Casa Betania e altre case famiglia per minori soli, mamme e figli in difficoltà, bambini con disabilità. Dal 1990 la cooperativa sociale “L’Accoglienza” è impegnata nel sostegno dei soggetti più fragili con l’obiettivo di accoglierli, offrire sostegno e restituire loro dignità.
Diffondere la cultura dell’accoglienza e radunare le energie per dare vita ad una casa famiglia. Con questo obiettivo nasce nel 1990 a Roma la cooperativa sociale L’Accoglienza e nel 1993 apre le porte Casa Betania.
A raccontarci la storia di questo grande progetto è il presidente della cooperativa “L’Accoglienza” Marco Bellavitis, ex manager di una società di consulenza che dieci anni fa ha deciso di cambiare vita ed investire il suo impegno in questa realtà.
“Casa Betania nasce dal sogno di un gruppo di famiglie che hanno deciso di dedicarsi alla solidarietà e grazie ai coniugi Silvia e Giuseppe Dolfini che si sono trasferiti a Casa Betania come famiglia residente, per garantire un ambiente familiare ai bambini ospiti della struttura. Questa casa accoglie fino ad un massimo di sei minori da 0 a 10 anni, su provvedimento del tribunale e in attesa che i giudici definiscano il rientro nella famiglia d’origine, quando possibile, o ricerchino una famiglia adottiva o affidataria”.
Negli anni, grazie alla cooperativa L’Accoglienza, sono nate altre case famiglia, per rispondere a diverse esigenze di affiancamento e sostegno.
Tra queste vi è la “Casa di Marta e Maria” che si occupa dell’accoglienza temporanea di gestanti e madri in difficoltà con i loro bambini in attesa che con i servizi sociali venga definito un progetto per l’uscita della mamma dalla casa famiglia e l’integrazione nella società. “L’obiettivo – ci spiega Marco Bellavitis – è quello di offrire alla donne l’opportunità di vivere in un clima familiare sereno un momento importante della loro vita, e di orientarsi in modo autonomo nelle scelte future. Viene intrapreso infatti un percorso di accompagnamento di queste donne verso l’autonomia”.
Dopo aver lasciato la casa famiglia, le donne possono trovarsi nell’impossibilità di pagare l’affitto di una casa e ciò potrebbe esporle a situazioni critiche e non adatte ai bambini. Per risolvere il problema abitativo delle donne in uscita dalla casa famiglia, la cooperativa L’Accoglienza gestisce da anni alcuni appartamenti da condividere con altri nuclei mamma/bambino.
La cooperativa gestisce poi il centro diurno per l’infanzia “Nido d’ape” , che in questi anni ha accolto oltre 320 bambini delle più diverse nazionalità. Le attività pensate e realizzate con i bambini intendono garantire un servizio educativo finalizzato allo sviluppo di relazioni significative tra adulti e bambini. Particolare attenzione viene rivolta alle figure genitoriali che vengono sostenute e valorizzate attraverso attività e servizi di sostegno alla genitorialità organizzati all’interno della cooperativa.
Con l’obiettivo di offrire lavoro alle donne in difficoltà è nata anche una bottega equosolidale. “Molti degli oggetti in vendita sono realizzati dalla donne artigiane della cooperativa. La vendita dei prodotti consente dunque la sopravvivenza del laboratorio”.
La cooperativa gestisce poi altre tre case famiglie (Casa di Chala e Andrea, Casa di Jessica e Mauro, Casa sull’albero) che ospitano bambini con disabilità.
“Ogni casa – spiega Marco – può ospitare al massimo cinque minori seguiti da educatori. Si tratta di bimbi che hanno bisogno di attenzioni speciali e noi cerchiamo di non far mancar loro nulla: in base a ciò che possono fare, i bambini frequentano la scuola, partecipano alle feste, vanno al mare, frequentano la piscina o la palestra. Per questi bambini cerchiamo coppie affidatarie ma in questi anni soltanto per quattro minori su venti siamo riusciti a trovarle”.
La cooperativa L’Accoglienza conta oggi cinquanta dipendenti, la maggior parte dei quali sono educatori professionali che lavorano nelle case famiglia. Vi sono poi alcune donne migranti che lavorano nel laboratorio artigianale e nell’asilo, il personale dell’amministrazione e della segreteria. Inoltre un centinaio di volontari si alternano nelle diverse attività della cooperativa: nelle case famiglia, nell’asilo nido, nel laboratorio, nell’accompagnamento delle donne nel loro percorso verso l’autonomia e nelle attività di sensibilizzazione sul territorio.
“Riceviamo la solidarietà di tantissime persone che decidono di dedicare tempo e denaro alle nostre cause. In questi anni sono passati da questa cooperativa oltre mille volontari e riceviamo le donazioni di individui, aziende e associazioni che scelgono di sostenere Casa Betania ed i nostri progetti”, spiega Marco.
La cooperativa “L’Accoglienza” fa parte dell’associazione “Casa al plurale” , che rappresenta le organizzazioni che operano nel Lazio a sostegno delle persone con disabilità, dei minori in stato di abbandono e delle donne con bambino che vivono situazioni di grave fragilità sociale, con particolare attenzione al tema della residenzialità.
“L’Accoglienza” sta poi lavorando insieme al Comune di Roma e alla Fondazione Paideia di Torino al progetto “Una famiglia per una famiglia”, una forma innovativa di intervento sociale pensata per sostenere famiglie che vivono un periodo di difficoltà nella gestione della propria vita quotidiana e nelle relazioni educative con i figli. In pratica, una famiglia volontaria offre sostegno ad un nucleo familiare socialmente fragile. L’affiancamento permette di instaurare un rapporto che sostiene la famiglia, intervenendo precocemente sulle problematiche esistenti e rafforzando le risorse, con lo scopo di prevenire l’aggravarsi dei problemi, aiutare i genitori a trovare una maggiore serenità e permettere ai bambini di restare nel proprio ambiente familiare.
“E’ importante uscire dalla propria dimensione e andare incontro agli altri – conclude Marco Bellavitis – Da una parte vedo un’Italia ancora fortemente chiusa, anziani soli nei loro appartamenti, famiglie focalizzate sul loro micro sistema fatto di tv, centri commerciali e giri ristretti di amici. Dall’altra, si colgono segnali diversi: anziani dediti al volontariato, famiglie che aprono le loro porte, associazioni che lavorano sul territorio. La speranza è che si rafforzi questo movimento che va verso l’apertura e l’inclusione sociale”.