Dei 220 miliardi di euro erogati alla Grecia dall’inizio della crisi col “meccanismo di salvataggio”, circa il 95 per cento sono andati a salvare le banche europee.
su Counterpunch.org, 10/05/2016
Christine Lagarde, la regina della Troika e gran capo del Fondo Monetario Internazionale, il 6 maggio ha minacciato di ritirare il FMI dal piano di salvataggio della Grecia, definendolo “piano di salvataggio” con la faccia seria. Oh, per favore!
Comunque, è estremamente dubbio che il FMI voglia mai tirarsi fuori, visto che questo piano in verità salva le banche sue consociate, con costi spropositati per il popolo greco.
Nel frattempo, in tutta la Grecia i trasporti e i servizi pubblici subiscono una brusca frenata o si fermano del tutto, e la gente si riversa per le strade.
Il gioco nascosto della regina Cristina, descritto in una lettera riservata ai membri della Troika e rivelata da Wikileaks, ha preceduto lo sciopero generale nazionale di tre giorni: una protesta molto forte contro le misure di austerità sempre maggiori, infinitamente maggiori, che seppelliscono il popolo greco come contropartita per il denaro di un salvataggio che quasi esclusivamente (95%) serve a pagare gli interessi ai creditori. Questa è follia di primissimo ordine. Com’è mai possibile che i greci ricevano un misero 5%?
In ogni caso, il piano di salvataggio truccato della Troika sta finalmente raggiungendo la proverbiale fase in cui “non si può spremere sangue da una rapa”: quando i cittadini diventano furiosi, si armano, si battono come pazzi, urlano, tirano calci e graffi, mostrano ogni tipo di agitazione e confusione, forse fino alla carneficina. Chi lo sa?
L’orribile sequenza di eventi è iniziata il 6 maggio, quando i trasporti per mare e per terra della Grecia, e i reparti del servizio pubblico hanno aggiunto i giorni di venerdì e sabato allo sciopero previsto a livello nazionale per domenica 8 maggio, giorno in cui il Parlamento Greco votava sulle modifiche tributarie che comportano tasse più alte e pensioni più basse, come imposto dalla Troika. Come robot, questo è tutto quello che i burocrati di Bruxelles sanno fare.
Il più grande sindacato della Grecia, il GSEE del settore privato, ha detto che queste modifiche sono “l’ultimo chiodo sulla bara” [sic] per lavoratori e pensionati. Un portavoce ha detto: “Stanno cercando di far vedere all’Eurogruppo che sono dei bravi allievi, ma stanno distruggendo il sistema di sicurezza sociale della Grecia“. (La Grecia colpita dallo sciopero generale per le modifiche alle pensioni e alle imposte, BBC News, 6 maggio 2016).
”Sono i peggiori a tuttoggi“, ha detto Ulisse Trivalas, presidente del sindacato del settore pubblico ADEDY. “Ad un certo punto, i greci non potranno più sopportare e ci sarà un’esplosione sociale“. (FMI minaccia di tirarsi fuori dal salvataggio greco, The Guardian, 6 maggio 2016).
Hark! Il salvataggio della Grecia è l’epitomo, l’essenza delle pratiche neoliberiste, vale a dire: taglia e brucia il welfare, riduci in miseria le persone, prendile a martellate, pur di salvare il capitale. Ma, in fin dei conti, è così che il modello neoliberista del capitalismo funziona in tutto il mondo, e fa schifo!
Il piano di salvataggio della Grecia, in tempo reale, equivale a tuffarsi nelle pagine di The Shock Doctrine, è simile a The Truman Show, dove si fanno esperimenti sulla vita umana in un programma di reality televisiva.
“The Shock Doctrine – The Rise of Disaster Capitalism”, titolo del meraviglioso bestseller di Naomi Klein (New York Times 2008) dice tutto, mette a nudo per tutti i dettagli orribili sotto le rughe più recenti del capitalismo intorno al 1980, il neoliberismo, un distruttivo missile a ricerca di calore lanciato contro sindacati, programmi di assistenza sociale, e regole governative, per lasciare che il libero mercato regni supremo!
Grecia- “Il ruggito del topo”
Supponendo che i negoziati saltino, il che potrebbe accadere, il Grexit avrebbe implicazioni negative di vasta portata per l’inesorabile propensione del neoliberismo a tagliare e bruciare e calpestare i programmi di assistenza sociale.
Dimentica il fatto che la Grecia rappresenta solo il 2% del Pil dell’Eurozona. Indipendentemente da ciò, un rigetto dell’austerità imposta dalla Troika può dilagare in tutta l’UE, con altri partiti anti-austerità, come Podemos in Spagna, pronti a seguire l’esempio.
Non è in gioco solo la sacralità delle indecorose misure di austerità della Troika. Di più, una minaccia estremista, una fiera opposizione all’Unione Europea da esponenti della destra, come il Fronte Nazionale in Francia e l’Ukip in Gran Bretagna, faranno festa sulla rottura dei rapporti Grecia-UE, rafforzando la loro tesi che l’integrazione europea è una moda passeggera destinata al peggior fallimento.
Nel frattempo, buttando benzina sul fuoco di un furioso incendio boschivo, Vladimir Putin sta nell’ombra con le zanne affilate e la bava alla bocca, nella prospettiva di un pacchetto di salvataggio Russia-Grecia che sconfigga la NATO e gli Stati Uniti proprio con la spada di Damocle che essi tenevano sospesa.
Chiaramente, le misure di brutale austerità della Troika, progettate esclusivamente per proteggere i creditori, potrebbero ritorcersi contro, divampare come candele romane nel 4° secolo, forse smantellare l’Unione Europea, un castello di carte fatiscente.
“I greci sono vissuti attraverso le fiamme dell’inferno nel corso degli ultimi sei anni, e purtroppo speravano che il loro premier Tsipras avrebbe messo fine alle misure di austerità estrema, che sono combinate con un regime totalmente antidemocratico. Purtroppo, invece di porre fine, lui ha messo la firma su un terzo memorandum che è anche peggiore rispetto ai due precedenti… Le persone sono di nuovo in strada e protestano per i loro diritti e dignità perché proprio ora viene chiesto di pagare tasse pari alla quasi totalità del loro reddito. Viene loro chiesto di cedere le proprie case… Viene loro chiesto di cedere la proprietà pubblica, che viene privatizzata a prezzi molto, molto bassi. E viene loro chiesto di cedere anche la democrazia” (Zoe Konstantopoulou, avvocato e la più giovane Presidente uscente del Parlamento ellenico).
La cruda verità dietro gli osceni piani di salvataggio:
Dei 220 miliardi di euro erogati alla Grecia dall’inizio della crisi finanziaria come prestiti nel meccanismo di salvataggio, circa il 95 per cento sono andati a salvare le banche europee. In altre parole, circa 210 miliardi di euro sono andati al settore del credito della zona euro mentre solo il 5 per cento è finito nelle casse dello Stato greco, secondo un recente studio della European School of Management and Technology (ESMT) di Berlino.
“In questi anni l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale hanno principalmente salvato le banche e altri creditori privati”, ha concluso il rapporto pubblicato nel quotidiano tedesco Handelsblatt. Secondo il direttore dell’ESMT Jorg Rocholl, “i pacchetti di salvataggio hanno salvato soprattutto le banche europee“. (Jan Hildebrand e Thomas Sigmund: salvataggi per le banche, non per i greci, Handelsblatt Global Edition, 4 maggio 2016.)
Alcuni economisti hanno studiato ogni prestito separatamente per stabilire dove sono andati a finire i fondi, e hanno appena concluso che 9,7 miliardi di euro, cioè meno del 5 per cento, è andato al bilancio greco per il beneficio dei cittadini.
E questo sarebbe un piano di salvataggio greco?
Traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso