Un evento dedicato al mare del futuro, fagocitato dalla Marina Militare, a cui sono stati invitati i rappresentanti delle Forze armate di paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Questo è “SeaFuture 2016”, la fiera internazionale che sotto la copertura dell’innovazione e della sostenibilità, nasconde un altro intento: promuovere nuovi affari soprattutto per il comparto militare.
 
La Quinta edizione di “SeaFuture 2016” rivela la vera natura della manifestazione: da evento presentato nel 2009 alla stampa e alla città per valorizzare le potenzialità del territorio ligure favorendo l’incontro tra centri di ricerca e imprese è stato trasformato in una piattaforma di business dove l’operatore principale è la Marina Militare. Oggi siamo davanti a un banco di vendita dei sistemi militari tra cui, soprattutto, le navi dismesse dalla Marina Militare che – come è stato detto nella conferenza stampa di presentazione – “rappresentano un buon affare per le marine estere più piccole”.  Lo spostamento della sede dell’evento, avvenuto già nella scorsa edizione, dai padiglioni di Spezia Expo all’Arsenale militare mostra che SeaFuture è ormai stato incorporato dal settore militare.
 
In questo contesto è ancor più grave e inammissibile l’invito rivolto dagli organizzatori ai rappresentanti delle Forze armate di paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, delle libertà democratiche e del diritto internazionale umanitario. A “SeaFuture 2016” partecipano infatti rappresentanti militari di regimi autoritari tra cui Bahrain e Emirati Arabi Uniti le cui forze militari sono intervenute nel conflitto interno in Yemen senza alcun mandato internazionale: conflitto che ha già causato più di 8mila morti di cui più della metà tra la popolazione civile. Inaccettabile la presenza dell’Egitto in considerazione della violenta repressione interna e proprio mentre il nostro governo sta chiedendo inutilmente alle autorità egiziane di inviare tutta la documentazione in loro possesso sulla brutale uccisione del giovane ricercatore Giulio Regeni. Ingiustificabile la presenza del Marocco che da più di 40 anni occupa militarmente il Sahara Occidentale violando le risoluzioni delle Nazioni Unite e i diritti umani del popolo Saharawi. Insopportabile la presenza della Turchia in considerazione della continua violazione dei diritti democratici,  dell’annosa repressione del popolo curdo e dell’indegno trattamento dei migranti e dei richiedenti asilo.
 
Riconosciamo che la Marina Militare sta svolgendo un ruolo importante nel soccorrere in mare profughi e migranti dalle zone devastate da conflitti e dallo sfruttamento indiscriminato. Ma questo non significa in alcun modo avallare politiche intese a promuovere la vendita di sistemi militari italiani. Nel 2015 le licenze per esportazioni di armamenti sono raddoppiate, raggiungendo la cifra record di 4,7 miliardi di euro: gran parte di questi sistemi militari è diretta nelle zone di maggior tensione del mondo dal Nord Africa al Medio Oriente.
 
L’evento “SeaFuture 2016” manifesta così la tendenza a assimilare nell’ambito militare anche le iniziative che dovrebbero promuovere soprattutto le attività civili, economiche e di ricerca, sottraendo a quest’ultime risorse e spazi.
 
Nelle nostre coscienze e nella nostra visione, il futuro del nostro mare non può essere di nuovo e ancora legato al commercio delle tecnologie militari. Il Mediterraneo deve essere un ponte di incontro tra i popoli e tra i centri di ricerca e tutte le realtà interessate a promuovere la tutela del mare, la sostenibilità ambientale, lo sviluppo responsabile nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli. 

Chiediamo che venga rispettata la legge n. 185 del 1990 che vieta l’esportazioni di armi verso i paesi in conflitto o che violano i diritti umani. Chiediamo oggi come sempre di sapere in modo chiaro quali armi vengono vendute dall’Italia nei diversi paesi del mondo. 

Chiediamo che sia fatto ogni sforzo per diversificare e riconvertire l’industria militare, salvaguardando e incrementando l’occupazione, liberando così i lavoratori dal ricatto occupazionale che li costringe a cooperare con un sistema industriale-militare che alimenta i conflitti, produce sempre nuove vittime,  provoca migrazioni e nuove povertà, soprattutto fra i popoli del sud del mondo.

Invitiamo tutti i cittadini Mercoledì 25 maggio (dalle ore 20 alle 21.30) a partecipare al Presidio Nonviolento con volantinaggio che si svolgerà in via Prione (angolo piazza Mentana,  lato via Chiodo) in occasione del Concerto della Banda Musicale della Marina Militare (evento che si tiene al Teatro Civico ed è parte del programma di “SeaFuture 2016”).

Firmato:

   –         ANPI Sarzana

–         ARCI La Spezia

–         ARCI Val di Magra

–         Associazione Culturale Mediterraneo

–         Associazione Saharawi La Spezia

–         Emergency La Spezia

–         Chiesa Metodista La Spezia

–         Comitato Acquabenecomune La Spezia

–         Comitato Solidarietà Immigrati

–         Gruppo di Azione Nonviolenta La Spezia

–         Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia