L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne, con il Rapporto pubblicato lo scorso 25 maggio ha assestato un duro colpo alla “decennale occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gerusalemme Est”, così come al “blocco della Striscia di Gaza che dura da ormai 9 anni”, colpevoli entrambi di “soffocare l’economia palestinese”.
In particolare, il Rapporto segnala un aumento del 5,1% dei lavoratori palestinesi impiegati negli insediamenti israeliani illegali, che raggiungono ora le 115.000 unità, pari all’11,6% degli occupati palestinesi. Questi dati, secondo l’ILO, sono preoccupanti per “i crescenti rischi di sfruttamento, abuso da parte degli intermediari, e violazione dei diritti fondamentali dei lavoratori”. Tanto più che altri 30.000 palestinesi lavorano in Israele e negli insediamenti senza nessun permesso di lavoro. D’altra parte, secondo lo stesso rapporto, se le cose non cambiano Gaza diventerà completamente inabitabile per i suoi residenti già intorno al 2020.
Da parte sua, il Ministro delle Finanze della Palestina, Shukri Bishara, in un discorso pronunciato lo stesso 25 maggio a Ramallah, non aveva potuto che constatare come un’economia costretta a basarsi largamente sugli aiuti esteri abbia visto questi aiuti ridursi di ben il 55% nel corso degli ultimi due anni.
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https://www.maannews.com/Content.aspx?id=771634