Le informazioni che ci arrivano e alle quali abbiamo accesso non solo sono tante, ma spesso sono contraddittorie e superficiali. Le notizie sono decontestualizzate e assomigliano più a slogan e a frasi fatte. Si può, come fece Ulisse, non rimanere vittima del canto delle sirene?
L’obiettivo di una propaganda politica, sociale o religiosa è quella di convincere la gente di alcune verità, di “installare” delle convinzioni. La propaganda ha successo quando le persone sentono queste idee come loro, come un risultato di una riflessione personale.
E’ possibile far credere a qualcuno qualsiasi cosa, perché l’essere umano ha sempre bisogno di un’immagine del mondo, di un’interpretazione globale della realtà. Erich Fromm diceva che abbiamo sempre bisogno di una mappa del mondo e di qualcosa in cui credere. Non è possibile avere una visione oggettiva; cogliamo sempre le cose, le persone e le situazioni da un punto di vista, secondo le nostre esperienze personali, i nostri interessi, le nostre credenze. Questo non è un difetto, al contrario è l’essenza e la grandezza della coscienza umana: un continuo costituire la realtà, un’incessante e attiva interpretazione, quasi una creazione di quello che per ognuno di noi è la sua vita, la sua realtà.
In generale la pubblicità ci risolve un problema, un’inquietudine che abbiamo – mi sento brutta, rifiutata e inutile e questa crema mi farà diventare bella. Per funzionare lo stimolo deve essere intenso, ripetuto e possibilmente arrivare da diversi sensi (udito, vista …), proprio come fanno le campagne pubblicitarie per lanciare un nuovo prodotto sul mercato. Ma affinché funzioni il messaggio deve avere forti connotazioni emotive, deve superare la barriera dell’intelletto.
Allora vengono usate immagini che producono forti emozioni: per un attimo è come se ci addormentassimo. Perdiamo la capacità di riflessione e così queste convinzioni si possono installare profondamente. Sia la pubblicità che la propaganda toccano o creano un problema e poi “suggeriscono” la soluzione. In generale si tratta di “favole”, storie molto semplici. Si può parlare per esempio di una grande crisi economica che minaccia il nostro presente e il nostro futuro e immediatamente presentare il nuovo partito che salverà tutti dalla catastrofe. Oppure appare nella propaganda un nuovo dittatore che minaccia la nostra vita e ovviamente c’è già un salvatore pronto a difendere la nostra libertà. Sono favole molto semplici, che grazie alla loro forza emotiva penetrano in profondità. L’emozione oggi più usata per “installare” delle convinzioni è la paura. Con immagini adeguate si risveglia nella gente la paura, si individua il nemico colpevole della situazione e si offre la soluzione.
La propaganda lancia sempre un messaggio di salvezza, che ci salva dalla catastrofe, dal nemico, dall’abisso, dal “male”. La soluzione che viene offerta allora viene accettata con fede e reverenza. Ci risulta ora chiaro perché è quasi impossibile parlare con logica a una persona in cui la propaganda ha installato con successo un’idea. Se mettiamo in crisi quella convinzione non può che reagire ripetendo a memoria degli slogan. Se insistiamo comincerà a diventare aggressiva, perché le togliamo una certezza, una fede.
Come difenderci dalla manipolazione? In generale non è facile, bisognerebbe essere più svegli e attenti per rendersi conto di cosa succede fuori e di cosa contemporaneamente ci succede dentro, ma c’è un trucco che può essere molto utile. Di fronte a un’informazione che viene dalla televisione, dai giornali o da amici, domandarsi: che cosa mi vogliono far credere? Con quale interesse mi viene detta questa cosa? Non prestare attenzione tanto alla notizia in sé, ma al perché me la stanno dando e al come la stanno presentando.
Qualcuno potrebbe dire che ci sono anche informazioni oggettive. Se nel notiziario dicono che in un incidente sono morte 4 persone e veramente sono morte 4 persone allora la notizia è vera, se invece ne sono morte solo 2 allora la notizia è falsa. Ma la stessa notizia può essere data in vari modi. Per esempio si può dire che sono morte solo 4 persone, mentre negli incidenti dello scorso anno ne morivano molte di più. In qualche modo mi vogliono tranquillizzare, convincere che le cose vanno meglio e che il nostro governo lavora bene. Oppure parlando dell’incidente vengono mostrate immagini forti, per esempio dei cadaveri, per suscitare preoccupazione e paura e quindi convincerci della necessità di leggi più dure, della patente a punti, eccetera. Oppure si può non parlare delle vittime, ma sottolineare che il software dell’auto era alterato… Un oggetto, una situazione, possono essere presentati in infiniti modi, in base all’interesse che si ha.
Ma perché mi informano dell’incidente stradale? Dei miliardi di avvenimenti che ieri sono accaduti nel mondo, perché vengono scelti proprio questi 10 dal telegiornale che sto guardando? Forse perché sono i più importanti. Ma questa valutazione è già un punto di vista soggettivo, una visione e interpretazione del mondo, che manifesta un’intenzione, un interesse. Per osservare questo basta confrontare le notizie e il modo in cui vengono date da differenti canali televisivi in una nazione o, meglio ancora, in diverse nazioni e continenti. In altre parole già la scelta delle informazioni è un punto di vista e quindi nasconde un’intenzione, un interesse; in qualche modo mi vogliono far credere una cosa. Questa “cosa” non è la notizia in se stessa, ma tutto quel mondo di valori, credenze e interessi che accompagnano la scelta della notizia e il modo con cui essa viene presentata. Proprio questa è la manipolazione: usare l’evento per trasmettere un messaggio che non è esplicito.
Che cosa mi vogliono far credere dicendo questa cosa? Che interesse c’è nel darmi questa informazione? E perché non mi informano di altre cose? Farsi queste domande aiuta a stare più svegli e non assorbire passivamente tutte le favole che ci propinano. E’ una specie di arte marziale mentale, che protegge la nostra salute psicologica e la nostra capacità di intendere e volere. Inoltre ci permette di avvicinarci all’oggettività. Non all’oggettività della notizia, del fatto, dell’avvenimento, oggettività che abbiamo visto non esistere. Ci avvicina a quello che veramente si vuole comunicare al di là delle parole, a quei punti di vista, a quell’intenzione che c’è dietro l’informazione, che alla fine è la cosa più importante. Come dire che la vera notizia è la scelta delle notizie e il modo con cui vengono presentate.
Si può ora affermare che la propaganda e qualsiasi manipolazione rendono reale, con il “sapore” di verità ”ovviamente” oggettive e quindi non discutibili, quelle che all’inizio erano solo delle fantasie nella mente di chi le ha concepite.
Oggi poche agenzie stampa internazionali forniscono le informazioni ai media nazionali e locali. Se pensiamo poi che l’industria dell’informazione è nelle mani di pochi gruppi economici, il tema si fa molto serio. Queste minoranze hanno la possibilità di far credere intere “favole” a intere popolazioni. Quasi come se tutti noi fossimo immersi in un unico sistema operativo, dove immagini differenti del mondo non sono possibili, sono escluse e ovviamente giudicate “eretiche” ed estremiste. A questo punto come non avere il dubbio che tutte le informazioni vengano date solo per gli interessi di quei pochi che le gestiscono e somministrano?
Una vera difesa dalla manipolazione può essere comunque solo realizzata insieme ad altri. Da soli è facile rimanere preda dell’ipnosi e delle false credenze. Quando da soli si mettono in discussione le idee comunemente accettate può sorgere l’incertezza e la paura di finire sulla cattiva strada! Sento che quello che dicono non è vero, ma… e se avessero ragione?!
In ogni caso le grandi destabilizzazioni sociali che stanno per accadere porteranno finalmente a una caduta delle ideologie dominanti e delle propagande. Finalmente ognuno si chiederà quali sono le sue reali necessità e aspirazioni, non quelle assorbite dal sistema sociale e di potere. Finalmente come esseri umani ci chiederemo chi siamo e di cosa veramente abbiamo bisogno. Finalmente si aprirà il cammino verso il “mondo infinito negli infiniti mondi” di Giordano Bruno!
Ma oggi, applicando il trucco suggerito prima, dobbiamo chiederci: che cosa mi vuole fare credere l’autore con questo articolo?