, nel 1974 e nel 1978), ma anche al suo impegno nel movimento afroamericano Nation of Islam, al cambiamento di nome e al rifiuto di combattere nella guerra del Vietnam per via della sua religione e della sua opposizione al conflitto. Per questo nel 1967 venne arrestato, accusato di renitenza alla leva e privato del titolo vinto tre anni prima. Ricorse in appello e nel 1971 la Corte Suprema annullò la sua condanna.
Riportiamo qui il discorso di Muhammad Ali contro la guerra in Vietnam, letto dal cantante, pianista e compositore John Legend durante il documentario “The People Speak”. Il film è basato sul libro di Howard Zinn e Anthony Arnove’s “Voices of a People’s History of the United States” e offre una rassegna di diari, lettere, discorsi e brani musicali presentati da artisti famosi, da Matt Damon a Bob Dylan, da Bruce Springsteen a Morgan Freeman, da Sean Penn a Viggo Mortensen, da Marisa Tomei a Rosario Dawson.
“Perché dovrei mettere un uniforme e andare a 10.000 miglia da casa a tirare bombe e pallottole sulla gente scura del Vietnam, mentre i cosiddetti negri di Louisville sono trattati come cani e si vedono negati i diritti umani più elementari? No, non andrò a 10.000 miglia da casa ad aiutare ad assassinare e bruciare un’altra nazione povera solo per continuare la dominazione degli schiavisti bianchi sulla gente di colore in tutto il mondo. E’ ora che questo male finisca. Mi hanno avvertito che prendere questa posizione potrebbe mettere in pericolo il mio prestigio e farmi perdere i milioni di dollari maturati come campione del mondo.
Ma l’ho già detto una volta e lo ripeterò: il vero nemico della mia gente è qui. Non disonorerò la mia religione, la mia gente e me stesso diventando uno strumento per schiavizzare quelli che stanno combattendo per la loro giustizia, libertà ed uguaglianza. Se pensassi che la guerra porterà libertà e uguaglianza ai 22 milioni di persone del mio popolo, non ci sarebbe bisogno di arruolarmi con la forza. Mi presenterei volontario domani. Ma io devo obbedire alle leggi dello stato o a quelle di Allah. Non ho niente da perdere difendendo quello in cui credo e dunque andrò in prigione. Siamo stati in prigione per 400 anni.”
Fonti: Wikipedia, Democracy now!