Martedì 24 maggio dalle ore 19.00 alle ore 21.00
Presso il Centro di Nonviolenza Attiva, Via Mazzali 5, Milano
Il Centro di Nonviolenza attiva invita a condividere una serata sulle vicende avvenute in Burkina Faso dall’ottobre 2014 a oggi grazie alla testimonianza di Stefano Dotti, militante umanista che vive nel paese. Seguirà un interscambio con i partecipanti per focalizzare insieme gli elementi che possono rafforzare un atteggiamento nonviolento a livello personale e i modi per manifestarlo nell’azione sociale. L’evento è organizzato in collaborazione con le associazioni “Oltre i Confini” e “Io Mondo”.
Gli avvenimenti che hanno coinvolto il Burkina Faso tra l’ottobre 2014 e il novembre 2015 rappresentano, al di là dei cambiamenti sociali e politici epocali, uno straordinario esempio di etica e prassi nonviolenta. Un popolo che si ribella e si libera dopo 27 anni di sofferenza senza nessun atto violento; l’esercito che non spara sui fratelli, il pentimento di quelli che avevano sostenuto il regime e l’immediato perdono del popolo ribelle in nome di una riconciliazione possibile e urgente: tutti segnali, questi, che rappresentano una diversa possibilità di risoluzione dei conflitti, anche quelli più complessi.
Si fa così strada nella Storia un nuovo sguardo individuale e collettivo, che mette al centro non il conflitto e la spirale di tensione che lo alimenta, ma la potenza in grado di superarla. Uno sguardo che trascende la diversità alla base del conflitto, il comportamento egocentrico e la parzialità della vita.
Nella rivolta burkinabè, necessariamente manipolata dai media al servizio dei controllori delle coscienze, troviamo i segnali non soltanto dell’azione di difesa popolare nonviolenta, ma anche la radice di una profonda filosofia di vita che guida il comportamento quotidiano di ogni abitante del paese.
Il riconoscimento della diversità, l’attenzione all’ascolto dell’altro, la disponibilità a mettere in discussione le proprie credenze e a fare per gli altri, la volontà di perdono e il desiderio dei riconciliazione sono tutti ingredienti alla base di una rivoluzione, che prima di manifestarsi nel sociale, si manifesta nella coscienza individuale.
La rivoluzione burkinabè è stata possibile grazie all’incontro tra la sete di una giustizia sociale attesa per 27 anni e la pratica quotidiana nonviolenta di milioni di individui.
L’esperienza di questo popolo va conosciuta, studiata e possibilmente praticata, perché rappresenta forse la sola possibilità di uscita da una crisi planetaria che ha allontanato l’umanità dal proprio destino trascendente.
Stefano Dotti