Gli stati non nucleari insieme alla società civile internazionale prospettano la strada per arrivare ad un futuro che bandisca le atomiche

A Ginevra, la seconda sessione dell’OEWG sul nucleare lancia la tornata finale di agosto: è l’alba dell’Onu dei Popoli?

 

Palazzo delle Nazioni Unite, Ginevra. L’”Alba dell’ONU dei popoli”, secondo Marléne Tuininga, femminista outsider dai capelli bianchi, venuta qui dalla Francia (dopo il suo giro del mondo per contattare ed intervistare donne che si sono spese grandemente per la pace). L’OEWG (open ended working group) dell’ONU sul disarmo nucleare, con la conclusione della seconda sessione, è entrato nel vivo della sua missione. Ha cominciato a lavorare sul testo della raccomandazione che deve presentare all’Assemblea generale dell’ONU che deve essere “licenziato” nella sua terza ed ultima sessione di agosto (durerà tre giorni e sarà convocata per l’ultima settimana del mese estivo).

Lo scopo ufficiale di questo “organismo sussidiario dell’ONU”, APERTO IN MODO INNOVATIVO ALLA SOCIETA’ CIVILE, è, per l’appunto, di raccomandare all’Assemblea dell’ONU delle vie legali concretamente adottabili per giungere al disarmo nucleare. Definendo come tali strumenti giuridici (Trattato? Convenzione?) si accordino o meno con il quadro esistente, in particolare con il Trattato di non proliferazione (TNP).

Le delegazioni degli Stati presenti, un centinaio, sono state quelle che hanno aderito alla proposta del Messico che ha fatto passare l’OEWG all’ultima assemblea generale dell’ONU con la risoluzione A/RES/70/33 del 7 dicembre 2015.

Le nove potenze nucleari contrarie all’iniziativa sono state invece, come era previsto, assenti: ma hanno avuto chi ha preso le loro parti sull’opportunità di mantenere (temporaneamente, ci mancherebbe!), la “deterrenza”, in particolare i Paesi della “condivisione nucleare NATO”, tra cui l’Italia, che si nascondono dietro la formula dell’”approccio passo dopo passo”. Nell’intervento del delegato italiano Vinicio Mati questo approccio è stato tradotto nella solita e trita proposta di dare la priorità al Trattato che vieta la produzione di nuovo materiale fissile. Della serie: vietiamo che possiate fare voi – Stati non nucleari – quello che noi – Stati nucleari e dell’”ombrello” – abbiamo già realizzato ed accumulato a iosa!

L’intervento di Mati, insieme a tutta la documentazione sull’OEWG, lo si rintraccia alla seguente URL: www.unog.ch/oewg-ndn, che è il sito ufficiale dell’ONU nel suo distaccamento di Ginevra.

La volontà dichiarata di “mediare con il fronte antinucleare” ha impedito – questo va riconosciuto – all’Italia di raggiungere le vette “fondamentaliste” toccate ad esempio da Corea del Sud, Canada, Belgio, Polonia, Turchia, Paesi per i quali (nell’espressione dei governi, intendiamoci) il bando delle armi nucleari, poiché ignorebbe la dimensione della sicurezza nelle concrete condizioni storiche, sarebbe “destabilizzante” e “distruttivo dell’ordine legale del TNP”.

A proposito dei “Paesi ombrello”, è molto importante ed andrebbe valorizzato anche in Italia l’evento che l’Olanda abbia rotto il fronte schierandosi per lo strumento legale che proibisca le armi nucleari: abbiamo preso atto che il rappresentante del governo olandese ha rispettato il mandato ricevuto dal suo parlamento (che però non ha ancora deciso la rimozione delle armi atomiche USA presenti sul suo territorio).

Il punto chiave della vicenda è che l’abolizione giuridica delle armi nucleari è ormai matura per gli Sati “scocciati” (qui a Ginevra si direbbe proprio inbufaliti) da 70 anni di monopolio atomico di pochi, per quanto autorizzato (per alcuni) da quella che può essere considerata la “gabbia” del TNP. Il delegato del Messico è arrivato platealmente ad accusare di “ipocrisia” la posizione dei Paesi nucleari. Il paradosso è che le tante idee e proposte sul tappeto, che si distinguono per dettagli (del genere il collegamento con il TNP e la sua “buona” interpretazione), rischiano di far diventare minoranza quella che è di gran lunga la maggioranza ormai rumorosa dei membri ONU! Occorre – va ribadito – il coordinamento tra queste varie proposte magari individuando una cornice giuridica comune in cui tutte possano trovare spazio “inquadrato” di sperimentazione e attuazione.  Ed occorre, a parere dello scrivente, che non si perda più tempo nel batti e ribatti contro le argomentazioni pretestuose dei Paesi nucleari: servono riunioni a parte, ed operative, dei Paesi non nucleari in cui si evitino sterili confronti e si possa mettere a punto concretamente l’unità d’azione dei Paesi non nucleari e della società civile che li stimola e sostiene.

L’iter a mio avviso più convincente, al di fuori del quadro TNP, lo ha prospettato il delegato dell’Ecuador in collegamento con la CELAC (Conferenza degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi): Trattato di interdizione entro il 2017, Convenzione ONU per l’eliminazione nel 2018.

Una caratteristica da rimarcare dell’OEWG è che, in modo innovativo, è stato aperto alla partecipazione diretta della società civile internazionale, che ha potuto prendere la parola letteralmente al pari degli Stati. Delegati governativi e rappresentanti delle ONG (una ventina di sigle) lavoravano fianco a fianco nella stessa sala e intervenivano a turno uno dopo l’altro. L’ex presidente della WILPF Francia, Marléne Tuininga, con cui ho avuto occasione di condividere ospitalità e colazioni all’Hotel vicino alla Stazione in cui alloggiavamo, ha parlato in proposito, come ho citato all’inizio del mio pezzo, forse con un entusiasmo eccessivo, di “alba dell’ONU dei popoli e popolare”.

Politicamente mi sono proposto, insieme a Luigi Mosca, unici “italiani” presenti, in nome e per conto dei “Disarmisti Esigenti” : in Italia siamo coloro che hanno diffuso l’appello di Stéphan Hessel ad “esigere” il disarmo nucleare totale. Comprendiamo personalità pacifiste come Alex Zanotelli, ed organizzazioni di base come la Campagna OSM-DPN, WILPF Italia, Energia Felice, Accademia Kronos, etc. (si vada su www.petizioni24.com/esigiamo).

Le organizzazioni della cittadinanza attiva registrate e presenti nell’anello esterno delle poltrone sono, indicate ciascuna dal suo cartellino:  ICAN, la WILPF con Reaching Critical Will, i Mayors for Peace, l’IPPNW,  l’International Fellowship of Reconciliation, Peace Boat, la Soka Gakkai, l’ILPI, Unfold Zero, l’IFOR…

Dal mio punto di vista è stato molto interessante incontrare i rappresentanti dell’ACDN (Action des Citoyens pour le Désarmament Nucléaire), un’organizzazione francese che, al pari di noi (si vada su www.petizioni24.com/dirittoaldisarmonucleare), ha lanciato una campagna per il diritto dell’Umanità a sopravvivere. Grazie ai loro interventi, questo tema è stato sottoposto all’OEWG e quindi può essere inserito nel processo del Trattato di interdizione delle armi nucleari.

Ho discusso con il presidente Jean Marie Matagne gli elementi per lanciare una Campagna internazionale sul diritto al disarmo nucleare in quanto attuazione di un diritto fondamentale da inserire in una “Dichiarazione dei diritti dell’Umanità”.

Matagne, il cui cavallo di battaglia è un referendum sulla partecipazione della Francia all’abolizione delle armi nucleari, ritiene non opportuno agganciarsi all’iniziativa del governo francese, come invece abbiamo fatto in Italia ispirando la “mozione Zaratti” approvata il 26 novembre 2015 dalla Camera dei deputati. Gli sembra più giusto e produttivo modificare direttamente la Carta delle Nazioni Unite. Ma questo è un problema di divergenza tattica che successive discussioni potranno armonizzare e comporre. L’importante è il comune giudizio di fondo che le armi nucleari sono più che di distruzione di massa, sono ordigni criminali “cataclismatici” perché minacciano la sopravvivenza stessa dell’Umanità. Quindi è imperativo aprire una vertenza globale per l’abolizione di questa “pena di morte collettiva” che ci è stata inflitta e la cui esecuzione pende sulla nostra testa. Dobbiamo privare di legittimità questo potere assoluto e tirannico dei Capi degli Stati nucleari e consentire ai popoli di “conoscere la questione” per impadronirsene, giungendo così ad imporre l’interdizione e l’eliminazione delle armi nucleari: in una parola, la loro abolizione.