G7 di Ise-Shima – ActionAid: Renzi vada oltre gli annunci. Necessaria una road map in vista del prossimo Vertice
Il nostro Paese è ancora all’ultimo posto tra i sette grandi per aiuti ai paesi in via di sviluppo
Ise-Shima (Giappone), 25.05.2016 – Mantenere gli impegni presi, definendo scadenze e azioni concrete per il rafforzamento della cooperazione e del ruolo dell’Italia nella comunità internazionale. Con il Summit di Ise‑Shima, per il governo Italiano è giunto il momento dei fatti: oltre all’attesa per conoscere la sede del Vertice 2017, che il premier Renzi potrebbe già annunciare nel corso della trasferta in Giappone, il G7 che inizia domani è una tappa cruciale di avvicinamento al prossimo Summit a guida italiana.
Il Governo italiano ha fissato da tempo il proprio obiettivo: lo scorso luglio, intervenendo alla Conferenza internazionale sulla finanza per lo sviluppo di Addis Abeba, il premier Renzi ha dichiarato che la cooperazione del nostro Paese non può essere l’ultima fra quelle dei grandi del mondo. Secondo il Presidente del Consiglio, l’Italia deve arrivare al quarto posto tra i paesi del G7 per Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) entro il 2017. Parole che hanno confermato la rinnovata attenzione ai temi dello sviluppo e della lotta contro la povertà.
Tuttavia, a conti fatti, l’Italia è ancora la “cenerentola” della cooperazione tra i paesi del G7: al netto delle spese sostenute all’interno dei confini nazionali per i rifugiati (“Refugees in donor countries”), che nel 2015 ammontano a 6.997,1 milioni di dollari per i soli Paesi G7, l’Italia si posiziona infatti all’ultimo posto con un rapporto effettivo APS/PNL dello 0,15%.
“Preparare al meglio il Vertice G7 italiano è importante: è necessario lavorare affinché la prestazione sia all’altezza della scenografia e delle attese. Chiediamo al Governo italiano di presentare al Summit di Ise-Shima anche il copione per il prossimo Vertice: una road map che indichi in modo chiaro la strada che il nostro Paese intende seguire per mantenere i suoi impegni in tema di cooperazione allo sviluppo, salute globale e lotta contro la fame”, dichiara Luca De Fraia, Segretario Generale Aggiunto di ActionAid Italia.
L’incremento della voce di spesa “Refugees in donor countries” preoccupa sotto molti aspetti: è fondamentale che tali risorse vengano escluse dal computo dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, in quanto questi fondi non arrivano ai Paesi in via di sviluppo, ma vengono spesi nei Paesi donatori che accolgono i rifugiati. ActionAid ritiene essenziale che tale impegno finanziario – che da solo ha determinato il 25,5% dell’APS italiano nel 2015 – sia mantenuto, ma venga contabilizzato sotto la voce accoglienza e non come cooperazione allo sviluppo. Gli aiuti italiani presentano inoltre un problema di dispersione. Il nostro Paese è infatti all’ultimo posto tra i membri del G7 per gli aiuti ai Paesi Meno Avanzati (PMA) (i più poveri, con seri problemi istituzionali e di risorse umane) con circa 171 milioni di dollari. È quindi necessario ridefinire le aree geografiche di intervento destinando maggiori risorse ai Paesi Meno Avanzati.
Il G7 di Ise-Shima è il primo appuntamento con il vertice dei sette grandi dall’adozione dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, lo scorso settembre a New York. La sfida è diventata ancora più ambiziosa e al tempo stesso impegnativa: 17 nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) per i prossimi 15 anni, sono più complessi e articolati dei precedenti Obietti di Sviluppo del Millennio (MDGs). “Il paradigma della cooperazione allo sviluppo è cambiato e il G7 non potrà non tenerne conto. Per raggiungere i nuovi obiettivi, i Paesi del G7 dovranno giocare un ruolo attivo e favorire la nascita di una partnership globale che coinvolga anche la società civile e il settore privato. L’Italia, prossima presidente del G7 e paese in prima linea nell’emergenza migranti, deve essere protagonista attiva della politica internazionale”, conclude De Fraia.
Tra le priorità da affrontare – oltre ai termini tradizionali dell’agenda del G7: sicurezza alimentare, salute, empowerment delle donne – c’è l’emergenza migranti. Nel 2015 il fenomeno migratorio ha raggiunto il suo apice: sono state 60 milioni le migrazioni forzate a livello mondiale; 42.500 persone al giorno sono state costrette a fuggire a causa di guerre o persecuzione dai loro paesi d’origine. Il Vecchio Continente non sembra in grado di arginare il fenomeno, né di concordare politiche di accoglienza e integrazione che tutelino realmente i diritti dei migranti. I Paesi del G7 possono portare un forte valore aggiunto nell’assicurare una coerenza tra la politica di cooperazione allo sviluppo e la politica migratoria in termini di accoglienza, integrazione e valorizzazione dei migranti per il co-sviluppo. In questo senso, non va fatta distinzione alcuna tra migranti economici, richiedenti asilo e migranti ambientali. A tutti devono essere garantiti i medesimi diritti. Fondamentale sarà infine garantire la trasparenza nell’utilizzo dei fondi per i migranti.